L’aeroporto di Perugia per rilanciare l’Umbria

Lo scalo di Sant'Egidio è uno snodo di imprescindibile importanza nella regione
L’Umbria non eccelle certo per le vie di comunicazione, ma il “San Francesco d’Assisi” si propone come elemento di sviluppo e progresso, oltre che come acceleratore di un turismo in crescita

Un San Francesco incappucciato su una rotonda in mezzo ai campi verdi, sullo sfondo, in lontananza, la città del Santo poverello. L’”aeroporto internazionale dell’Umbria-Perugia San Francesco d’Assisi” si presenta così agli occhi del turista di turno. A metà strada tra il capoluogo umbro e la città serafica, l’aeroporto internazionale dell’Umbria appare come una proiezione quasi avveniristica in una regione che verrebbe da definire in ritardo in quanto a vie di comunicazione. Rinnovato completamente nel 2011, l’aeroporto è l’unico scalo della regione destinato a voli di linea e, grazie anche al potenziamento dell’infrastruttura nel 2009, ha dimostrato di reggere la competizione con gli altri piccoli aeroporti italiani. Il 2016 è stato un anno di crescita per lo scalo umbro. Il terremoto che ha colpito il centro Italia e in particolare le zone dell’Umbria ha avuto un forte impatto sull’economia dell’aeroporto, che, però, ha saputo affrontare l’emergenza chiudendo l’anno con numeri positivi.

Valorizzare l’aeroporto per valorizzare l’Umbria – L’aeroporto fa bene alla regione e punta a fare meglio. Per Piervittorio Farabbi, direttore di SASE, la società che lo gestisce, la struttura mira ad avere un maggiore impatto sul territorio. Dopo l’ampliamento della struttura di cinque anni fa, oggi in programma c’è il rilancio dell’aeroporto con un nuovo piano di comunicazione volto a valorizzare la presenza dello scalo in Umbria.

Il circolo vizioso – L’aeroporto di Perugia sopperisce, quindi, alla mancanza delle altre vie di comunicazione? Probabilmente l’idea è quella ed è buona. In posizione strategica, nel cuore dell’Italia, a due passi dalle colline toscane e dalla Capitale, l’aeroporto potrebbe diventare la chiave di volta per una situazione ad oggi stagnante. Sant’Egidio potrebbe essere volano del turismo, bypassare le strade e le ferrovie e guardare fuori dai confini regionali (e nazionali, perché no), cercando di attrarre a sé più rotte possibili e aprendo la strada ad un turismo ancora embrionale. Assisi, a due passi, attira ogni anno migliaia e migliaia di visitatori; Perugia, grazie anche all’Università per Stranieri, diventa sempre più polo internazionale; tutta la regione è costellata di piccole realtà da scoprire: se sfruttato bene, l’aeroporto potrebbe essere il motore di uno sviluppo capace di fare dell’Umbria un bacino di ricchezze non indifferente. D’altra parte, però, senza un supporto infrastrutturale solido – che va dalle strade alle ferrovie, passando anche per strutture alberghiere attrezzate di cui la regione è ad oggi sprovvista – l’aeroporto resta un’oasi nel deserto.

Autore

Cristiana Mastronicola

Nata a Frosinone il 15 aprile 1990 e laureata in Storia medievale, moderna e contemporanea presso l'Università La Sapienza di Roma, oggi collaboro per Articolo21 e faccio parte di Libera - associazioni, nomi e numeri contro le mafie.