Monete complementari, queste sconosciute

Dallo Scec all’Umbrex, le idee innovative diventate realtà in Umbria
In Italia si stanno concretizzando sempre di più i progetti che vedono protagonisti nuovi metodi di pagamento. Strumenti che non servono soltanto a contrastare la crisi, ma anche a creare legami interpersonali. Ecco l’Umbria che non resta indietro

Sostituire l’euro per creare una rete di ricchezza vera, concreta, capace di rilanciare l’economia locale. Questo lo scopo delle monete complementari, cartacee e digitali, che circolano in parallelo rispetto alla moneta ufficiale. Oggi sono sempre più diffuse come strumenti alternativi all’euro per cercare di contrastare la crisi. Possono servire in quelle situazioni in cui la moneta ufficiale sia insufficiente o inadeguata, soprattutto in tempo di crisi quando da un lato siamo in presenza di bisogni insoddisfatti e dall’altro di risorse inutilizzate. Un modo, dunque, per mettere in comunicazione l’offerta con la domanda. Anche in Umbria si stanno facendo passi avanti: dopo l’esperienza dello Scec, adesso si punta sull’Umbrex.

Uno strumento culturale – Non solo nuove forme di economia più sostenibili: utilizzare le monete complementari equivale a dotarsi di strumenti culturali per fare comunità e creare nuovi legami (anche commerciali). Ci si può comprare veramente di tutto, dai giocattoli per bambini fino al caffè al bar, passando anche per la frutta e la verdura. L’unica limitazione è la fiducia delle persone: per poterle spendere, infatti, occorrono negozi ed aziende disposte ad accettare uno scambio non più basato solamente sull’euro. Eppure, i primi a trarne vantaggio sarebbero proprio le piccole e medie imprese, che potrebbero contrastare in questo modo l’egemonia delle grandi distribuzioni. Ma le monete complementari sono veramente in grado di aumentare il potere d’acquisto e di sostenere la ripresa economia? Lo abbiamo chiesto a Luca Fantacci, del dipartimento di analisi delle politiche monetarie dell’università commerciale Luigi Bocconi.

L’Umbria in rete – Artigiani, agricoltori, imprenditori sul territorio: sono loro i protagonisti di questa rivoluzione, che punta alla dignità della persona e alla solidarietà reciproca. I vantaggi di usare le monete complementari sono sostanzialmente due: agevolare l’accesso al credito e sostenere la domanda locale di beni e servizi a beneficio dell’attività economica stessa e dell’occupazione. In questo modo, inoltre, si crea un valore aggiunto a beneficio dell’intero territorio. La speranza, condivisa tanto dai commercianti che dai partecipanti al circuito delle monete complementari, è che aumenti il giro d’affari e si riducano i costi, gli oneri finanziari. Ma per riuscirci c’è bisogno di persone costantemente presenti, disponibili ad investire tanto il tempo quanto le proprie risorse.

Autore

Camilla Orsini

Classe 1991, giornalista praticante e pianista. Ha scritto di tecnologia ed economia per Wired, è collaboratrice de Il Messaggero nella cronaca di Terni, è stata stagista per News Mediaset, per La Repubblica nella redazione politica e al Tg1 in cronaca nazionale.