Harry Potter e la stampa: magia o maledizione?

Il successo della maratona televisiva arriva nell'epoca delle fake news e della post-verità. Ma dalla saga della Rowling i media escono a pezzi: disonesti, inaffidabili e corrotti
Un attacco frontale al giornalismo o un modo efficace per metterci in guardia? Analisi dell'informazione nel mondo "magico" e delle sue sorprendenti premonizioni

Un grande giornale unico asservito al potere e basato su diffamazione e fake news. Un organo mensile di opposizione ugualmente dedito alla falsità. E la principale reporter in circolazione che è l’emblema della scorrettezza professionale. No, non è lo scenario apocalittico del peggior giornalismo possibile (o meglio, anche): è la stampa nel mondo di Harry Potter, la saga fantasy più letta (e vista) della storia.

Pensiero unico – Sin dal primo episodio, le copie ingiallite e piene di fotografie in movimento della “Gazzetta del Profeta”, unico quotidiano del mondo magico, popolano pub, salotti e discussioni nella scuola di Hogwarts. Nell’ideare il quotidiano, J.K.Rowling si è chiaramente ispirata ai tabloid inglesi di taglio sensazionalistico: i titoli sono a tutta pagina e sempre a caccia dello scandalo. Ma il passaggio dalla notizia forzata alle fake news è prevedibile. Dal quarto episodio il quotidiano attua una gigantesca operazione di falsificazione: prima scarica sull’innocente Sirius Black tutti i crimini commessi dalla fazione di Voldemort, poi insabbia sistematicamente il ritorno di quest’ultimo dietro pressione del Governo e infine, a golpe avvenuto, diventa cassa di risonanza di una spietata dittatura promuovendone tutte le decisioni, fra cui le leggi razziali contro i maghi “non purosangue”.

Lo scarafaggio – L’unica giornalista dei libri della Rowling si chiama Rita Skeeter. Ed è praticamente un mostro, l’archetipo del cattivo professionista: disonesto, corrotto, intrusivo, bugiardo. La reporter della Gazzetta del Profeta, che al cinema ha il volto di Miranda Richardson, compare per la prima volta nel quarto libro per intervistare Harry Potter e screditarlo su commissione. Esagera, inventa, diffama, pone domande suggestive di cui non ascolta le risposte. La sua biografia sul preside di Hogwarts, “Vita e menzogne di Albus Silente”, è un corposo volume denigratorio costruito su fonti inattendibili.

Tabloid – Per entrare nelle vite degli altri, Rita Skeeter si trasforma addirittura in uno scarafaggio, violando ogni scampolo di privacy come i reporter inglesi del News of the World, il tabloid di Rupert Murdoch costretto a chiudere nel 2011 per aver creato un autentico sistema di spionaggio. Anche qui, dunque, la Rowling ha in mente la passione degli inglesi per il gossip. Nel Regno Unito, i vari magazine rappresentano di gran lunga la maggiore fetta di mercato della carta stampata: costano molto poco rispetto ai giornali istituzionali e stuzzicano continuamente il lettore con pettegolezzi e segreti.

La Gazzetta del Profeta (di Marianna Grazi)

Stampa alternativa – Come per altri temi cruciali dell’era moderna – vedi integrazione e immigrazione – l’universo immaginario di Harry Potter fa riflettere sulla necessità del pluralismo mediatico come baluardo della libertà di pensiero e della tenuta democratica. La stessa autrice, dopo aver dipinto nel modo peggiore la stampa di regime, offre un abbozzo di soluzione. La Gazzetta del Profeta, infatti, non è l’unica testata presente. Negli ultimi due titoli scopriamo anche l’esistenza del “Cavillo”, una rivista alternativa che però è a sua volta poco accreditata a causa del taglio stravagante e complottista. Il suo direttore, Xenophilius Lovegood, decide inizialmente di schierarsi contro Voldemort, salvo poi ritrattare quando sua figlia Luna viene rapita.

La professoressa Minerva McGranitt con La Gazzetta del Profeta

Onde clandestine – Fra gli organi alternativi c’è anche, e soprattutto, “Radio Potter”, emittente segreta ispirata a quella “Radio Londra” della BBC che dal 1938 si oppose al nazifascismo. Compare nel settimo romanzo, “I doni della morte”, quando Harry, Hermione e Ron sono in fuga per la Gran Bretagna in attesa che si presenti l’occasione giusta per sconfiggere Voldemort. Per accedere al programma radiofonico è necessario trovare la frequenza criptata e poi inserire una parola d’ordine. Gli speaker, tutti presentati con un nome in codice, smontano la versione ufficiale di Governo e stampa e invitano a proteggere i “babbani” (i non maghi) perseguitati. Nell’ultimo periodo, quando i media sono interamente sottomessi al male, la frequenza clandestina diventa l’unica fonte attendibile di informazione: segnala le morti dei caduti in battaglia e svela gli insabbiamenti ministeriali. In sostanza, si rivela decisiva per condurre i tre protagonisti verso la vittoria.

Professione rePotter – Perché J.K. Rowling, diventata opinion leader mondiale, ha descritto l’informazione in maniera così distopica? E può una tale rappresentazione aver influenzato il vastissimo pubblico del “maghetto”? Considerando il successo del marchio, il sospetto è lecito: la collana di libri ha venduto più di cinquecento milioni di copie e i film hanno incassato quasi otto miliardi di dollari. In generale, l’universo creato dai sette romanzi è diventato un’incessante industria planetaria senza precedenti, con musei, negozi, oggettistica, parchi divertimento, spettacoli teatrali e prequel cinematografici.

Il monumento “La Magia è Potere”, collocato nell’atrio del Ministero dopo l’occupazione da parte del male

Gli studi – La prima ricerca sui potenziali effetti della saga sulla percezione dei media è stata compiuta nel 2007, anno di uscita del capitolo finale, da un giovane dottorando in giornalismo del Missouri, Daxton Stewart. Intervistando circa seicento persone fra i 18 e i 22 anni, l’indagine dimostrò che i lettori di Harry Potter, nonostante la rappresentazione negativa, nutrivano un buon giudizio sulla credibilità dei media. Nel 2008, però, un articolo dell’American Communication Journal riaprì il dibattito. Gli autori misero in evidenza i principali aspetti della stampa “magica”: controllo governativo sul giornalismo, racconti fuorvianti, mezzi per raccogliere informazioni contrari all’etica, prevalenza di pubblicazioni scandalistiche. Per questi elementi, si denunciava, «i bambini potrebbero percepire i media in generale come inaffidabili e sottomessi al potere, nonché avere una comprensione negativa dell’integrità giornalistica, del giornalismo come carriera e persino della necessità di comportamenti sociali positivi».

Quali valori – All’articolo rispose pochi mesi dopo Ari Armstrong, docente di Educazione alla East Carolina University e autore del libro “Values of Harry Potter” (Ember, 2008). Lo studioso accusò il paperdi aver estrapolato citazioni fuori dal contesto e di averne omesse altre, «commettendo gli stessi errori da cui quei romanzi mettono in guardia». Per Armstrong la saga fornisce semmai consigli sull’etica giornalistica e su cosa «non fare», e presenta personaggi che conoscono il valore della libertà di stampa proprio perché ne combattono le storture. «Il messaggio finale dei romanzi di Harry Potter – scrive il pedagogo – è semplicemente questo: la verità conta. Per arrivare ad essa, dobbiamo considerare tutti i fatti rilevanti. E se perseguiamo la verità, che siamo giornalisti o meno, possiamo aiutare a costruire una società migliore e più giusta».

Giovanni Maria Gambini e Giovanni Landi

Immagini e infografiche: Marianna Grazi

Video “La Gazzetta del Profeta”: Arnaldo Liguori

Video “Chi è Rita Skeeter”: Sofia Gadici


Autore

Giovanni Landi

Giovanni Landi è nato ad Agropoli nel 1990. Laureato in Giurisprudenza, è dottore di ricerca in Scienze Giuridiche. È giornalista praticante presso la Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.