Intelligenza artificiale e apprendimento: la nuova sfida per scuole e università

L'Intelligenza Artificiale avrà effetti dirompenti anche nella didattica: opportunità e rischi per studenti e lavoratori del settore
Tante anche le possibilità per un insegnamento più inclusivo: mappe, programmi, presentazioni adatte a ogni esigenza pronte in pochi secondi

Diciamolo, a scuola c’è sempre stato chi barava con i compiti a casa. Versioni ed esercizi copiati, ricerche commissionate a un parente o un amico più grande, commenti scopiazzati dai manuali. Unica regola dei “furbetti” cambiare qualche parola per non farsi scoprire. Ma ai ragazzi di oggi non serve nemmeno fare questo piccolo sforzo: con un paio di click e qualche domanda ben posta, programmi di intelligenza artificiale generativa come ChatGpt o Bard sono in grado di produrre testi originali e completi nel giro di pochi secondi. Un sogno per gli studenti più svogliati, un rischio per il nostro sistema di apprendimento, ma anche un mare di possibilità per una didattica più efficace e versatile.

Quali IA in classe – Con intelligenze artificiali, o IA, intendiamo tutti quei programmi informatici in grado di simulare alcune caratteristiche del pensiero e del ragionamento dell’essere umano. L’IA generativa è quel particolare tipo di software che può creare contenuti originali: testi, ma anche foto, video, mappe. Un mare di potenzialità accessibili a tutti, spesso gratuitamente. Per usare l’intelligenza artificiale basta inserire dei prompt verbali – cioè, dare delle istruzioni testuali al computer – o seguire i comandi proposti dall’applicazione. Su There’s an AI for That (“C’è un’IA per questo”, ndr), il primo grande raccoglitore di intelligenze artificiali, al 14 dicembre 2023 sono 102 i programmi raccolti nella sezione “Learning”, ovvero imparare. Sono 62 quelli nella sezione “Summaries” (riassunti), 50 quelli per imparare le lingue, 16 per la correzione della grammatica, 141 quelli che permettono di analizzare documenti ricercando risposte all’interno dei testi. Tutte competenze fondamentali che vengono apprese a scuola e che ora possono essere completamente automatizzate, spesso con programmi gratuiti o dietro il pagamento di un abbonamento.

Una nuova sfida – Che l’intelligenza artificiale sia la sfida del presente anche in termini di istruzione e didattica è chiaro. Lo ha detto chiaramente Stefania Giannini, assistente del direttore generale per l’educazione dell’UNESCO in apertura della guida pubblicata dall’ente sul tema delle IA nel settore dell’educazione e della ricerca.

«Such wide-ranging capacities for information processing and knowledge production have potentially huge implications for education, as they replicate the higher-order thinking that constitutes the foundation of human learning. As GenAI tools are increasingly able to automate some basic levels of writing and artwork creation, they are forcing education policy-makers and institutions to revisit why, what and how we learn. These are now critical considerations for education in this new phase of the digital era».

– Stefania Giannini

«Uno spettro così ampio di programmi capaci di processare le informazioni e di produrre conoscenza ha potenzialmente enormi implicazioni per l’educazione, dal momento che replicano funzioni mentali superiori che sono alla base dell’apprendimento umano. Visto che gli strumenti di intelligenza artificiale generativa sono sempre più capaci di automatizzare alcuni livelli basilari di scrittura e creazione artistica, stanno costringendo chi decide sulle politiche educative e le istituzione a rivedere perché, che cosa e come impariamo. Questi sono i punti critici per l’educazione in questa nuova fase dell’era digitale». Ovvero: le potenzialità sconfinate dell’IA sono destinate a cambiare il modo in cui impariamo e insegniamo. Naturalmente, non senza conseguenze.

I rischi – Le paure degli insegnanti non dovrebbero riguardare solo la possibilità che i ragazzi copino dai nuovi software, o che i prodotti elaborati dai bot non siano completi o del tutto corretti. I veri pericoli riguardano lo sviluppo del senso critico: gli studenti, fidandosi ciecamente degli algoritmi, non esercitano capacità fondamentali come la lettura e l’analisi di testi, la comparazione e la scrittura. Insomma, le IA possono essere un ostacolo per la crescita del pensiero in senso lato. Un “impigrimento” della mente che può avere ricadute sulla memoria, sulla capacità di elaborare e riassumere informazioni e rendere nel complesso gli allievi meno indipendenti dagli strumenti che hanno a disposizione.

Le possibilità – Ogni medaglia ha due lati e sicuramente l’uso dell’IA non fa eccezione. I software potrebbero essere impiegati nel supporto ai docenti, che li potrebbero impiegare per correggere compiti in classe con domande a scelta multipla, permettendo a chi insegna di dedicarsi alla preparazione di lezioni e interventi in classe. Le IA possono anche ottimizzare i tempi necessari a realizzare semplici diapositive e presentazioni. Soprattutto, l’intelligenza artificiale può essere una preziosa alleata nella lotta alle discriminazioni sui banchi. I software possono infatti affiancare docenti e studenti nella realizzazione di materiali per ragazzi con disturbi dell’apprendimento: mappe, testi semplificati, grafici utili a visualizzare le informazioni, con la possibilità di perfezionare in pochi secondi il materiale fino a renderlo “su misura” per l’alunno.

Autore

Allegra Zanni

Nata a Guastalla (RE) il 07/06/2000. Laureata in Scienze della comunicazione all'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Studentessa di Media education presso lo stesso ateneo. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di giornalismo di Perugia.