Un secolo di Hercule Poirot, eroe del giallo che non tramonta mai

Nel 1920 la prima avventura del detective belga creato da Agatha Christie
Più di trenta romanzi per disegnare l’icona mondiale del mistero all’inglese

Come molti grandi libri della storia, anche Poirot a Styles Court, primo romanzo giallo di Agatha Christie ed esordio del detective belga, faticò per anni a trovare un editore. Ci riuscì nel 1920, un secolo fa. Ma ad una condizione: la Christie doveva cambiare il finale. La scrittrice, alle prime armi, accettò senza obiettare. E fece bene: il libro sarà un successo e darà inizio alla più sensazionale carriera della letteratura moderna.

L’epilogo di quella storia, che ovviamente non sveliamo, fece scuola e segnò un genere. I protagonisti sono riuniti in un elegante salotto e ascoltano il detective rivelare l’assassino e fare sfoggio di genialità. Nasce così, nella villa di campagna di Styles Court, il giallo all’inglese: ambienti rassicuranti, case eleganti, ricche signore, cinismo e tazze di tè. E nasce così Hercule Poirot, che i lettori troveranno in altri trentadue romanzi e cinque antologie di racconti, oltre che in una sterminata produzione televisiva e cinematografica.

Memoriale ad Agatha Christie (Londra)

La fortuna di Poirot, naturalmente, è in gran parte dovuta alla qualità degli intrecci, e soprattutto a quei finali imprevedibili (twisted) di cui la Christie è maestra. Ma poi c’è il personaggio, che è irripetibile. Un uomo distinto, ironico e presuntuoso come Sherlock (“ho sempre ragione, me ne stupisco io stesso”) ma anche metodico, compulsivo nelle abitudini, nel cibo e nell’abbigliamento. Asessuato e grassoccio, è un instancabile produttore di aforismi e commenti sarcastici. Nelle sue avventure si serve del supporto di ricorrenti comprimari, su tutti il capitano Hastings e l’ispettore Japp, di cui apprezza la compagnia ma che considera non all’altezza, ça va sans dire, delle sue “cellule grigie”. La sua biografia è breve: dopo un passato da capo della polizia di Bruxelles, durante la Grande Guerra si rifugia in Inghilterra, dove inizia una luminosa carriera da investigatore privato. Ville britanniche ma anche tanti viaggi in giro per il mondo.

Kenneth Branagh è Poirot in Assassinio sull’Orient Express (2017)

Le sue traversate più celebri sono anche due delle opere più apprezzate di Agatha Christie: Poirot sul Nilo e Assassinio sull’Orient Express. Si tratta di due capolavori stilistici in cui il detective dà il meglio di sé e perfeziona il metodo del plateale disvelamento finale. Sul battello egiziano risolve un caso che sembra impossibile. Sul leggendario treno di lusso mostra il coraggio di una personale scelta tragica, anteponendo, per la prima e ultima volta, la giustizia degli uomini a quella della legge. È vero, nel giallo più venduto di tutti i tempi, Dieci piccoli indiani, la Christie non usa Poirot. Ma la ragione è semplice: vuole sperimentare la perfezione logica del cosiddetto “enigma della camera chiusa”, il genere poliziesco che non ammette intrusi fra i potenziali colpevoli. In questo caso, la “camera chiusa” è l’isola in cui i dieci protagonisti trovano la morte uno dopo l’altro, lasciando il lettore di fronte all’ignoto fino all’ultima pagina. Qualsiasi investigatore, qui, sarebbe stato di troppo. Figuriamoci Poirot!

Poirot al cinema e in televisione (da British period dramas). Da sinistra in senso orario: Tony Randall, Albert Finney, Peter Ustinov, Ian Holm, John Malcovich, Kennet Branagh, Alfed Molina e David Suchet

Nell’immaginario collettivo, la figura del baffuto Hercule è legata agli attori che lo hanno interpretato sul grande e piccolo schermo, dall’algido e inquieto Albert Finney al più rilassato e ironico Peter Ustinov, fino al fascino recente di Kenneth Branagh, nel 2017 attore-regista di un ennesimo (e fortunato) Orient Express. Ma a emergere su tutti è il volto di David Suchet, che ha vestito i panni dell’investigatore in una serie televisiva andata in onda dal 1989 al 2013. Un’interpretazione, celebrata dalla critica, che è riuscita ad assemblare con fedeltà e gusto tutti gli elementi del personaggio. Suchet non ha mai temuto di essere imprigionato nel ruolo, e ha anche scritto un libro di memorie dal titolo Poirot and me (2013).

La serie televisiva termina con la puntata Sipario, che riprende l’opera del 1975 con cui la Christie fece morire Poirot, tornato a Styles Court per chiudere il cerchio. Temendo di restare vittima della seconda guerra mondiale, l’autrice aveva scritto quel romanzo già negli anni Quaranta, lasciandolo in un cassetto. Probabilmente non avrebbe aspettato tanto prima di uccidere la sua amata-odiata creatura, ma il successo dell’investigatore fu enorme, e lei sostenne di considerare un “dovere assecondare i voleri del pubblico”. Quando uscì Sipario, meno di un anno prima della scomparsa della Christie, il New York Times pubblicò in prima pagina un necrologio: “È morto Hercule Poirot, famoso detective belga”. Nessun accenno, caso unico nella storia del giornale, al fatto che non esistesse. Un omaggio raffinato al personaggio e all’importanza della letteratura tutta.

Autore

Giovanni Landi

Giovanni Landi è nato ad Agropoli nel 1990. Laureato in Giurisprudenza, è dottore di ricerca in Scienze Giuridiche. È giornalista praticante presso la Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.