A Hollywood le chiamano “facce da Ozempic”: volti scavati, pelle tirata e occhi infossati, il tutto per un corpo magro, ottenuto senza grandi sforzi e in tempi rapidi. Dopo anni di pillole miracolose e sciogli-pancia, la semaglutide sembra finalmente dare risultati concreti. Ma è davvero la soluzione definitiva o nasconde dei lati oscuri? Questo medicinale era nato per trattare i pazienti diabetici ma, una volta scoperto il suo effetto collaterale di riduzione della fame, si è rapidamente diffuso tra le star oltreoceano, per poi arrivare fino a noi. Ad oggi l’uso della semaglutide si è esteso al trattamento di soggetti obesi o sovrappeso che rischiano di sviluppare malattie legate alla loro condizione, ma la ricerca non ha ancora dato risposte certe sugli effetti a lungo termine della sostanza. Viola Pierini è stata tra le prime, in Italia, a condurre uno studio sulla semaglutide per la sua tesi triennale in Dietistica.
La ricerca – Il campione preso in analisi dalla dietista era composto da 91 pazienti affetti da obesità, con un’età compresa tra i 19 e i 77 anni. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno ha seguito solo una dieta ipocalorica, l’altro ha abbinato la dieta a una terapia farmacologica con semaglutide. Il calo di peso è stato monitorato con controlli a 3 e 6 mesi dall’inizio del trattamento. I pazienti che avevano assunto il farmaco e seguito la dieta ipocalorica hanno registrato una perdita di peso anche doppia rispetto al gruppo trattato esclusivamente con la dieta.

Gli effetti sui pazienti che lo hanno assunto – «L’utilizzo del farmaco» – spiega Pierini – «provoca un aumento della secrezione di insulina e regola gli ormoni responsabili della fame, oltre a rallentare lo svuotamento gastrico». Spesso, i pazienti trattati con agonisti GLP-1, parlano di annullamento o riduzione del cosidetto “food noise”, il pensiero costante sul cibo. È chiaro che se la fame è il maggior ostacolo al rispetto della dieta, usare semaglutide costituisce un alleato valido, sebbene non tutte le persone in cura abbiano raggiunto risultati soddisfacenti. «Alcuni pazienti, al controllo dopo sei mesi – prosegue Pierini – non hanno avvertito gli effetti del farmaco, neanche alla dose massima di 3 mg, e non sono riusciti a seguire la dieta. Di conseguenza, hanno perso poco peso o lo hanno addirittura ripreso».
Dimagrimento a lungo termine – La dottoressa Pierini racconta che la semaglutide associata a una dieta controllata è efficace per dimagrire,
«ma la terapia va sospesa se non si perde almeno il 5% del peso complessivo in 1-3 mesi. Senza motivazione e sane abitudini poi, i benefici calano e il rischio di ingrassare aumenta, soprattutto dopo l’interruzione della terapia». Altri effetti collaterali «includono nausea, diarrea, stipsi, cefalea e, nei casi più gravi, pancreatite o infiammazione della colecisti. Sono sintomi solitamente temporanei, ma se persistono, il farmaco può essere ridotto o sostituito».
Costi – Il trattamento comporta un notevole sforzo economico: una penna di Ozempic contiene 1,5 ml di soluzione iniettabile e costa in media 177 Euro. La durata della confezione varia a seconda del dosaggio: con 0,5 mg circa sei settimane, mentre con 1 mg circa tre settimane. Considerando che il corpo tende ad assuefarsi alla sostanza, i costi possono salire vertiginosamente e dipendono dalla risposta del paziente.

Richiesta in Umbria – La domanda del farmaco è in costante aumento nei centri dietologici umbri, «ma solo medici endocrinologi o diabetologi possono prescriverlo», spiega Carla Gagliardini, dietista e fondatrice insieme alla collega Paola Ambrosi, del Centro Dietetico Umbro (CDU). «Il farmaco è nato per trattare il diabete, non per curare l’obesità» continua la dottoressa Gagliardini: «La dieta, intesa come corretta nutrizione, rimane uno strumento indispensabile».