Per un pugno di geni

Dalle mutazioni dell'Rna all’albero genealogico del contagio, il sequenziamento è la chiave per tracciare le infezioni. Il direttore del dipartimento di Scienze biomediche di Ancona: “Ecco come il coronavirus si ‘tradisce’”
Il genoma disinnesca le bufale sull'origine della malattia. Il virologo di Pavia: "Un virus naturale e uno creato in laboratorio sono perfettamente distinguibili"

Quella contro il virus non è una guerra, è una guerriglia. Niente scontri campali. Le piccole unità nemiche del virus SARS-CoV-2 (Sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2, all’origine della malattia Covid-19) appaiono e attaccano i corpi umani senza farsi vedere, da un capo all’altro del pianeta. Cina, Thailandia, Stati Uniti, Germania, Italia fino ad arrivare a quasi tutti i paesi nel mondo. Quando l’Organizzazione mondiale della sanità ha indetto l’emergenza, il 30 gennaio scorso, c’erano poco meno di 10mila casi. I contagiati sono raddoppiati in meno di una settimana e quadruplicati in dieci giorni. Un mese dopo, il numero era cresciuto di dieci volte. Colpa di blitz imprevedibili messi a segno con l’aiuto di ciascuno di noi, potenziali e inconsapevoli cavalli di Troia. E allora diventa necessario lavorare di “intelligence”, studiarne le mosse passate e investigarne il percorso, seguendo le minime tracce genetiche.

L’albero genealogico di tutti i genomi di coronavirus finora analizzati su GisAid:
ogni colore rappresenta un paese diverso in cui è stato raccolto il campione.
In apertura, lo stesso database mostra sul planisfero la diffusione del contagio nel tempo

L’ “atlante” genomico dei virus – Ogni volta che entra in un organismo e si riproduce, il virus può cambiare qualcosa del proprio patrimonio genetico. Può mutare anche uno solo dei circa 30mila pezzi, detti basi, che compongono la struttura della sua elica di Rna. E qui entra in gioco il lavoro di investigazione: rintracciando le mutazioni si può capire in che ordine esse siano avvenute e scrivere una sorta di albero genealogico della malattia. Diversi gruppi di ricerca rendono disponibili su internet i codici genetici dei campioni di virus che prelevano. A raccoglierli, sistematizzarli e renderli accessibili gratuitamente pensano piattaforme come GisAid, un portale che ricostruisce la storia del virus in modo stupefacente attraverso i 1442 campioni di genoma presi a partire da dicembre 2019 e continuamente aggiornati. Ognuno con data e luogo di campionamento. Da lì parte il lavoro per indagare su ogni nuovo contagio: i ricercatori raccolgono un campione dei nuovi casi e ne confrontano il genoma con quelli già noti ai loro colleghi in giro per il mondo. E scoprono dove e quando sia avvenuta l’infezione.

Adriano Tagliabracci, direttore del dipartimento di Scienze biomediche dell’Università politecnica delle Marche (fonte: ResearchGate)


L’ultimo sequenziamento
 – Così hanno fatto i ricercatori del dipartimento di Scienze biomediche delle Università politecnica delle Marche.
«I virologi hanno isolato il virus e ci hanno passato il genoma per il sequenziamento – spiega il professor Adriano Tagliabracci, che dirige il dipartimento – si tratta del processo con cui si esamina la struttura molecolare del virus, la sequenza di Rna di 30mila nucleotidi che, come mattoncini, lo costituiscono. Siamo uno dei tre laboratori – gli altri sono gli ospedali Sacco, a Milano, e Spallanzani, a Roma, ndr – ad aver impiegato a questo scopo un nuovo test messo in commercio in questi giorni».

Una manciata di mutazioni – La struttura del virus infatti ne racconta la storia. «Abbiamo confrontato la nostra sequenza con quella nei database internazionali, cioè quella ottenuta dai cinesi a Wuhan – continua Tagliabracci – per vedere le modificazioni del virus da quando è stato isolato la prima volta fino al soggetto marchigiano. Per esempio, se il virus della Finlandia ha caratteristiche simili a quello isolato a Wuhan, in Cina, sappiamo che arriva da lì. Nel nostro caso, dei 30mila mattoncini genetici originali ne sono mutati circa cinque. Il fatto che ci siano state poche mutazioni è incoraggiante, perché così il virus non rischia di essere troppo cambiato per quando sarà pronto il vaccino» . Lo stesso metodo di indagine ha permesso ai ricercatori milanesi di stabilire la parentela del virus di Codogno, in Lombardia, con quello di un paziente bavarese, ammalatosi dopo aver incontrato una collega cinese.

Il linguaggio dei geni con cui è “scritta” la natura – L’analisi del genoma ha anche permesso di smontare l’ipotesi che dietro il coronavirus della pandemia ci fosse la mano dell’uomo. Tale teoria era circolata all’inizio di marzo, riprendendo un servizio della Rai del 2015 riguardo un esperimento cinese su un coronavirus della Sars, adattato nei pipistrelli e nei topi. Le suggestioni non reggono di fronte alle evidenze raccolte: «Un virus naturale e uno creato in laboratorio sono perfettamente distinguibili», ha spiegato a Repubblica Fausto Baldanti, virologo dell’università di Pavia, «L’esperimento del 2015 è avvenuto sotto gli occhi di tutti. Il genoma di quel microrganismo è stato pubblicato per intero. E non è lo stesso del coronavirus attuale». La rivista scientifica Nature ha chiarito in una nota di marzo 2020 come non ci siano prove della manipolazione del SARS-CoV-2 e che la provenienza animale sia la più accreditata. Anche se non si può escludere che il virus, pur non essendo ingegnerizzato, possa essere “sfuggito di mano” involontariamente a chi lo stava studiando. Se per distinguere una chimera da laboratorio da un virus naturale basta un pugno di geni, visto che i dati sono disponibili a tutti, ben più difficile è verificare l’applicazione dei protocolli di sicurezza in un laboratorio cinese.

Autore

Pierfrancesco Carcassi

Nato a Padova il 17 maggio 1990. Laureato in Lettere Classiche all'Università Ca' Foscari Venezia. Giornalista praticante presso la Scuola di Giornalismo di Perugia.