“Dal fucile alla telecamera: la mia guerra contro l’ISIS”

Claudio Locatelli, padovano, nel 2017 decide di andare in Siria per combattere al fianco dei Curdi. Sette mesi di battaglie, poi la conquista di Raqqa, allora "capitale" del Califfato
E' uno dei circa 25 italiani partiti per la guerra nel Rojava. Oggi fa il giornalista: "L'attacco dei turchi? Un dolore enorme, con il cuore e la mente sono là"

“Siamo spesso abituati a credere che non si possa agire e che non si possa fare nulla, ma non è così,  il mio impegno nasce come atto di coerenza, verso un causa che considero giusta”. Claudio Locatelli, classe 1987, nato a Bergamo e residente a Padova, un ragazzo apparentemente come tanti altri, nel 2017 decide di andare nel nord della Siria a combattere insieme ai curdi dell’YPG contro l’Isis.

Arrivato nel Rojava, il nord-est siriano, poco prima dell’inizio della campagna per la riconquista di Raqqa, città simbolo del potere di quel califfato che allora pareva inespugnabile, passa il primo mese ad imparare la lingua e a studiare la cultura di un popolo così lontano da noi. Contemporaneamente, Claudio, impara anche le tecniche di guerriglia e l’uso del kalashnikov e, una volta pronto, va al fronte dove combatte sei mesi al fianco delle forze democratiche siriane: “Le chiamano genericamente forze curde, – racconta – ma questo è parzialmente un errore, perché sono sì guidate dai curdi, ma sono composte anche da arabi, cristiani, atei ed altri”.  Claudio diventa così un incursore notturno, penetra nel fronte nemico e stabilisce una nuova linea. “Sono diventato fratello d’armi – confessa – non con tutti, ma con la maggior parte di coloro insieme a cui combattevo. Non potrò mai dimenticare Robert, il ragazzo con cui avevo legato di più e che morì durante le prime fasi della battaglia di Raqqa. Mi diceva che ci saremmo rincontrati a New York o a Padova e che avremmo bevuto uno spritz ricordando le avventure in Siria”.

Claudio condivide la fatica, le notti insonni e l’adrenalina delle azioni di guerra anche con altri italiani: “In totale dal 2015 circa 25 italiani sono andati in Siria, quando ero a Raqqa eravamo in quattro, oltre a me c’erano un ragazzo di Milano, un ragazzo di Torino e un marchigiano”. 

Il 9 ottobre scorso la Turchia ha attaccato il nord della Siria, dopo il ritiro delle truppe statunitensi. Le cancellerie di tutta Europa, pur decidendo di non intervenire militarmente, si sono schierate al fianco dei Curdi. “È difficile – ci spiega Claudio – vivere la quotidianità qua in Italia senza pensare a quello che sta succedendo in quella terra e che mi è rimasta dentro. Immaginate che sono stato mesi nella zona attualmente occupata dai turchi e là ho conosciuto diverse persone. Ricordo un uomo che aveva un piccolo negozio e che la prima cosa che fece quando ci incontrò fu invitarci a casa sua per mostrarci delle foto di lui al mare con la famiglia negli anni ’90. Chissà ora come sta”. 

Che fare? Ripartire per la Siria ora che è nuovamente sotto attacco? Claudio è deciso: “La mia parte l’ho fatta – dice – ora mi impegno nella divulgazione e le mie armi sono la telecamera e la penna. Ci sono tanti modi per combattere”.

Autore

Luca Marroni

Nato a Perugia il 02/08/1992. Laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Perugia. Giornalista praticante del XIV Biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.