La Perugia dei balocchi

Dal primo modellino in legno agli oltre tremila giocattoli, la passione inarrestabile di Luciano
La sua "fabbrica dei sogni" alla ex Fornace Galletti di San Marco: una sterminata collezione che diventa luogo di ritrovo per grandi e bambini

La storia – A Todi, alla fine degli anni Settanta, Luciano Zeetti acquistò il suo primo giocattolo d’epoca, una macchina da corsa in legno. Girando per fiere, mercatini e antiquari di tutta Italia, la collezione crebbe in pochi anni e nel 1986, Zeetti organizzò la prima mostra pubblica. Oggi il suo magazzino è affollato di giocattoli di tutti i tipi: dai plastici delle ferrovie alla riproduzione di una scuola del metodo Montessori, dagli astronauti dell’Apollo 11 ai burattini nel teatro delle marionette. «Ho smesso di fare il conto, la gente mi regala di continuo i propri giochi ma esporli tutti tradirebbe il filo di un percorso educativo». Dove un tempo sorgeva la fornace di proprietà della famiglia Galletti, e demolita nel 1995, oggi la vecchia fabbrica è stata “riconvertita” nel Museo del Giocattolo. Sito nella frazione perugina di San Marco, il Museo espone più di 2 mila giocattoli e ripercorre i passatempi di varie generazioni di bambini, dalla fine del Settecento agli anni Ottanta del Novecento.

I dati – Sul web fiorisce un mercato rivolto agli “appassionati di ninnoli”, come dice Zeetti, pronti a pagare cifre ingenti per accaparrarsi i giocattoli più rari alcuni dei quali possono arrivare a valere migliaia di euro. Ad acquisire valore crescente sono soprattutto i prodotti diffusi negli anni Ottanta del Novecento, alle soglie della rivoluzione digitale. Uno dei giocattoli più costosi in circolazione è la Spada Luminosa del supereroe fantasy He Man, risalente al 1988: se un tempo costava 10 mila lire oggi vale quasi 3 mila euro.

La passione – «Più che collezionista mi definisco un raccoglitore di giochi. Questo hobby mi è servito per riequilibrare la mia vita circondandomi di cose belle» racconta Zeetti, mentre riavvia un vecchio giradischi degli anni Venti. Collezionare giocattoli significa entrare in possesso di oggetti che hanno fatto divertire generazioni di bambini di ogni epoca. Ma quando l’accumulo diventa compulsivo, arrivando a sacrificare il proprio lavoro e le proprie finanze, il collezionismo può costituire un serio problema. «Con il passare degli anni ho imparato a mettere i pezzi da collezione al servizio degli altri, soprattutto delle scuole» ammette.Tra realtà aumentata e connessioni virtuali, la condivisione del gioco resta una difesa contro l’isolamento, in crescita anche tra i più piccoli. Senza immaginazione, il divertimento stesso rischia di essere più povero.

Autore

Claudio Agrelli

Nato a Saronno (Varese) il 1° agosto 1991. Laureato magistrale in Scienze Politiche - Mass Media e Politica presso Alma Mater Università di Bologna, campus di Forlì. Giornalista praticante del XIV Biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.