Sono passati 20 anni da quando il progetto di un raccordo capace di diminuire l’impatto del traffico sul tratto di E45 che passa da Ponte San Giovanni ha iniziato a riempire le cronache dei giornali locali e nazionali. Il Nodo di Perugia avrebbe dovuto cambiare la viabilità del capoluogo umbro, invece, dopo due decenni, continua a far discutere ingegneri e ambientalisti, politici e architetti.
Il progetto – Il piano attuale è una variante del progetto originario, che avrebbe dovuto collegare lo svincolo autostradale di Corciano a quello di Madonna del Piano, rinominata “nodino” dopo la bocciatura di quello originario.I
I favorevoli – Tra chi è fortemente convinto della bontà dell’opera ci sono Regione e Comune, ci sono gli autotrasportatori, c’è Confindustria. Proprio quest’ultima ha spiegato, per bocca del consigliere Maurizio Mariotti, le opportunità che questa opera può portare al territorio. Secondo Mariotti, intervenuto lo scorso 4 marzo nel corso del webinar organizzato da ANAS, il nodino potrebbe decongestionare in maniera definitiva il traffico attorno a Perugia, facilitando le imprese che fanno del trasporto “su gomma” il loro business primario. La regione, infatti, al pari delle omologhe del centro Italia, vive una situazione di difficoltà infrastrutturale, tanto da convincere la giunta Tesei a ipotizzare un investimento di 4.5 dei 6.5 miliardi di euro provenienti dal Recovery Plan proprio in questo settore.
Tutte le ragioni del no – Secondo i comitati e le associazioni, il nodino potrebbe avere effetti devastanti sull’ambiente, in una zona di interesse naturalistico, storico e archeologico molto importante. La questione del borgo di Collestrada è importante: la frazione del comune di Perugia ha nel suo territorio una zona boschiva a conservazione speciale e la sua gestione preoccupa Legambiente e WWF, che hanno espresso dubbi anche riguardo l’inquinamento acustico che si verrebbe a creare. Un’altra criticità è quella relativa ai costi ipotizzati, circa 1,1 miliardi di euro.
Le posizioni politiche – Del nodino si discute anche in Regione: la maggioranza preme perché si inizi presto con i lavori presentati dall’Assessore alle infrastrutture Enrico Melasecche, mentre le forze di opposizione sono d’accordo sull’importanza dell’opera, ma criticano il progetto. Il PD, in particolare, chiede che si vada avanti con l’opera originaria, perché ritiene che un “nodino” non risolva definitivamente il problema del traffico. I dem hanno infatti richiesto al governo centrale che il progetto, così come ipotizzato nel 2001, venga inserito nel Recovery plan, sostenendo che l’infrastruttura sia “immediatamente cantierabile”.
Le soluzioni proposte dai comitati – Le associazioni ambientaliste, al contrario, credono fermamente che la soluzione per risolvere il problema del traffico a Ponte San Giovanni si possa trovare anche senza costruire questo raccordo. Tra le soluzioni, l’istituzione di un pedaggio per i soli mezzi pesanti extralocali che transitano sulla E45, una riorganizzazione del sistema di trasporto pubblico, un miglioramento della viabilità di tutta l’area che ruota attorno a Perugia, e un eventuale progetto di innalzamento sul viadotto del tratto Collestrada-Balanzano.
Un piano travagliato – Nonostante un ventennio, le polemiche sul nodo/nodino di Perugia non accennano a diminuire. È evidente che la situazione dei trasporti umbri sia da migliorare, ma permangono ancora dubbi sull’effettiva realizzabilità di un piano così stravolgente. Intanto, quello di Ponte San Giovanni rimane ancora oggi il tratto più trafficato della E45: ogni giorno passano per le gallerie circa 200mila veicoli, 14 mila dei quali sono mezzi pesanti: il 50% del traffico totale umbro. Una situazione impensabile, che espone a rischi ambientali e di incolumità gli automobilisti e i cittadini dell’area circostante, costretti ogni giorno a trascorrere molto tempo in coda su una strada, a detta di tutti, non è più adeguata.