L’Umbria delle 100 radio: un viaggio nell’etere regionale

Dalle emittenti commerciali come Radio Subasio a quelle cittadine e religiose: ma non mancano quelle indipendenti e studentesche
Il prof. Rolando Marini: «E' il mezzo della mobilità e questo le ha permesso di sopravvivere dopo l’arrivo della tv e dei social»

Nel panorama delle radio umbre, c’è una realtà che spicca sulle altre. È Radio Subasio, nata nel marzo 1976 a Viole di Assisi nel garage di casa Settimi, quando papà Mario regalò a suo figlio Marco un’antenna e una cabina di trasmissione per il compleanno. Grazie all’entusiasmo dei giovani studenti che la animavano, Radio Subasio diventò ben presto la radio più seguita della zona. La sua grande popolarità ha attirato l’attenzione di Radio Mediaset, che l’ha acquistata nel 2017. Oggi ha quasi 2 milioni di ascoltatori al giorno ed è tra le 15 più ascoltate in Italia.

Le emittenti “senza chiedere permesso” – «Come in altre regioni, le radio in Umbria sono nate presto, insieme alle televisioni, con il movimento delle emittenti “senza chiedere permesso” di fine anni 70». Rolando Marini insegna Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi all’Università per Stranieri di Perugia. Da sempre si occupa di radio: «Nel tempo – spiega – soprattutto per le risorse necessarie, c’è stata un’autoselezione e alcune non sono sopravvissute».

Le altre radio – Oltre alla grande realtà di Radio Subasio, ci sono altri due tipi di imprese editoriali: le radio di città come Radio Galileo, e le radio religiose, come Umbria Radio. Ne è un esempio anche Radio Onda Libera, nata nel 1975 ad Umbertide da un gruppo di giovani ospitati da un parroco. «Nel tempo si sono strutturate delle nicchie di mercato delle radio più piccole – aggiunge Marini – e non possono essere invase dalla radio più grande, che guarda altrove» .

La specificità dell’Umbria – Ma quali sono le caratteristiche delle radio umbre? Il professore non ha dubbi: «La specificità dell’Umbria riguarda l’utenza: una regione con 800mila abitanti ha un bacino limitato e imparagonabile con grandi regioni italiane». È per questo che le imprese editoriali umbre hanno cercato di uscire spesso dai loro confini, e qualcuna, come Radio Subasio, ci è riuscita alla grande. Ormai, ci dice Marini, questa non si può più considerare una radio regionale: ha superato questo limite. Le altre possono essere espressione di un’arcidiocesi o di comunità cittadine. Niente di più.

La radio resiste – Oggi, dai social alla tv, ci sono molti mezzi che fanno concorrenza alla radio, che però ha saputo rimanere in vita. Secondo Marini, è dovuto al fatto che è diventata un mezzo che si segue nella mobilità, in automobile o in treno, e anche gli smartphone possono essere usati come radio. Poi, con la migrazione della produzione in Internet, le radio si sono trasformate in web radio. Un esempio? Radiophonica, la web radio universitaria degli studenti dell’Unipg, o ancora Lautoradio, un’emittente indipendente nata in un Centro sociale perugino. Dall’etere al web, così la radio riesce a sopravvivere.

Autore

Chiara Dall'Angelo

Nata a Vicenza il 14/03/1997. Laureata in Lettere Antiche all'Università degli Studi di Padova e in Italianistica all'Alma Mater Studiorum di Bologna. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.