La sfida del Minimetrò

La scommessa del trasporto pubblico perugino
Quattro chilometri, sette fermate: il sistema di trasporto alternativo nel capoluogo umbro, tra criticità e innovazione

Dalle 7 del mattino alle 21, il Minimetrò, la funivia leggera di Perugia, accompagna pendolari e turisti da una parte all’altra della città, tutti i giorni dal 2008. Il “people mover” perugino – così è denominata la categoria di trasporti elettrometrici in cui si inserisce l’opera pubblica – collega la zona di Pian di Massiano al centro storico, toccando le stazioni di via Cortonese, Madonna Alta, Fontivegge, Case Bruciate e Cupa.

L’avanguardia problematica – Presentato come soluzione di avanguardia nel campo della mobilità alternativa, il Minimetrò si muove su e giù per quattro chilometri. Le venticinque piccole vetture senza conducente, lunghe cinque metri e capaci di trasportare fino a venti persone, si spostano su binari costruiti al di sopra del livello stradale, sfruttando un sistema di trasporto completamente automatico a trazione a fune. Oggi si presenta così il minimetrò: come una linea, breve e dinoccolata, che attraversa una porzione di Perugia. Il progetto iniziale, invece, prevedeva una copertura più ampia della città: da Pian di Massiano, il Minimetrò avrebbe dovuto raggiungere Monteluce, ma la seconda tratta del servizio non è mai stata attuata. È per questo che il Minimetrò si aggiudica un posto nelle incompiute d’Italia (838 opere pubbliche lasciate a metà, 14 in Umbria). Come si legge sul sito della società, è stato elaborato un primo progetto ritenuto attualmente “eccessivamente oneroso sul piano dell’equilibrio economico”. Allo studio ci sarebbero, però, “soluzioni in grado di ridurre il forte impatto economico di un’opera interamente in galleria”. Per adesso, però, Comune e Regione frenano: le risorse non ci sono.

Crescita frenata – I dati quest’anno registrano una crescita rispetto a quelli dell’anno scorso: nel 2016, infatti, si è registrato un aumento pari al 4 percento rispetto al 2015. In numeri, vuol dire che, nel corso del 2016, i tornelli sono stati oltrepassati 2,7 milioni di volte. Il costo iniziale della prima tratta era stimato in 71 milioni di euro, ma al termine dei lavori l’opera è venuta a costare 103 milioni di euro. Resta il dubbio sull’effettiva necessità di una macchina dispendiosa che copre solo una parte esigua di città. Ogni anno si spendono quasi otto milioni di euro in manutenzione, che gravano sulle casse cittadine, e i ricavi – seppur destinati nel tempo a crescere – non sono quelli sperati. Anche riguardo l’affluenza i conti non tornano: il progetto iniziale prevedeva un utilizzo medio giornaliero di 15mila passeggeri. I dati di oggi rivelano che sono poco più di 7mila gli utenti che ogni giorno timbrano il biglietto del Minimetrò (con picchi importanti durante i grandi eventi cittadini, da Umbria Jazz a Eurochocolate). I perugini, sebbene soddisfatti dell’efficienza del minimetrò in sé, lamentano la poca integrazione con gli altri mezzi di trasporto pubblici e la fruibilità limitata del servizio dal punto di vista degli orari.

Autore

Cristiana Mastronicola

Nata a Frosinone il 15 aprile 1990 e laureata in Storia medievale, moderna e contemporanea presso l'Università La Sapienza di Roma, oggi collaboro per Articolo21 e faccio parte di Libera - associazioni, nomi e numeri contro le mafie.