La scuola oggi: come l’IA sta cambiando la didattica

Il 65% degli studenti tra i 16 e i 18 anni utilizza ChatGPT o simili a scuola. Natasha Fornaioli, insegnante di italiano, preoccupata dalla perdita di creatività e spirito critico: «Tutto perfetto ma poco autentico»
Beatrice Novelli, docente di storia e filosofia: «Dobbiamo reinventarci e trovare nuovi metodi di insegnamento: solo così l’intelligenza artificiale sarà davvero utile»

Un grande saggio direbbe che «la via più breve non è sempre quella migliore», mentre un anziano affermerebbe che «chi cerca la scorciatoia perde il senso del percorso». Ma nessuno dei due è un adolescente, magari interessato più a uscire con gli amici, giocare alla play o guardare una serie tv che a fare i compiti. Per farli, e al più presto, cosa c’è di meglio dell’intelligenza artificiale? Software capaci di svolgere in un attimo tutti i compiti assegnati per il giorno dopo, con una precisione che a volte nemmeno il nostro massimo impegno potrebbe eguagliare. Uno strumento che consente, quasi sempre, di saltare gli esercizi a piè pari, ma che spesso non lascia nulla nella memoria degli studenti. Secondo una ricerca condotta da TGM Research per NoPlagio.it, che ha coinvolto mille alunni tra i 16 e i 18 anni, il 65% dei ragazzi utilizza ChatGPT e strumenti simili per attività legate alla scuola. Nello specifico, il 71% degli studenti utilizza l’IA per cercare informazioni, il 60% per svolgere compiti, il 33% per apprendere e il 18% per rispondere a test.

Le esperienze di professori e alunni – La vicina rivoluzione nel mondo della didattica ha raggiunto anche gli studenti e gli insegnanti del Centro Internazionale Montessori di Perugia. Dopo la presentazione in classe di un testo scritto a casa, Giuseppina Romano, docente di lingua inglese, ci racconta di aver chiesto ai suoi alunni di spiegare a voce cosa avessero scritto, ma loro «non sapevano rispondere. È uno strumento estremamente semplice che ha grandi potenzialità, ma che va utilizzato bene. I ragazzi devono essere in grado di distinguere se le informazioni che fornisce siano vere oppure no». Questa consapevolezza, però, si trasforma talvolta in paura, come emerge dalle parole di Elena Sofia Sparacio, alunna di diciotto anni: «È utile in certi casi, però io non lo uso. Preferisco fare le mie ricerche alla vecchia maniera e mi sento più sicura così. Ci sono tante fake news su internet, e l’intelligenza artificiale le prende tutte a prescindere». Di diverso parere è Samuel Tinarelli, suo coetaneo, che ritiene l’IA uno strumento estremamente utile, ma solo se utilizzato con un «uso cosciente. Il tocco personale – spiega Tinarelli – secondo me non deve mai mancare».

Le possibili conseguenze – A preoccupare di più le docenti è però la perdita di creatività e spirito critico: «Le loro scritture sono spesso molto aride – racconta Natasha Fornaioli, docente di italiano – con l’IA è tutto perfetto, ma proprio per questo risulta poco autentico. Non trasmettono sentimenti, non c’è spazio per la fragilità o la vulnerabilità. È tutto molto bello, ma è tutto molto falso». La preoccupazione principale degli studenti, infatti, sembra essere solo quella di portare a termine la consegna. L’IA permette loro di «migliorare la performance, ma in quel momento non è la performance a essere in discussione. È quanto tu ti stai mettendo in discussione», conclude la docente.

Come affrontare il fenomeno – Giuseppina Romano racconta che con gli studenti a distanza, non sapendo come affrontare il problema, ha inizialmente chiesto proprio a ChatGPT: «Cosa non sei in grado di fare?», così da assegnare esercizi al di là delle capacità dell’IA. «Questo perché ci siamo trovati senza alcuno strumento per sapere cosa far fare». A indicare una possibile soluzione è Beatrice Novelli, docente di storia e filosofia: «Dovremmo cercare di rimodulare le consegne che facciamo ai nostri ragazzi. Solo così l’IA potrà diventare davvero utile. Ma deve partire da noi docenti la capacità di reinventarci e trovare nuovi metodi di insegnamento». Un’esperienza positiva la racconta ancora Romano, che ha utilizzato con i suoi studenti un sito chiamato Character AI, «in cui i ragazzi possono dialogare con personaggi del passato, letterari o meno, per suscitare in loro curiosità». La scuola sta dunque cercando un suo assestamento, dopo tutte le scosse provocate dall’arrivo delle nuove tecnologie. Sensibilizzare i ragazzi a un uso consapevole, e a un rinnovato impegno personale, rimane però la sfida principale.

Autore

Libero Stracquadanio

Nato in Sicilia nel 2002, sono cresciuto nella mia città, Modica. Finite le scuole superiori, mi sono trasferito a Bologna, dove ho conseguito una laurea triennale in Scienze della Comunicazione e scoperto la passione per il giornalismo e la politica.