Pronto soccorso d’artista

Vicino a Spoleto il bunker che ospita le opere recuperate dalle zone colpite dal terremoto

Da archivio a scrigno – Oltre 1000 opere salvate dalle macerie e dall’umidità, custodite all’interno di un capannone sorvegliato giorno e notte. Un vero e proprio bunker, nelle campagne nei pressi di Spoleto, dove arrivano senza sosta camion e montacarichi colmi di pezzi di storia cancellata dai terremoti del 26 e del 30 ottobre. Qui carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale, vigili del fuoco, tecnici del Ministero dei beni culturali e volontari della protezione civile portano in salvo quadri, candelabri e sculture provenienti dalla Val Nerina. Opere estratte in condizioni più o meno gravi dalle chiese, dal museo della chirurgia di Preci e dal museo civico di Castellina di Norcia. La struttura, antisismica, è stata costruita dopo il terremoto che devastò Assisi nel 1997. Da allora è stata utilizzata come archivio; oggi è un rifugio sicuro per oltre tre secoli di storia.

La struttura– Il capannone si sviluppa in 5 saloni dove le opere d’arte vengono accolte e catalogate. Il primo ambiente, oltre il grande portone in acciaio, è la cosiddetta sala di “pronto soccorso”, dove si fa una prima analisi dei danni subiti. Da quattro angoli spiovono i lunghi bracci metallici blu degli aspiratori che eliminano la polvere da oggetti e dipinti. Nelle sale più interne, avviene la conservazione vera e propria: qui il sistema di aerazione garantisce una temperatura costante sui 20 gradi e un tasso di umidità vicino al 55%. Nell’ultimo dei lunghi corridoi, che ospitano vasche di raccolta e scaffali, c’è una parete interamente coperta da imponenti “armadi” di metallo: sono composti da sportelloni verticali a scomparsa dove si conservano i quadri più grandi.

I capolavori – Ogni opera è schedata con la data del salvataggio, il luogo del prelievo e lo stato di conservazione. Tra le più note, e difficili da trasportare, “L’Incoronazione della vergine” dipinta da Jacopo Siculo nel 1541, salvata dalla chiesa di San Francesco a Norcia, o la tela squarciata, alta 4 metri, della “Crocefissione”, realizzata dal Pomarancio nel 1606. Accanto alle pitture nel bunker si conservano croci da ricomporre e sculture, come la statua della Madonna Bianca di Ancarano, un altorilievo in marmo su fondo azzurro, scolpita nel 1488 da un allievo del Verrocchio. Non mancano pezzi d’architettura e oggetti recuperati da chiese e cattedrali, come i due rosoni della chiesa di San Salvatore di Campi di Norcia (40 pietre da ricomporre) e le campane dell’oratorio di Norcia.

 

Autore

Paolo Sparro

Nato a Poggiardo (LE) il 27/06/1987. Laureato in Editoria multimediale e nuove professioni dell'informazione all'università "La Sapienza" di Roma. Appassionato di sport e radio.