La Scarzuola, l’utopia della città ideale secondo Tomaso Buzzi

Dove sacro e profano si incontrano lasciando in un angolo la razionalità
Tra esoterismo e surrealismo, alla riscoperta dell’eremo umbro dell’architetto di metà Novecento, che trovò a Montegabbione di Orvieto il suo posto nel mondo

La Scarzuola, “coacervo del tutto” – E’ dall’antica Grecia, fin dai tempi del filosofo Platone o ancor prima stando alle letture del Libro della Genesi, che l’uomo insegue l’ambizione di costruire città ideali. Un sogno che Tomaso Buzzi, architetto lombardo nato a Sondrio nel 1900, realizzò con la costruzione della Scarzuola di Orvieto, tra il 1958 e il 1978; in un fazzoletto di terra che si affaccia sulla verde campagna umbra e che comprò nel ‘56, per caso e per diletto, dopo un viaggio in Messico, ad Acapulco. «Un luogo unico e misterioso», come lo ha definito lo scrittore e sceneggiatore romagnolo Tonino Guerra, che è diventato “l’autobiografia in pietra” del progettista di punta della borghesia milanese negli anni Venti e Trenta del Novecento, nonché fondatore insieme a Giò Ponti (l’architetto del Grattacielo Pirelli) della rivista “Domus”. Interamente costruita in tufo, materiale friabile e poroso, tipico dell’orvietano, «La Scarzuola è coacervo del tutto, una mistura di sogni – spiega Marco Solari, pronipote di Buzzi e custode della città ideale – frutto di un trattato di architettura, fantasia, favola e mito».

Buzzi, dalla frenesia milanese al ritiro in Umbria – “Questo luogo rappresenta il mondo in cui ho avuto la sorte di lavorare, il mondo della cultura, dell’arte della mondanità e dell’eleganza” scrive Buzzi in uno dei suoi appunti d’archivio, prima di morire. Ed è proprio lo spirito del luogo, il “genius loci” della Scarzuola, a convincerlo che lì avrebbe trovato la sua più grande aspirazione e il senso della sua opera. Sempre dalle sue annotazioni, si legge:
“Pur vivendo in mezzo alla gente del Bel Mondo quasi come uno di loro e lavorando per i committenti in modo serio e professionale, in verità io vivo una vita di sogno, segreta, in mezzo alle mie carte, i miei disegni, le mie pitture e le mie sculture. E anche La Scarzuola diventa sempre più, in pietra viva, il mio sogno a occhi aperti, sempre più vasto e complesso, ricco di significati reconditi, di allusioni, di metafore, di concetti, di trovate, grandi e piccole, di segreti, di allusioni, echeggiamenti, fantasie, cristallizzazioni, incrostazioni, ricordi.”

Un gioco con il tufo- Nei vent’anni di ritiro alla Scarzuola, Buzzi diede sfogo alla sua smania costruttiva, innalzando e buttando giù la sua scenografia architettonica di città ideale: in un intrico di segni circolari che seguono i declivi della radura sul fianco delle colline. Da Dalì a Escher, da Vitruvio al Palladio una ricerca di sintesi perfetta e caotica, che risuona del silenzio e della pace, ascetica e religiosa, di un posto dov’è passato anche San Francesco d’Assisi. Era il 1218, quando il santo, patrono d’Italia, si fermò alla Scarzuola. Allora non c’era nulla e per ripararsi Francesco si costruì una capanna di scarza: la pianta palustre che lì cresce rigogliosa e da cui si ricava la paglia per intrecciare le sedute delle sedie e rivestire i fiaschi di vino. Mezzo secolo dopo venne costruita una Chiesa, in memoria di San Francesco e fu ribattezzata per l’appunto La Scarzuola.

Il lascito visionario di una città eterna – Da sostenitore del ruinismo,una corrente artistica secondo la quale le opere venivano lasciate in balia del tempo, dopo la sua morte Buzzi volle lasciare la Scarzuola alla natura, con l’espresso desiderio messo nero su bianco nel suo testamento, di affidarla alla cura del tempo. «Del resto, mio zio non credeva nell’eternità dei luoghi» commenta Marco Solari, il nipote ed ora il guardiano della Scarzuola che nel 1981 ha salvato dall’abbandono e dall’oblio la città buzziana rendendola patrimonio aperto a tutti e percorso di iniziazione e introspezione per quanti, come Buzzi, cercano ancora un loro posto nel mondo.

Autore

Elena Frasconi

Nata a Farnetta di Montecastrilli (Terni) il 28 marzo 1989. Dopo la laurea in Scienze Politiche e una borsa di studio in Comunicazione istituzionale europea all'Università di Perugia, è giornalista pubblicista dal 2013.