I sindacati credono nel “San Francesco d’Assisi”

Cgil, Cisl e Uil sostengono lo scalo umbro, ma chiedono maggiori collegamenti
All’appello, secondo le organizzazioni sindacali, mancano ancora una buona rete di infrastrutture e una seria campagna di comunicazione per promuovere la struttura e renderla più competitiva

“Gli aerei in cielo vanno tirati giù a terra”. Mario Fagotti, ex presidente della SASE, amava ripetere questa breve esortazione per sottolineare l’importanza di attirare le maggiori compagnie aeree. Fagotti a marzo si è dimesso, la dirigenza della SASE è cambiata e il numero complessivo di passeggeri nel 2016, complice anche il terremoto, è diminuito drasticamente. Ma il “San Francesco d’Assisi” rimane al centro dei progetti della regione, che continua a investire nella struttura attraverso Sviluppumbria, la società per lo sviluppo dell’Umbria. Anche i sindacati hanno dimostrato di credere in questa importante infrastruttura. Cgil, Cisl e Uil hanno apprezzato l’impegno finanziario della regione, ma hanno chiesto allo stesso tempo una maggiore campagna di comunicazione per promuovere l’aeroporto.

Mancanza di sinergie – L’aeroporto, nato come struttura a gestione familiare, ha all’attivo 38 lavoratori dipendenti della SASE e altri 200 collaboratori esterni a SASE. Una società piccola, che per le organizzazioni sindacali rappresenta una risorsa importante, visto il suo potenziale sulla crescita del turismo regionale. “Gli investimenti ci sono, il bilancio societario è migliorato e la dirigenza ha aumentato la promozione pubblicitaria” ha evidenziato Stefano Cecchetti, segretario della Uil trasporti Umbria, “ma c’è un problema enorme nei collegamenti con le altre infrastrutture: ferrovie e autobus sono a dir poco carenti e manca il supporto delle agenzie turistiche”. La richiesta di maggiore sinergia con gli altri mezzi di trasporto è avanzata anche da Marco Bizzarri, segretario della Filt-Cgil umbra: “L’aeroporto c’è, ma va messo in rete. Una rete che deve coinvolgere anche gli altri aeroporti limitrofi”.

L’atteso piano industriale – Ai lavoratori dell’aeroporto spesso si richiede molta flessibilità nei turni lavorativi, ma, secondo le organizzazioni sindacali, si percepisce nel complesso soddisfazione. “C’è massima disponibilità del personale, anche nei momenti di maggior bisogno”, sostiene Cecchetti, “utilizzando la maggior flessibilità, garantiamo la massima occupazione”. Si attende ora il nuovo piano industriale, che la SASE dovrebbe presentare a breve. “Quest’aeroporto è uno dei pochi sani d’Italia” ha ribadito Gianni Martifagni, segretario regionale della Fit-Cisl, “la scommessa ora è di trasformarlo in un polo di grande importanza strategica, attraverso però dei necessari investimenti pubblicitari”.

Autore

Pietro Adami

Nato a Padova l'1 novembre 1991, ho conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza presso l'Università di Bologna. Ho fatto l'Erasmus all'Universidad Pablo Olavide de Sevilla. Dal 2016 sono giornalista praticante della Scuola di Giornalismo di Perugia.