FCU, storia della ferrovia nella terra di mezzo

Ideata alla fine del XIX secolo, inaugurata nel 1915 e bombardata: scampata al fallimento, la strada ferrata umbra oggi al bivio del Recovery
La chiamavano "binario morto" e "trenino lento": inefficienze e ambizioni di una storia italiana tra elettricità, diesel e l'utopia dall'idrogeno

C’è stato un tempo in cui per raggiungere Roma da Firenze si passava per Terontola, Perugia e Foligno. Una manciata di anni tra il 1866 e la metà del decennio successivo, in cui l’Umbria conobbe un’inaspettata centralità. Con l’allacciamento Terontola-Chiusi (1875), la regione si trovò di nuovo isolata dalle direttrici, esclusa dai grandi itinerari ferroviari. Slegata al suo interno, senza un collegamento che tenesse insieme Terni e Perugia. Il sogno di diventare cerniera degli scambi del nuovo Stato sfumò, come quello della Roma-Venezia, una linea che dal Tirreno all’Adriatico avrebbe dovuto attraversare la Valle del Tevere. In quegli anni di aspettative infrante e di nuove ferrovie, come la Arezzo-Fossato di Vico (1884), iniziò a prendere forma FCU. E non è un caso se è stato scritto che la Centrale umbra incarna meglio di ogni altra strada ferrata le speranze e la caparbietà, le ambizioni e le frustrazioni di un popolo abituato a stare nel mezzo, in equilibrio tra settentrione e meridione, tra la quiete degli eremi e il frastuono delle acciaierie. La FCU ha avuto il merito di collegare il nord al sud, ma lo ha fatto restando all’interno dei confini regionali, a perenne memoria delle occasioni perdute del XIX secolo.

La Grande Storia – L’inaugurazione della linea Umbertide-Perugia Ponte San Giovanni-Terni si tenne a pochi mesi dall’entrata dell’Italia in Guerra. Era il 1915 e il denaro raccolto per i festeggiamenti delle prime corse giornaliere fu devoluto alle famiglie povere dei richiamati alle armi. Si racconta che il primo convoglio, trainato da due locomotive a vapore, non riuscisse a farsi strada tra la folla venuta a salutare la nuova ferrovia e con essa la modernità. Il sistema di elettrificazione a corrente alternata monofase ad alta tensione era un progetto ambizioso per l’epoca. Perfezionata nel 1920, la conversione da vapore a elettricità arrivò in ritardo, tra i due conflitti, in un momento di espansione ed efficienza per la rete regionale. La Seconda guerra mondiale segnò una battuta di arresto. Gli impianti di Umbertide, Ponte San Giovanni e Terni vennero bombardati e distrutti. Le riaperture, a guerra finita, procedettero lentamente. Solo nel 1953 venne ripristinata l’unità della linea. La ricostruzione andò di pari passo con la ripresa dei lavori mai terminati a causa dell’attività bellica. Alla fine degli anni Cinquanta venne concluso, dopo un ventennio dall’inizio dei lavori, il tratto che mancava perché potesse dirsi compiuto il progetto originale. Umbertide cedette il titolo di stazione capolinea e Sansepolcro chiuse il cerchio, portando la FCU in Toscana, a pochi chilometri dal confine.

Una storia infinita – Era il 1956. Ma la parola fine, 65 anni dopo, non è stata ancora scritta. Nella storia di FCU, dallo scampato fallimento degli anni Settanta alla gestione governativa del 1982 fino alla creazione di Umbria mobilità nel 2010, il dibattito sul ruolo della ferrovia e sul suo potenziale, sul suo rilancio e ammodernamento, non si è mai spento. La ferrovia, a più di un secolo dalla sua nascita, resta divisa tra inefficienze e nuove ambizioni. A cominciare dalla questione spinosa della trazione ferroviaria. Da un lato c’è la sfida della rielettrificazione, dopo il passaggio al diesel e il deterioramento degli impianti, e dall’altro l’utopia possibile dell’idrogeno.  E lo stesso vale per gli sbocchi della linea. Le velleità di un’estensione a Nord attraverso un collegamento con la dorsale adriatica e le prospettive più praticabili, come quella di una Sansepolcro-Arezzo, tratta di 20 km mai realizzata, che era già nei progetti dell’Ottocento. Oggi, l’occasione per riscattarsi dalla cattiva fama di «trenino lento» e dimostrare di non essere «un binario morto» è offerta dal Recovery fund e dalla sua promessa di finanziamenti e rinascita.

Per approfondire:
R. COVINO (a cura di), Umbria in movimento. L’archivio storico di FCU, Perugia, Futura, 2011. L’inventario è a cura di Lorenzo Abbondanza, Andrea Maori e Giovanna Robustelli.

G. CORNOLÒ, La ferrovia centrale umbra. 150 chilometri attraverso il cuore verde d’Italia, Milano, Arcipelago Edizioni, 2004.

A. CIOCI, Le strade ferrate in Umbria dalle origini ai giorni nostri, Perugia, Volumnia Editrice, 2001.M. GARZI, MUA.

A. CIOCI, Ferrovie in Umbria, Bastia Umbra Kronion, 1990.

M. GARZI, MUA. La ferrovia Sansepolcro-Umbertide-Perugia-Terni, Cortona, Edizioni Calosci, 1979.

Autore

Ludovica Passeri

Nata a Roma il 22 giugno 1995. Diplomata al liceo classico Terenzio Mamiani. Laurea magistrale in Storia alla Sapienza con Erasmus presso l’Université Paris-Sorbonne e borsa di ricerca tesi all’estero. Tirocinio di cinque mesi in una redazione di Rai 2 nel 2019. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.