L’Umbria e le streghe, dai miti al terribile rogo di Matteuccia da Todi

Guaritrice ed esperta di erbe, fu arsa viva a Todi nel 1428: è stata una delle prime condannate per stregoneria in Europa. Oggi in città c'è un orto a lei dedicato
La storica Stefania Zucchini: «Si cercava una colpevole e la si costruiva. Il sapere delle donne veniva demonizzato: era un controllo dei costumi e del diverso»

L’Umbria, cuore mistico d’Italia, è spesso associata alla spiritualità e al silenzio dei suoi eremi, ma fu anche teatro di episodi oscuri. Non solo santi e Madonne, ma anche personaggi tetri: streghe, fattucchiere e magiche erboriste.

Da divinità a incantatrici delle tenebre – Prima della maga, c’era la dea: Norzia, divinità etrusca della luna, del destino e della fertilità, venerata a Norcia fin dal tardo Bronzo, il cui culto fu poi cristianizzato in Santa Maria Argentea. Gli echi della Grande Madre sopravvivono nel mito della Sibilla Appenninica, maga e regina delle grotte segrete del monte cui diede il nome, circondata da fate caprine e danze notturne. Da queste leggende nacque la figura della strega umbra.

Il Monte Sibilla, dove si narra vivesse la Sibilla Appenninica
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Donne anticonvenzionali – «Nel clima teso del Quattrocento – racconta la storica medievalista Stefania Zucchini – mentre predicatori come Bernardino da Siena e Giacomo della Marca diffondevano un ideale femminile di obbedienza e modestia, ogni figura fuori dagli schemi era considerata pericolosa». Non si trattava solo di religione: la caccia alle streghe che si svolse in tutta Europa tra il Medioevo e l’età moderna fu un progetto di controllo sociale. Le vittime erano le donne considerate “scomode”. Tra queste studiose e indipendenti, ma anche povere e mendicanti che non rispondevano all’ideale di “angelo del focolare”.

La strega umbra – A Todi si consumò uno dei primi e più emblematici processi per stregoneria d’Europa. Era il 1428 quando Matteuccia da Todi, fu condannata al rogo. La sua colpa? Conoscere troppo. Di cure, di corpi, di dolore. Essere una donna libera, in un’epoca che non le voleva tali.
Nata a Ripabianca nel 1388, Matteuccia era una Domina Herbarum, una guaritrice. Preparava unguenti, infusi, pozioni. Attirava chi cercava sollievo da malattie, ansie, malesseri d’anima. Alcuni dei suoi rimedi erano parte della tradizione popolare, altri sembravano toccare il confine con il magico. Tanto bastava, però, per farla diventare sospetta.

Dal giudizio al rogo – Il processo a Matteuccia è conservato negli archivi storici comunali di Todi. Trenta i capi d’accusa: dalle pratiche erboristiche al volo notturno al noce di Benevento, passando per sabba, infanticidi, patti col demonio. Tutti elementi che avrebbero poi popolato l’immaginario della stregoneria moderna. Matteuccia fu torturata fino alla confessione, costruita come capro espiatorio. «Le prove erano inconsistenti – spiega Zucchini – il processo una messinscena. Si cercava una colpevole, e la si costruiva. Il sapere delle donne veniva demonizzato, trasformato in qualcosa di oscuro».

«Unguento unguento, portami al noce di Benevento. Sopra l’acqua e sopra il vento e sopra ogni altro maltempo»

Formula magica che Matteuccia riferì durante il processo
Il noce di Benevento, leggendario albero associato a riti magici e stregoneria
Wikipedia

L’orto della strega – Matteuccia aveva circa 40 anni quando fu arsa viva in Piazza del Montarone, diventando una delle prime donne in Europa ad essere condannata al rogo per stregoneria. Oggi, il suo sapere è stato simbolicamente riabilitato: nel 2014, a Todi, è nato l’Orto della strega Matteuccia, un orto botanico e laboratorio didattico per ragazzi. Un gesto che riconcilia sapere popolare e conoscenza scientifica, e restituisce dignità a quelle donne che la Storia aveva cercato di cancellare col fuoco.

L’Orto della strega Matteuccia a Todi
Orvietonews.it

Autore

Caterina Aurora Malanetto

Nata a Torino nel 2001 e cresciuta nella provincia, sono da sempre appassionata di politica e attualità. Dopo una laurea in Scienze politiche, proseguo gli studi in Comunicazione pubblica e politica presso l'Università degli Studi di Torino. Ho scritto per alcune testate indipendenti e quotidiani locali.