«È peggio del terremoto, così si rischia la chiusura»

L’allarme delle imprese dopo lo stop alle vendite imposto per contrastare il coronavirus
Le rassicurazioni della Regione: «Pronto un piano di aiuti»

I cancelli delle fabbriche sono sbarrati e le saracinesche dei negozi abbassate. Fuori dai ristoranti campeggiano cartelli nei quali è scritto “chiuso”. L’emergenza coronavirus non solo colpisce la sanità e costringe i cittadini a barricarsi in casa, ma rischia di mettere in ginocchio molti imprenditori italiani, compresi quelli umbri.

Danni inestimabili – Le piccole e medie imprese a contatto col pubblico sono le più penalizzate. Le persone non possono uscire per mangiare nei bar e nelle pizzerie o per andare dal parrucchiere e dall’estetista. Per tanti imprenditori significa non guadagnare per un lungo periodo, ma dover lo stesso far fronte ad alcune spese, come l’affitto. «Servono iniezioni di liquidità a lungo termine», è il grido d’aiuto di Confartigianato Umbria, l’associazione rappresentativa delle pmi. Al momento il danno economico rimane incalcolabile.

Giù le serrande – Se lo stop alle vendite dovesse andare avanti ancora per molto, il rischio che tanti imprenditori siano costretti a chiudere bottega sarà concreto, perché «l’economia non potrà ripartire subito dopo la riapertura dei negozi. Gli strascichi si protrarranno per qualche mese», dice ancora Confartigianato. Nonostante gli impegni assunti dal Governo col decreto cura Italia, gli imprenditori hanno dubbi sull’efficacia delle misure: «Sono una prima risposta, ma le risorse per la cassa integrazione, le partite Iva e gli autonomi sono insufficienti. Ci aspettiamo un altro provvedimento molto più corposo – afferma Mauro Franceschini, presidente di Confartigianato Umbria –. Gli artigiani sono forti e autonomi, da anni si rimboccano le maniche, ma noi usciamo stremati dal sisma del 2016 e questa è un’altra prova difficile».

Terremoto economico – La parola usata descrive bene il quadro della situazione. Quello che ha colpito l’Italia e l’Umbria è un terremoto che ha scosso l’intera catena di distribuzione. Confindustria Umbria (l’organizzazione che rappresenta le imprese manifatturiere) fa sapere che, per ora, i danni economici causati dal parziale stop alla produzione sono contenuti, ma se il blocco dovesse prolungarsi, anche le fabbriche avranno problemi di liquidità.

Lo spauracchio – Per evitare il crollo del Pil paventato dalla presidente Donatella Tesei, la Regione sta elaborando un piano di aiuti alle imprese parallelo a quello nazionale. Michele Fioroni, assessore regionale allo sviluppo economico, l’ha spiegato in una serie di video su Facebook: «Abbiamo accantonato 21 milioni all’Inps per gli ammortizzatori sociali e stiamo predisponendo le strutture per gestire nella maniera più veloce possibile le domande per la cassa integrazione».

Autore

Riccardo Ciriaco

Nato a Lamezia Terme (CZ) il 24/11/1992. Laureato in giurisprudenza all'università Roma Tre. Giornalista praticante del XIV biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.