Coronavirus e lockdown: conseguenze e rischi della natura ritrovata

Gli animali si riprendono i loro spazi, ma non è sempre una buona notizia
Il Wwf lancia l’allarme: «Il bracconaggio non si ferma»

Cervi nei centri abitati, delfini lungo le coste, lepri nei parchi cittadini. Sembra di vivere in una realtà distopica. Circa la metà della popolazione mondiale, costretta a fare i conti con l’epidemia del Coronavirus, vive rinchiusa in casa. La conseguenza? La natura si riappropria di ciò che l’uomo le ha sottratto: il prop habitat . Sono decine le  foto e i video che documentano l’avvicinarsi di tantissimi animali alle nostre città. Molti addirittura entrano nelle periferie e perfino nei centri storici, vagando su quelle vie, su quei corsi, che di solito sono invasi dalle automobili, dallo smog, dal rumore. Con questo assordante silenzio, le specie animali, che anche per colpa dell’uomo hanno visto i loro habitat venire distrutti o ridotti, diventano i soli abitanti di molte città. 

I rischi per l’uomo – Sciacalli nei prati di Tel Aviv, puma a Santiago del Cile e leoni di mare spiaggiati lungo il porto di Rio de la Plata. In tutti i continenti la fauna selvatica si spinge nel cuore dei centri urbani. Per Sauro Presenzini, presidente del Wwf Umbria, «Il disturbo che reca l’uomo alla natura si è fatto negli anni sempre più insostenibile. Gli animali prima uscivano dal loro habitat soltanto di notte, ora anche in pieno giorno. Abbiamo invaso la loro proprietà mentre dovevamo avere cura di mantenere un corretto equilibrio con l’ambiente circostante». Queste “incursioni” non sempre però sono positive.  In California si sono moltiplicati gli avvistamenti di coyote e di orso che si stanno spingendo sempre di più nei pressi delle abitazioni. Anche in India e in Sri Lanka le autorità sono in allerta per i sempre più numerosi sconfinamenti di elefanti e tigri nelle città. Inoltre, a Nuova Delhi, centinaia di macachi hanno assaltato il palazzo presidenziale e a Gangtok un orso nero himalayano è penetrato dentro un ufficio delle telecomunicazioni ferendo un ingegnere. Già da tempo molto specie animali si addentrano nelle città per cercare scarti alimentari nell’immondizia. Il fenomeno rischia di intensificarsi diventando un serio pericolo per l’uomo. Gli animali, infatti, se si dovessero abituare ad un ambiente a loro estraneo, potrebbero arrivare ad attaccare le persone per paura. Ma i rischi della loro presenza vicino ai centri abitati sono anche altri: in alcune zone del mondo i carnivori attaccano sempre più spesso il bestiame non custodito e questo, in un periodo emergenziale causato dalla pandemia, può provocare un grave danno economico a tutti coloro che vivono di pastorizia.

I rischi per gli animali – Anche per la fauna selvatica l’emergenza che sta provocando il coronavirus può avere dei risvolti negativi. A causa delle misure di lockdown, si sono arrestate le attività di controllo e di limitazione della diffusione delle specie alloctone, ora ancora più libere di muoversi e di disperdersi. Alcune specie infatti sono minacciate dalla presenza in natura di mammiferi (come il procione e lo scoiattolo rosso) e uccelli “alieni”, animali che sono stati introdotti in un habitat diverso dal loro originario provocando dei danni alla biodiversità locale. Gli scienziati temono che questo “trend” possa accelerare.

Il bracconaggio – Il rischio maggiore però è quello dell’aumento della caccia illegale: nei paesi più poveri e arretrati la mancanza di turismo sta provocando infatti una crescita del bracconaggio. Come spiega Presenzini, a causa delle limitazioni imposte dai vari governi per fronteggiare l’epidemia, «a molte persone è venuto a mancare il reddito che l’indotto del settore terziario garantiva loro. Per chi vive nei villaggi, soprattutto in Africa, l’unico mezzo di sussistenza è rimasta la caccia, spesso illegale. Con i turisti le popolazioni locali hanno un tornaconto in termini economici: senza visitatori, però, molte persone per guadagnare denaro arrivano ad uccidere un elefante o un leone, rivendendo al mercato nero le loro pelli. Il bracconaggio c’è sempre stato ma ora stiamo registrando un allarmante aumento». Questa piaga interessa anche l’Italia, soprattutto in questo periodo in cui le forze di polizia sono impegnate nell’emergenza Coronavirus: «I bracconieri – afferma Presenzini–  possono agire ancora più indisturbati di prima. Sono preoccupato, i campi antibracconaggio quest’anno non si potranno fare. Le attività di monitoraggio che facciamo sopra lo stretto di Messina sono molto importanti perché ci assicuriamo che gli uccelli migratori non vengano disturbati nella loro rotta verso il nord».


Biodiversità e zoonosi – Il commercio illegale di animali selvatici e la deforestazione in alcune zone del pianeta sono la causa della perdita di habitat e di molte specie viventi. Ciò favorisce la nascita delle zoonosi, cioè le malattie che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo attraverso prodotti animali contaminati o particelle disperse nell’aria. Come ha sostenuto in una recente teleconferenza la primatologa inglese Jane Goodall, le aree in cui nascono questi patogeni sono quelle ad alta densità abitativa dove gli animali vengono maggiormente a contatto con l’uomo . Se i nostri stili di vita non cambieranno e la fauna selvatica dovesse abituarsi, dopo questa emergenza,  a convivere ancor di più con l’uomo, il rischio di nuove malattie quindi aumenterebbe. Per Goodall, «uDobbiamo renderci conto di essere parte del mondo naturale, dipendiamo da esso e, mentre lo distruggiamo, in realtà stiamo rubando il futuro ai nostri figli. Tutti possiamo fare la differenza. Mi auguro che da questa esperienza l’uomo tratta maggiore attenzione e interesse nei confronti della natura».

Autore

Marcello Mamini

Nato a Torino il 10/10/1995. Laureato in culture e letterature del mondo moderno presso l'Università Unito di Torino. Giornalista praticante del XIV Biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.