Inferno su rotaia

I problemi quotidiani dei pendolari che viaggiano in treno fuori dall’Umbria
Ritardi, cancellazioni, disagi. Per far valere le proprie ragioni i viaggiatori si organizzano in comitati, ma “trattare” con l’azienda di trasporto pubblico è impresa ardua. «Trenitalia non ci ascolta, per loro siamo solo una merce»

Dove si rallenta – Avanti e indietro tutti i giorni. Sempre di corsa, spesso in ritardo. Le storie dei pendolari che dall’Umbria viaggiano da e verso il Lazio assumono i contorni di un dramma collettivo senza fine. «Alcuni punti della linea ferroviaria sono decisamente problematici – spiega Massimo Magistrelli, presidente del comitato pendolari di Terni – In Umbria il collegamento tra Terni e Spoleto, a binario unico, è un collo di bottiglia. Questo si ripercuote sulle altre tratte fino a Foligno e da Foligno a Perugia e poi proseguendo per le Marche. Bisognerebbe razionalizzare le corse, noi pendolari siamo stanchi di ritardare per far passare l’alta velocità».
Le iniziative – «Il comitato pendolari di Terni – spiega Magistrelli – conta circa 900 iscritti su un bacino che ammonta a oltre 2800 persone. Facciamo parte del coordinamento del comitato regionale che si occupa anche dell’ex FCU. Cerchiamo di favorire il dialogo con Trenitalia RFI per cercare delle soluzioni, attraverso tavoli e incontri. Quando non ci ascoltano proviamo a farci sentire sui giornali. Qualche anno fa abbiamo anche “scioperato”: quando il controllore passava noi non gli mostravamo l’abbonamento. Reazioni dell’azienda? Nessuna, anzi cercavano di carpire i nomi dei dissidenti per sanzionarli». Difficile ipotizzare una soluzione, ma Magistrelli non ha dubbi: «I treni sono diventati tantissimi. Bisogna razionalizzare le corse e ottimizzare il passaggio dei mezzi, per conciliare le esigenze del trasporto nazionale e locale».

Lo sfogo – Rabbia e rassegnazione sono i sentimenti che predominano tra i pendolari. «Trenitalia ci tratta come una merce – spiega David Anullo, che tutti i giorni va da Terni a Roma – Anche oggi il treno ha più di 20 minuti di ritardo. Ho scritto all’azienda, ma so già che mi risponderà con frasi fantasiose». Lo stress del viaggio si ripercuote inevitabilmente sulla vita dei pendolari:«Arrivo al lavoro già nervoso e invece dovrei essere lucido. Anche durante il viaggio ho assistito a tentativi di linciaggio, persone esasperate e controllori che non si fanno vedere per evitare guai. Ma loro non c’entrano nulla; è l’azienda che deve fare qualcosa». Più ore sui mezzi significa anche rinunciare ad appuntamenti dal medico, uscite con gli amici, meno spazio per i propri cari. «Ho sacrificato molto tempo da dedicare alla mia famiglia. Trenitalia dovrebbe considerare che dietro ogni pendolare c’è una vita, che non deve essere sacrificata per far passare i treni veloci, per la mancata manutenzione o, addirittura come ci dicono, per colpa delle escursioni termiche. È assurdo!».

Autore

Paolo Sparro

Nato a Poggiardo (LE) il 27/06/1987. Laureato in Editoria multimediale e nuove professioni dell'informazione all'università "La Sapienza" di Roma. Appassionato di sport e radio.