L’arte umbra fuori pericolo

Alla Coo.Be.C tra i restauratori che hanno salvato le opere dai terremoti del '79 e del ‘97
La struttura si trova a Santo Chiodo, zona industriale di Spoleto ed è stata istituita nel 1975

«L’Umbria può contare su un personale specializzato in grado di garantire risposte immediate in caso di calamità». Ne è convinto Rolando Ramaccini, amministratore e direttore tecnico della Coo.Be.C, storica cooperativa di beni culturali di Spoleto. «Il Ministero ci incaricò sia della messa in sicurezza degli affreschi dell’edilizia storica, sia della movimentazione dei beni in depositi attrezzati». Il team di esperti riuscì ad immagazzinare tutte le opere mobili dei musei di Foligno, Nocera Umbra e Assisi che subirono maggiori danni e furono coinvolti nel recupero della Basilica di San Francesco d’Assisi. Fra l’altro, salvarono il ciclo rinascimentale di Benozzo Gozzoli nella chiesa francescana di Montefalco, riuscendo, tra la prima e la seconda scossa, a puntellare la volta che sarebbe altrimenti crollata.

Manutenzione ordinaria prima di tutto – Per affrontare con successo un evento calamitoso di difficile previsione come il terremoto è necessario organizzare un sistema di tutela dei beni artistici efficace, a partire dalla manutenzione ordinaria. Soprattutto per una realtà esposta alle vicende sismiche con cadenza pressoché regolare come quella umbra. Perciò il Ministero dei beni culturali, negli anni ’70, progettò qui un piano pilota per una buona conservazione di dipinti murali, affreschi e opere fisse.

Aspetti tecnici, tra attenzioni preliminari e attacchi microbiologici – In caso di terremoto, il primo passo è sempre la tempestiva messa in sicurezza della struttura. Per i dipinti murali occorre assicurarsi che le parti lesionate possano permanere nel luogo, senza subire ulteriori crolli. «Bisogna prestare attenzione anche al contenuto, cioè il bene mobile – sottolinea il restauratore – per cui se una chiesa è considerata inagibile, si deve provvedere alla rimozione dei beni che si trovano al suo interno».
Questa regione ha sviluppato, grazie ad una serie di accordi programma quadro dal 2004 al 2007 nell’ambito della Protezione civile, un sistema molto evoluto quanto a magazzini di ricovero e ricerca. Oggi si utilizzano prodotti sublimanti innovativi, come sistemi di fissaggio delle superfici a rischio crollo che non lasciano traccia sulla materia originale.
I beni che arrivano nel magazzino di Spoleto passano prima in una camera ipobarica per la disinfestazione: «Sono interventi che si fanno a tappeto in quanto l’opera infettata può provocare danni anche alle altre» conclude Ramaccini.

Autore

Giulia Bianconi

Nata a Perugia il 1° giugno 1993. Laurea triennale in Scienze politiche e relazioni internazionali all'Università di Perugia. Specialistica in Relazioni Internazionali (curriculum Valori - Diritti umani, interculturalità e cooperazione allo sviluppo) ancora in corso. Giornalista pubblicista dal 2015.