Coronavirus, malattia della società globale

La pandemia è la più grave crisi dalla Seconda guerra mondiale e mina alla base dalla globalizzazione. La soluzione è sempre la cooperazione
Dalle peste a Covid-19: se un tempo una malattia diventava pandemia dopo decenni, al Coronavirus sono bastate poche settimane. Nico Piro: «La collaborazione internazionale è l'unica risposta possibile»

Nel 2016 volavano 26mila aerei al giorno in tutto il mondo. In un anno si sono spostate 3,5 miliardi di persone. Solo in aereo. Nella nostra società globalizzata uomini e merci viaggiano con una velocità e una frequenza mai vista prima e, di conseguenza, anche i virus si spostano con molta più facilità. La pandemia da coronavirus è stata definita da alcuni come la più grande sfida dalla Seconda guerra mondiale. Ha sconvolto le nostre vite ​attraversando migliaia di chilometri in poche settimane. L’Italia, l’Europa e gran parte del mondo sono paralizzate da problemi e da paure che non sapevano nemmeno di avere, paure che facevano parte solo del passato. Le pandemie possono colpire anche realtà tecnologiche e interconnesse come le nostre, ma in modo diverso e con prospettive diverse rispetto a ciò che ha insegnato la storia.

La mappa sulla diffusione di Covid-19 su Google Earth

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La peste – In passato era tutto molto più lento: ​la grande peste arrivò a Messina su nave genovese nel 1347 e impiegò diversi anni prima di raggiungere tutto il continente. Tuttavia nessuno sapeva come prepararsi ad un’epidemia in arrivo e la medicina dell’epoca era impotente. Morirono 25 milioni di persone, un terzo della popolazione europea. E quando la peste tornò negli anni successivi l’unica soluzione era chiudere le porte delle città.

L’influenza spagnola –Viene portata in Europa nel 1918 dall’esercito Usa che combatté la Prima guerra mondiale. ​Non è più il mondo del Rinascimento: ora il virus viaggia con la ferrovia. In pochi mesi si diffonde in tutto il continente​. Dopo la guerra, e dopo la spagnola, ​il mondo si rende conto del livello di interconnessione che ha raggiunto e che alcune questioni vanno affrontate con un coordinamento sovranazionale. Insieme alla Società delle Nazioni nasce il Comitato per la salute​, un organismo pensato per arginare le malattie infettive: un antenato dell’Oms, si potrebbe dire.

Ebola – La prima epidemia di ebola scoppia nel 1976 nell’attuale Repubblica Democratica del Congo (all’epoca Zaire). Il virus prende questo nome perché fu scoperto vicino ad un fiume chiamato proprio Ebola. Nel 2014-15 Ebola uccide come mai prima: oltre 11mila morti ed un tasso di letalità che può arrivare al 90%. «Quell’epidemia raccontava di un Africa che era cambiata – dice Nico Piro, giornalista della Rai che ha seguito la malattia da vicino – ​di un’Africa che si era globalizzata. Una volta le epidemie cominciavano in un villaggio e dopo che il virus aveva ucciso tutti in quello stesso villaggio, il focolaio si spegneva». Nel 2014-15 invece è successo qualcosa di diverso: «Anche in Africa ora ci sono compagnie low-cost, strade, ponti: il movimento delle persone ha inciso sull’andamento dell’epidemia. E quindi abbiamo avuto uno spostamento del virus».

Foto dell’epidemia di ebola in Sierra Leone nel 2014 – Peter Muller

Coronavirus e globalizzazione – Il coronavirus è il trionfo delle epidemie globalizzate: compare in Cina probabilmente a dicembre, arriva in Italia dopo la metà di gennaio. Rapidamente, e tra lo scetticismo generale, si diffonde in tutta Europa, in Asia e anche negli USA. ​Nella settimana tra il 18 ed il 25 marzo i contagi in tutto il mondo sono passati da 200mila a oltre 400mila. Più che raddoppiati in 7 giorni. Molti stati hanno deciso di chiudersi in lockdown, applicando restrizioni che riguardano miliardi di persone, per arginare la velocità della diffusione. «Nel mondo globalizzato non circolano solo le merci, ma anche gli effetti delle crisi» dice ancora Nico Piro​. Eventi che si verificano in luoghi remoti, periferici o distanti, hanno conseguenze in tutto il pianeta. Una farfalla batte le ali a Pechino e fa piovere a New York. Da questa storia, una volta usciti dal tunnel dell’epidemia, ci saranno delle lezioni da imparare: «​La sanità pubblica non va tagliata e la globalizzazione così non va bene – conclude Piro – Paradossalmente ​questa crisi dimostra quindi che c’è una globalizzazione da riparare, ma anche che la cooperazione globale è l’unica risposta».

I medici cinesi arrivati in Italia per contrastare la diffusione del virus

E se il virus viaggia più velocemente che in passato, si può dunque dire la stessa cosa delle informazioni per combatterlo: internet, la condivisione delle conoscenze, dei dati e delle ricerche, sono la migliore arma a nostra disposizione per battere il coronavirus e ottenere al più presto una cura o un vaccino.

Autore

Aldo Gironda Veraldi

Nato a Catanzaro il 29/02/1996. Laureato in Scienze Politiche presso l'Università della Calabria. Giornalista praticante del XIV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.