Quarant’anni di mappe – Siamo negli anni ’70. Piero Giorgi è un giovane medico che vive e lavora a Corciano. Per caso, sfogliando un atlante antico, si sofferma su alcune carte geografiche del centro Italia. Ed è quasi una folgorazione: chi le ha disegnate? Come le ha pensate? Perché ha inserito una città invece che un’altra? Le domande che gli passano per la mente sono all’origine di una passione incontenibile. Piero comincia a raccogliere mappe geografiche d’epoca, guide di viaggio e libri su Perugia e sull’Umbria. Incisioni della regione e dello Stivale invadono poco alla volta casa Giorgi.
Una passione di coppia – Quando Piero conosce la collega Carla Cicioni, le mappe diventano un affare di coppia: lei è da sempre attratta dalla storia e il ‘contagio’ avviene quasi subito. Ogni occasione di viaggio, contatto o studio diventa anche un pretesto per la ricerca di pezzi da aggiungere alla loro collezione.
I numeri della raccolta – Oggi l’archivio conta quasi cinquecento carte antiche incise fra il ‘500 e l’800. Oggetti rari suddivisi in tre sezioni: Italia, Italia centrale e territori regionali. A queste si aggiungono le vedute artistiche (più di duecento) e le immagini geografiche disseminate in oltre mille guide di viaggio, atlanti, libri di storia locale. Ad arricchire il tutto, chicche come una speciale edizione delle “minchiate” fiorentine, gioco risalente a Lorenzo il Magnifico, dove ogni carta raffigura un’area geografica. Un catalogo creato in decenni di ‘spedizioni’ in tutta Europa, contatti con altri collezionisti e visite ad antiquari, fiere tematiche e aste.
Gli occhi e la mente – «Due cose muovono il collezionista – ci dice Piero indicando i suoi ‘gioielli’ – gli occhi, che vedono e si innamorano, e la mente, che ci invita a riflettere su quello che abbiamo visto, a studiarlo e capirlo». Ma c’è anche un pizzico di follia in questo incessante raccogliere? «Forse – spiega Carla – perché con l’interesse cresce anche il desiderio di avere nuovi esemplari. Però noi siamo molto equilibrati e sappiamo fermarci di fronte a prezzi eccessivi». Già, i prezzi. Per un collezionista l’investimento economico è sempre una parte del gioco. «Chi acquista oggi può ritenersi fortunato – spiegano – perché il costo delle mappe europee è diminuito molto, mentre è esploso il valore di Russia, Cina e Giappone. La perdita di centralità geopolitica del vecchio continente si rispecchia anche nel mercato della cartografia».
Una regione inventata? – A differenza delle carte tematiche di oggi, politiche, geografiche o geologiche, quelle del passato comprendevano tutto. L’enfasi su alcuni elementi o luoghi dipendeva dalla committenza e dagli autori, che potevano essere geografi, astronomi, tipografi o anche semplicemente artisti, in un labile confine fra arte e scienza. Ma quattro secoli di cartografia hanno molto da dire anche sull’Umbria: «Si è sempre detto che è una regione “inventata” dall’unità d’Italia – ricordano Piero e Carla – le nostre ricerche ci dicono che non è così». Lo studio delle mappe, quindi, come strumento di definizione dell’identità di una territorio. «Più di tanti altri documenti storici – nota Carla – le carte geografiche ci raccontano chi siamo e come cambiamo».
Collezionare è condividere – Mentre ci guidano in un piccolo tour della loro casa, dove le mappe e i libri sono disseminati un po’ ovunque, i due riflettono sulle diverse attitudini dei collezionisti. «Alcuni raccolgono solo per brama e tengono nascosto il loro ‘tesoro’ – ci dicono – mentre a noi piace ‘socializzare’ ciò che abbiamo». E infatti la loro carriera comprende finora tre pubblicazioni e diverse mostre. «Non ci siamo mai negati e non abbiamo mai chiesto nulla in cambio. Che senso ha amare qualcosa se non la si condivide con agli altri?».