Capolavori tra le macerie

Viaggio alla scoperta delle opere d’arte salvate dall’inferno del sisma in Umbria
Da Assisi a Norcia, l’impatto dei terremoti che hanno sconvolto il patrimonio artistico nel cuore d’Italia. Quali sono le iniziative per preservare quadri, sculture e opere architettoniche danneggiate

Assisi, 20 anni fa – 26 settembre 1997, ore 2:33, la volta superiore della Basilica di San Francesco è un cumulo di macerie. Poi ancora altre scosse, più intense. Un bilancio di 11 morti, e ingenti danni a case e al patrimonio artistico. Oltre alle opere di Giotto, furono pesantemente danneggiate anche le vele del presbiterio affrescate da Cimabue tra la seconda metà del 200 e i primi del 300. La messa in sicurezza delle opere ebbe un ruolo decisivo, ma lasciò nelle popolazioni locali un senso di smarrimento anche identitario.

Come sottolinea la ricercatrice di storia dell’arte, Sara Cavatorti: «Le operazioni di salvataggio alterano la percezione della geografia artistica. La diffusione del patrimonio che è strettamente connessa alla storia dei luoghi, alle committenze, alla devozione popolare. Tutti aspetti della storia dell’arte che si perdono quando l’opera viene custodita al di fuori da questo contesto che non dice più niente».

Ha tremato ancora – Oggi le opere recuperate dai luoghi colpiti dal sisma del 30 ottobre vengono accolte in un vero e proprio “pronto soccorso”. Lo sciame sismico che ha colpito la Val Nerina ha distrutto diverse chiese di Norcia tra cui quella di San Filippo Neri e Santa Maria Argentea, che contiene in gran parte opere in legno perlopiù perdute, tra cui diversi crocifissi risalenti alla seconda metà del 400. Tra le opere più note il crocifisso realizzato da Giovanni Teutonico nel 1494, esempio della fiorente attività artistica nelle aree attraversate dal fiume Nera. La Madonna della parrocchia di Norcia, «esempio di una fervida collaborazione tra scultura e pittura». Nella piazza di Norcia resta in piedi solo il portale della Basilica di San Benedetto, con le sue statue di epoca rinascimentale divenute ormai simbolo di speranza e di orgoglio per gli abitanti desiderosi di ripartire.

Nuove frontiere – Il recupero delle opere non è solo frutto delle azioni spettacolari dei vigli del fuoco, come il salvataggio della pala di Jacopo Siculo (basilica di Norcia) finito su tutti i giornali e i tg, ma anche del lavoro certosino dei restauratori . La lotta contro l’umidità e tutti i fattori che deteriorano i capolavori è portata avanti attraverso tecnologie sempre più moderne: i dipinti possono essere ridefiniti attraverso vernici che permeano la parete e si fissano; le parti mancanti degli oggetti ricostruite in grafica vettoriale e poi realizzate in 3d. In linea di principio gli interventi dei restauratori per quanto complessi sono divenuti via via meno invasivi e spesso è possibile “riportare in vita” le opere. Interventi mirati a preservare una bellezza fragile dell’arte, che oggi più che “rughe” segno del tempo, mostra qualche crepa.

TERREMOTO: LA MAPPA DELLE OPERE COLPITE

Autore

Paolo Sparro

Nato a Poggiardo (LE) il 27/06/1987. Laureato in Editoria multimediale e nuove professioni dell'informazione all'università "La Sapienza" di Roma. Appassionato di sport e radio.