Quel che resta del cinema

Il coronavirus paralizza il settore: produzioni ferme, sale al buio e danni per centinaia di milioni. Cosa cambia con le riaperture
Le nuove regole prevedono distanziamento sociale anche sul set. Delli Colli: «Come può essere un film senza un abbraccio?»

Attori a casa, set bloccati, sale chiuse. Il cinema è un settore che in Italia dà lavoro a 173mila persone e 8mila imprese, per un valore complessivo di 4 miliardi di euro: più o meno l’equivalente del calcio professionistico. O, almeno, valeva. Era dall’ottobre del 1918 che non si assisteva ad un blocco dell’industria cinematografica, ovvero dagli anni dell’influenza spagnola. Oggi ci risiamo con il coronavirus. Secondo Giancarlo Leone, Presidente di APA (Associazione Produttori Audiovisivi) ogni mese di fermo ha significato circa 100 milioni di danni per tutto il settore.  Nei mesi di marzo e aprile del 2019 i film al box office avevano raggiunto 17 milioni di spettatori, pari ad un incasso per le sale di quasi 108 milioni di euro. Nel 2020 queste cifre sono state azzerate.

La produzione – Dall’inizio del lockdown i film già in lavorazione e costretti a fermarsi sono stati 70, e nonostante una timida riapertura i problemi rimangono. Il set cinematografico è infatti per sua natura un luogo di assembramento. Contingentare gli ingressi significherebbe lavorare con una troupe al minimo, senza le maestranze, e quindi l’impossibilità di realizzare lavori di alto livello. «Si dovrebbero inoltre riscrivere intere sceneggiature – afferma Laura Delli Colli, giornalista cinematografica – non dico una scena sentimentale o di sesso, ma cosa può essere un film senza nemmeno un contatto fisico, come un abbraccio?». Drammatica anche la situazione dei doppiatori, 2mila in Italia, per i quali il lavoro è ancora più difficile: «Le camere di doppiaggio sono piccole – conclude Delli Colli – non possono indossare una mascherina altrimenti cambierebbe la voce, per non parlare del distanziamento tra doppiatori quando bisogna fare una scena intima, impossibile».

Doppiatori tornati al lavoro con le mascherine e nel rispetto delle norme di distanziamento sociale. Foto Ansa

La distribuzione – Con le sale chiuse poi, molti film non hanno ancora visto la luce: tra le grandi produzioni italiane l’ultima fatica di Verdone è ferma, Ligabue di Elio Germano è uscito solo pochi giorni in Germania e per le Favolacce i fratelli D’Innocenzo hanno scelto l’uscita in streaming online. Proprio il web, che negli ultimi anni ha strappato importanti fette di mercato al cinema tradizionale, è diventato in questi mesi una soluzione. «Cambiano completamente le modalità di fruizione del film – continua Laura Delli Colli – ed è stato importante trovare delle possibilità alternative anche se gli esercenti tradizionali non saranno contenti. La vera novità è che le pellicole sono andate online on-demand come se fossero nei cinema, magari su 4 o 5 piattaforme diverse. Certo si perde l’emozione del cinema in sala, ma non tutte le generazioni sono nate con questa passione».

Online e drive-in – Sono nate di recente anche diverse piattaforme, come MioCinema, che cercano di valorizzare allo stesso tempo pellicole e sale cinematografiche. Una volta registrati sul sito, gli utenti possono scegliere quale dei film in programmazione guardare. Alle sale, almeno a quelle che partecipano al progetto, andrà il 40% del prezzo del biglietto. Ogni utente potrà scegliere la propria e decidere di aiutarla. E il drive-in, di cui in queste settimane si è discusso in tutta Italia? «E’ solo una suggestione – dice Delli Colli – non può essere una strada risolutiva, anche se qualche tentativo in corso c’è. Perché dovresti guardare un film in macchina, uno davanti e uno dietro, quando puoi vederlo in casa con tutte le comodità? Oggi come oggi non è neanche più un modo di socializzare».

I festival – La primavera solitamente inaugura la stagione dei grandi festival cinematografici. Quest’anno non è stato così. «La Mostra del cinema di Venezia si farà a settembre», e come già anticipato dalla Biennale e dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, è arrivata anche la conferma del governatore del Veneto, Luca Zaia, anche se «i film saranno sicuramente meno – afferma Delli Colli – per via delle norme di sanificazione tra una proiezione e l’altra». E anche se non tutti hanno ancora le idee chiare, come Cannes, che con grande sorpresa di tutti ha annullato, ma la vera novità è che i grandi festival si sono affacciati sulle piattaforme online”. In questo momento di indecisione due colossi dell’entertainment come Youtube e Tribeca Enterprises pensano di sfruttare la tecnologia per promuovere i capolavori del cinema a tutto tondo, in maniera gratuita e accessibile a tutti. L’iniziativa si chiama We Are One, un festival digitale della durata di 10 giorni che conta sulla preziosa collaborazione di 20 festival globali, da Cannes al Sundance, dal Bfi London al Tribeca film festival di New York. In autunno c’è anche l’appuntamento della Festa del cinema di Roma di cui Delli Colli è presidente della fondazione: «Arriviamo più tardi – dice – e non vogliamo precluderci nulla. L’intenzione per ora non è fare qualcosa di virtuale ma riuscire anche quest’anno a stare in mezzo alla gente».

Di Aldo Gironda Veraldi e Riccardo Annibali

Autore

Aldo Gironda Veraldi

Nato a Catanzaro il 29/02/1996. Laureato in Scienze Politiche presso l'Università della Calabria. Giornalista praticante del XIV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.