Bitcoin, ecco come si “estrae” l’oro digitale

L'esperto Marco Cavicchioli: «Le macchine da mining generano decine di miliardi di codici al secondo alla ricerca di quello giusto per ottenere criptovaluta»
Dietro c'è una rete di computer che lavora senza sosta per verificarne le transazioni: ecco come i miner mantengono in vita e alimentano il sistema

Grandi magazzini pieni di computer, un brusio costante di macchine al lavoro e il rumore delle ventole che girano per raffreddarle. Molti avranno visto foto o video di questi luoghi, le cosiddette mining farm. Sbagliando avrete pensato di trovarvi davanti a una scena di Matrix o di un film di fantascienza, ma Hollywood non c’entra nulla. Per capire il lavoro dei “minatori” di criptovaluta, bisogna sapere che ogni trasferimento di Bitcoin viene registrato nella ‘blockchain’, un registro pubblico online e decentralizzato: è grazie ad esso che quei potenti computer “estraggono” questa moneta digitale.

Cos’è il Bitcoin – La blockchain è stata creata nel 2009 da Satoshi Nakamoto, e al suo interno sono registrate tutte le vendite e gli acquisti di Bitcoin – che, va detto, è solo la più famosa delle criptovalute. Non è modificabile e ogni transazione, per essere inserita, deve essere confermata da un codice creato in automatico dal sistema. A scovarlo sono proprio i miner, che con i loro computer tentano miliardi di combinazioni fino a trovare quella giusta per confermare lo scambio. Grazie al loro lavoro, tengono in vita il mercato delle criptovalute, privo di banche o istituzioni di riferimento: senza la loro attività la blockchain non potrebbe essere aggiornata e il sistema collasserebbe.

Photo by Marco Krohn  ©


Cos’è il mining«Il mining è fondamentale per Bitcoin perché rappresenta l’unico modo di emettere nuovi Bitcoin», spiega Marco Cavicchioli, esperto del settore e divulgatore dal 2013. «Dal punto di vista tecnico, il processo è semplice: bisogna indovinare un codice, chiamato hash, estraendolo casualmente. Questo codice, già previsto dalla struttura, serve a confermare la crittografia del blocco e, quindi, la transazione. Senza di esso, il blocco non può essere aggiunto alla blockchain». Ma in cosa consiste esattamente il lavoro dei miner? «Le loro macchine generano casualmente decine di miliardi di codici al secondo finché non trovano quello corretto. Una volta trovato, lo comunicano a tutta la rete dicendo: ‘Abbiamo trovato il codice, questo è il blocco confermato’. E come ricompensa ricevono 3,125 Bitcoin». Ma devono riuscire a farlo prima degli altri per ottenerli. In poche parole, il mining è una gara a chi trova prima il codice, così da ottenere dei Bitcoin. Queste monete digitali hanno tanto valore per lo stesso motivo per cui ce l’ha l’oro: sono rare e difficili da ottenere. Il numero totale di Bitcoin che l’algoritmo di Nakamoto può generare arriva a 21 milioni, e non ne verranno mai creati altri. Si prevede che il processo di estrazione terminerà nel 2140. Il mining, oltre all’acquisto, è l’unico modo per ottenere Bitcoin, ma non tutti possono farlo.

Il mercato dell’estrazione –  «In termini di potenza di calcolo, i primi quattro miner al mondo ne possiedono i tre quarti», spiega Cavicchioli. Il settore, quindi, è dominato da pochi attori, anche se esistono le pool di mining, ovvero un software che permette a molti piccoli attori di unire la loro potenza di calcolo e «quando qualcuno trova il codice giusto, i Bitcoin vengono divisi tra i partecipanti. Oggi il 75% del mining è concentrato in quattro grandi pool». A poterlo fare è infatti chiunque sia dotato di un dispositivo in grado di compiere calcoli. Ovviamente più la tua macchina è potente, più sono alte le possibilità di trovare il codice giusto. Questa forma di investimento, un tempo ritenuta esclusiva di nerd e guru della finanza, oggi ha attirato l’attenzione di governi e istituzioni. Come ricorda Cavicchioli, lo stesso «Trump ha promesso che gli Stati Uniti istituiranno una riserva strategica nazionale in Bitcoin». Il governo americano al giorno d’oggi possiede già 198mila Bitcoin provenienti da sequestri alla criminalità, per un valore di circa 19 miliardi di dollari. Questo potrebbe dare inizio all’uso di questa moneta virtuale come riserva strategica, in quanto più stabile di altre criptovalute. «La svalutazione delle valute tradizionali avviene per contenere l’inflazione, e lo si fa attraverso le emissioni di nuova moneta. Su Bitcoin invece questo avviene molto lentamente fino al giorno in cui sarà a zero». Un mercato che ci si aspetta continui a crescere, come il numero di computer che servono per sostenerlo.


Autore

Libero Stracquadanio

Nato in Sicilia nel 2002, sono cresciuto nella mia città, Modica. Finite le scuole superiori, mi sono trasferito a Bologna, dove ho conseguito una laurea triennale in Scienze della Comunicazione e scoperto la passione per il giornalismo e la politica.