Bartolomeo d’Alviano, un condottiero dalle mille sfaccettature

Mecenate e stratega militare vissuto a cavallo tra 1400 e 1500
Narni, Amelia, Alviano, Lugnano in Teverina ma anche Todi e Orvieto. Nel corso dei secoli, le strade dell’Umbria sono cambiate radicalmente: distese verdi alle quali si sono sostituite colate di pietre e poi di cemento. Delle strade che ci portano dritte alla scoperta di uno dei maggiori condottieri del Rinascimento: Bartolomeo d’Alviano.

Gracile, piccolino, quasi gobbo, sicuramente non un bell’uomo: le fonti parlano chiaro, Bartolomeo d’Alviano non fu un personaggio affascinante. Eppure, queste piccole mancanze fisiche non gli impedirono di diventare un grande capitano di ventura conosciuto in tutta Europa. Talmente famoso da diventare anche uno dei protagonisti nel 2010 del videogioco di azione “Assassin’s Creed: Brotherhood”, che ha venduto in tutto il mondo più di 21 milioni di copie.
Un uomo sempre in armi che, tra violente battaglie e valorose conquiste, continua a rivivere insieme a tutte quelle persone che hanno giocato e giocano ancora a questo videogame, riscrivendo molto spesso la sorte della storia.

Le strade di Bartolomeo – Vissuto tra il 1455 e il 1515, Bartolomeo non fu il primo condottiero della famiglia: anche il padre fu un valente guerriero mentre lo zio Corrado aveva combattuto nelle schiere veneziane e poi diventò connestabile della Chiesa sotto Pio II. Nessuna meraviglia, quindi: quella degli Alviano era una delle famiglie più nobili dell’intera regione, e il destino di Bartolomeo sembrava essere già segnato. Le sue strade lo portarono a collezionare numerose vittorie in tutta l’Umbria, ma la sua fortuna crebbe grazie allo Stato Pontificio, poi passò al servizio del re d’Aragona e infine sotto la Repubblica di Venezia. Ebbe la fortuna di avere in moglie due nobildonne: Bartolomea Orsini, imparentata con Lorenzo de’Medici, e Pantasilea Baglioni.

L’umanista e il capitano di ventura – Da un lato irruento e assalitore nelle battaglie, dall’altro un innovatore dell’arte bellica e un grande stratega. Quella di Bartolomeo d’Alviano è una personalità a tutto tondo: fu ingegnere militare, ma anche mecenate e umanista, un condottiero di cui parlarono Niccolò Machiavelli, Francesco Guicciardini e Michel de Montaigne.
A portare la sua firma sono opere di difesa militare visibili in tutta Italia, a partire dalla rocca di Alviano fino al sistema di fortificazione della Repubblica di Venezia e le mura di Padova, Treviso e Vicenza. Ma non solo: si deve a Bartolomeo anche una vera e propria istituzione culturale, l’Accademia Liviana fondata a Pordenone. Qualche curiosità: sebbene fosse un rispettabile e minaccioso uomo d’armi, il portafortuna di Bartolomeo fu il liocorno, un unicorno bianco simbolo di purezza. “Allontano i veleni, purezza coltivo” rimane la sua frase più celebre.

Autore

Camilla Orsini

Classe 1991, giornalista praticante e pianista. Ha scritto di tecnologia ed economia per Wired, è collaboratrice de Il Messaggero nella cronaca di Terni, è stata stagista per News Mediaset, per La Repubblica nella redazione politica e al Tg1 in cronaca nazionale.