Se si parla di vie di comunicazione la prima cosa che viene in mente sono grandi autostrade e reti ad alta velocità. Raramente si pensa ai cammini più semplici e quotidiani, le vie lente che percorriamo distrattamente ogni giorno. Eppure proprio queste dovrebbero essere le prime strade da garantire a ciascuno. Mentre realizziamo strade larghe come piste di decollo, non sembriamo in grado di tirar su un marciapiede che non serva solo a far da cornice a una carreggiata. Un marciapiede che non pensi solo al piede e alla marcia, ma uno spazio in grado di accogliere e mettere in comunicazione le differenze.
Costruzione della disabilità – Quello di barriera architettonica è un concetto pericoloso quando si pensa di riferirlo ad una normale architettura, immaginando che questa improvvisamente si trasformi in ostacolo per un determinato soggetto handicappato. Un’architettura non cade dal cielo e non la si incontra nel mondo come un elemento imposto dalla natura. È bensì qualcosa di costruito e se diventa un ostacolo non possiamo che intenderlo come qualcosa di pensato e costruito come tale. Ciò che viene così fabbricato è un concetto di normalità di fronte al quale alcuni sono costretti ad arrestarsi, condannati ad una diversità architettonicamente realizzata. Ciò che viene fabbricato è lo stesso handicap.
Un mondo indifferente – Non si vuole scadere in uno spregiudicato relativismo. La disabilità è un problema reale per molte persone e non è stato certo inventato da un urbanista. Tuttavia proprio per questo non si dovrebbero peggiorare le cose, l’accessibilità dovrebbe essere la prima preoccupazione di ogni mezzo e opera pubblica. Le città e le strade dovrebbero essere anzitutto vie di comunicazione, non fortezze della normalità, né ostacoli con cui il diverso si scontra, bensì luoghi dove le differenze possano incontrarsi. Non è ancora così per le nostre normo-città, dove ogni non ‘normodotato’ pare essere escluso e chiuso fuori; basta rompersi una gamba e il mondo in cui si deve correre non fa più per te. È il mondo in cui non si incontra più la differenza, un mondo indifferente.