Partiamo dal dato empirico: sapere come sta messo il trasporto pubblico in quanto ad accessibilità è già un’impresa. Figuriamoci fruirne. Perché non esistono dati aggregati e perché è molto difficile individuare un referente che se ne occupa. Secondo Raffaele Goretti, responsabile dell’Osservatorio Regionale sulla Disabilità, in Umbria si contano circa 56mila persone con disabilità, per due terzi anziani. Si tratta di molte categorie diverse (ciechi, cardiopatici, portatori di handicap) riunite sotto l’etichetta di PMR, persone a mobilità ridotta. Secondo Gabriele Favagrossa, referente per i trasporti di Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità), quando parliamo di barriere architettoniche non dobbiamo pensare solo a chi è in sedia a rotelle: ognuno di noi può avere difficoltà, anche solo temporanee, a prendere un mezzo di trasporto.
Nella vecchia ferrovia – Esistono regolamenti europei che interessano i treni e gli autobus per i viaggi superiori ai 250km: quindi nulla sul trasporto urbano. Cosa prevedono? Innanzitutto che per le PMR sia prevista un’assistenza gratuita da richiedere entro 48h. In Italia l’accessibilità delle stazioni è garantita dalle cosiddette Sale Blu, quattordici in tutto, nessuna presente in Umbria. Secondo Raffaele Goretti «I treni sono ancora all’anteguerra». Delle trentaquattro stazioni e stazioncine presenti nella regione Umbria, solo sei garantiscono servizi per le PMR. Il servizio di assistenza minima garantito dai regolamenti europei, ci spiega Favagrossa, dovrebbe supplire alle carenze strutturali di stazioni vecchie, ma non è obbligatorio e non è previsto ovunque: nella mappa abbiamo localizzato i servizi offerti in ciascuna stazione.
Perugia città aperta? – Per quanto riguarda i bus, il regolamento sul sito di Umbria Mobilità afferma che: “Tutti gli autobus urbani sono dotati di pedane che agevolano l’accesso ai passeggeri con mobilità ridotta.” In realtà, spesso, c’è bisogno dell’aiuto di un accompagnatore o dell’autista. E anche quando gli autobus sono accessibili, magari non lo sono i marciapiedi o le fermate. «Si lavora tentando di tamponare le emergenze, ma manca la visione complessiva del problema, cioè una pianificazione strategica dell’amministrazione, che includa tutta la planimetria della città», conclude Goretti. Nell’epoca delle super-connessioni, ci siamo dimenticati delle prime vie di comunicazione, le strade, che ancora non sono per tutti.