Tra tabù e (dis)educazione: limiti e rischi della prevenzione sessuale oggi

Uno studio dell’università di Torino rivela: identità di genere, educazione sessuale, i temi meno trattati nelle aule
Mancanza di medici e chiusura dei consultori diminuiscono le possibilità di cura e di educazione. A Perugia se ne occupano anche associazioni come Omphalos

Educare alla sessualità significa parlare di prevenzione, malattie sessualmente trasmissibili, ma anche far conoscere le strutture e i servizi attivi sul territorio. Quando si parla di sanità, quindi anche di salute sessuale, la prossimità al paziente o alla paziente è fondamentale. Altrettanto importante è la possibilità di fare divulgazione a una platea estesa, a partire dai giovani. Due punti su cui l’Italia – e anche l’Umbria – non vanno molto forte quando si parla di sessualità.

Le scuole – Il presidio per eccellenza per l’educazione dei ragazzi e dei bambini è sicuramente la scuola. All’interno delle aule italiane però fatica a trovare spazio un programma di educazione sessuale strutturato che riesca a coprire in maniera sistematica tutti i temi che ruotano attorno al sesso e alla vita affettiva. Nel rispetto dell’autonomia scolastica, ogni istituto individua uno o più percorsi, lavorando insieme agli studenti e alle loro famiglie. Le ore sono poche, i temi tanti, e di solito si operano delle scelte. Uno studio portato avanti da docenti dell’Università di Torino dal 2006 al 2021, mostra come nella maggior parte degli istituti si sia parlato soprattutto di contraccezione, amore e relazioni di coppia, meno di malattie sessualmente trasmissibili (circa nell’80% dei casi esaminati) e solo la metà delle volte di ruoli di genere, tematiche LGBT+ o violenza domestica. Ancora meno diffusi temi come la gravidanza e la nascita.

I problemi – L’ostacolo principale all’educazione sessuale nelle scuole è, in un certo senso, la scuola stessa. Secondo un report pubblicato lo scorso anno dal sito La tecnica della scuola, che si occupa di tutto quello che riguarda l’universo scolastico, ben il 57,6% dei genitori della scuola primaria si dicono contrari all’introduzione di programmi di educazione sessuale o all’affettività per i loro figli. Al crescere dell’età degli studenti, aumenta anche l’apertura delle famiglie nei confronti del tema. Tuttavia rimangono dubbi, anche da parte del corpo docente, sull’opportunità di parlare di sessualità all’interno delle scuole.

Oltre la scuola – Fuori dagli istituti scolastici, le difficoltà non si annullano. I consultori, le strutture sanitarie, che dovrebbero essere presidio di cura ma anche di educazione, si trovano alle strette anche in Umbria. La diminuzione del personale, la chiusura dei punti, la mancanza di psicologi limitano fortemente le attività che i consultori possono portare avanti. Lo spiega la dottoressa Marina Toschi, ginecologa di Perugia: «Il consultorio era un servizio di prossimità e accesso diretto – ora per molti casi è invece necessario avere un’impegnativa del medico». Poi c’è il problema della formazione: «Gli specializzandi non vengono formati all’interno dei consultori», sottolinea Toschi, che solleva un altro tema dirimente: il costo della salute sessuale. Nella maggior parte delle regioni d’Italia, Umbria compresa, la contraccezione è a pagamento e completamente a carico del cittadino. Un costo che può essere un impedimento o una limitazione. 

Altre prospettive – Un ultimo pilastro per l’educazione alla sessualità sono le associazioni che fanno della prevenzione e della divulgazione uno dei loro principi. È il caso di Omphalos LGBT, associazione che si schiera a favore della comunità gay e trans, ma che si occupa anche di prevenzione sessuale con il check-point per l’HIV. Collaborando con il sistema sanitario, ogni lunedì Omphalos permette a chiunque di eseguire un test rapido per il virus HIV e crea un canale preferenziale per chi riceve un esito positivo. Si tratta di un’azione semplice, ma completamente gratuita e rapida e che consente dunque a un maggior numero di persone di accedere a un intervento di prevenzione. 

Autore

Allegra Zanni

Nata a Guastalla (RE) il 07/06/2000. Laureata in Scienze della comunicazione all'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Studentessa di Media education presso lo stesso ateneo. Giornalista praticante del XVI biennio della Scuola di giornalismo di Perugia.