Da San Francesco per Zeffirelli a bancario, la parabola dell’attore Graham Faulkner

Il 3 marzo 1972 usciva un capolavoro del cinema italiano, vincitore di un David di Donatello, influenzato dai movimenti giovanili: l'intervista esclusiva al protagonista
«Il regista mi disse: questo film può lanciare o affossare la tua carriera. In un certo senso è stato entrambe le cose, ma poi ebbi piccoli ruoli e scelsi un posto in banca»

«Dopo il film ho vissuto tempi difficili e preferisco lasciare la mia carriera da attore alle spalle, ma ricordo con affetto i mesi delle riprese e l’Italia, visto che abbiamo girato quasi tutto sul posto». La voce di Graham Faulkner al telefono è quella di un uomo anziano e stanco. Con garbo fermo, tipicamente british, dice che «no», non vuole parlare del film diretto da Zeffirelli in cui interpretò san Francesco, inizio e apice della sua sfortunata carriera nel cinema. Quando stiamo ormai per salutarci, però, cambia idea e inizia a raccontare.

Un successo effimero – «Ricordo che Zeffirelli mi disse: “Questo film, per la tua carriera, può essere un trampolino oppure affossarla”. In un certo senso è stato entrambe le cose». Quando “Fratello sole, sorella luna” uscì in Italia, il 3 marzo 1972, Faulkner aveva 24 anni ed era praticamente all’esordio. Nato nel 1947 a Londra, dopo l’exploit nel film di Zeffirelli si barcamenò tra piccole parti, fino all’addio alle scene nel 1984. «La mia vita da giovane attore è stata piena di problemi: ho messo su famiglia presto e avevo bisogno di uno stipendio fisso. Realizzai che, al di là di tutto, avevo comunque quel film: un pensiero nobile che però non mi aiutava a portare il pane a casa, per cui cercai una strada alternativa». Quasi per caso Faulkner iniziò a lavorare in un ufficio spedizioni e poi in banca, dove fece carriera prima di andare in pensione, nel 2008. Una vita diversa da quella immaginata: «Quello dell’attore è un lavoro molto impegnativo e presto ho capito perché spesso hanno delle vite personali così povere».

Le mille difficoltà – “Fratello sole, sorella luna” racconta la storia di san Francesco, dalla giovinezza “spericolata” fino al riconoscimento del suo ordine da parte di papa Innocenzo III, nel 1209. Un’opera religiosa e allo stesso tempo profondamente influenzata dai movimenti giovanili dell’epoca. Vinse un David di Donatello ed ebbe grande successo in Italia e all’estero, con qualche eccezione. «Un film a tema religioso in Gran Bretagna è difficile. Qui le persone sono molto ciniche e per questo faticò ad affermarsi» continua Faulkner: «C’erano molti fan di Zeffirelli, ma poi dell’opera si appropriarono in modo inquietante alcuni strani movimenti religiosi dell’epoca, come i Children of God (controversa setta pseudocristiana e hippy, ndr) e questo allontanò la gente». Non solo: «Molto del suo fascino deriva dal fatto che era un film incantevole, ma il problema, credo, era che fosse troppo dolce, troppo buono, troppo irrealistico. E nel mondo anglo-sassone questo pesa». Anche il montaggio fu travagliato: «Molte scene del giovane Francesco, viziato e benestante, furono tagliate. Penso che Zeffirelli non volesse far arrabbiare la gente. Questo però tolse parte del senso, perché la conversione di Francesco arriva troppo presto. Ci voleva più contrasto con la vita precedente. Ma questa è l’industria cinematografica». Durante le riprese – prosegue Faulkner – ci furono anche problemi di budget e perfino dietro le quinte non mancarono le tensioni, con «parecchie persone che venivano assunte e licenziate».

Una delle scene finali del film in cui San Francesco e i suoi compagni si presentano a papa Innocenzo III, girata nel Duomo di Monreale (Palermo). Questa foto e quelle precedenti sono pubblicate su gentile concessione della Fondazione Franco Zeffirelli

Il senso oggi – «Quando ero giovane – racconta ancora Faulkner – non realizzai la forza del messaggio di quest’opera». Molti dei temi trattati infatti sono ancora attuali. La radicalità del santo di Assisi, la vicinanza ai poveri e l’aderenza al messaggio evangelico sono state prese a modello dal Papa che ne porta il nome. «Francesco era un santo, ma ai suoi tempi fece arrabbiare le autorità. Fu visto come una potenziale minaccia ma non era molto preoccupato. Zeffirelli nella pellicola lo mostra nella scena dell’incontro con il Papa (verso la fine, prima del riconoscimento pontificio, ndr). Penso che quella scena sia molto forte, molto commovente».

L’intervista (meglio, il racconto) dopo venti minuti volge al termine. La voce stanca di Faulkner si accomiata, questa volta per davvero. «Alla fine, è stato bello parlarne» si lascia andare. «Ho dovuto cambiare pagina rispetto alla mia carriera di attore ed è stato difficile, ma necessario. L’unico modo però era farlo una volta per tutte. Anche se ci è voluto del tempo».

Autore

Gianluca Carini

Nato a Palermo il 13/12/1992. Laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Milano. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.