Il provvedimento della Procura di Arezzo – Dopo il sequestro del viadotto Puleto della E45 disposto il sedici gennaio scorso, Anas ha ricevuto il nullaosta per avviare i lavori già appaltati e per attuare le prescrizioni propedeutiche alla riapertura del traffico sulla E45. I sigilli all’infrastruttura sono scattati dopo che i periti della procura hanno rilevato il logoramento del calcestruzzo e dell’armatura in ferro, con possibili rischi sulla tenuta in caso di un aumento del traffico pesante.
Una riapertura parziale – Per rivedere un tir o un pullman sopra il viadotto passerà ancora del tempo. Le limitazioni imposte dalla Procura consentono di riaprire il traffico ai soli veicoli leggeri fino a 3.5 tonnellate, su una sola corsia per ogni senso di marcia, a 40 chilometri orari. Inoltre, la riapertura è condizionata all’installazione di sensori automatici che sorveglino la stabilità della struttura. Fra le altre condizioni da rispettare, l’installazione di un autovelox. I lavori sono già pariti, ma manca una data ufficiale per la loro conclusione.
Dove siamo – Il tratto interessato si trova nel comune di Pieve Santo Stefano, piccolo paese dell’aretino dove, nella frazione di Valsavignone, il viadotto sovrasta diverse case, costruite proprio sotto i suoi piloni.
Ci troviamo al confine fra Toscana, Umbria ed Emilia Romagna, su un’arteria della E45 che attraversa l’Italia e che oggi la spezza a metà.
L’inchiesta del Procuratore Roberto Rossi – Le indagini si inseriscono in un quadro più ampio, relativo alle condizioni della superstrada. Nel Febbraio 2018, proprio a Pieve Santo Stefano, si era verificato il crollo parziale di una piazzola di sosta. Allora, il reato ipotizzato contro alcuni dirigenti Anas – fu disastro colposo. Oggi, invece, si è aperto un fascicolo contro ignoti per “omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina”. In altre parole: mancanza di manutenzione.
Il video denuncia che ha acceso i riflettori sul Puleto – Tre mesi fa, Massimo Tizzi – un cercatore di tartufi della zona – aveva documentato in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, come in molti punti l’armatura in ferro del viadotto fosse completamente arrugginita, e il calcestruzzo di diversi piloni si sgretolasse facilmente. Dopo la diffusione del video è scattato l’allarme anche su altri ponti e viadotti umbri. Ci si chiede quale sia lo stato delle infrastrutture umbre, che necessitano in alcuni tratti di interventi urgenti.
Un duro colpo per la viabilità umbra – La regione, che presenta un’infrastruttura autostradale limitata, si affida alla E45, che non prevede alcun pedaggio, come collegamento primario sia interno che esterno al territorio. Le associazioni degli autotrasportatori dell’Umbria, Confcommercio e i sindacati, hanno espresso grave preoccupazione per il perdurare della chiusura del viadotto, che costringerebbe ad affrontare costi aggiuntivi e tempi di percorrenza molto dilatati.
I rischi per l’economia della regione – A destare l’allarme non è solo la viabilità. A pagare il prezzo più alto finora è stata la zona della Alta Umbria, dove sono a rischio cento posti di lavoro. Per Confartigianato e Figisc – la categoria di distributori di carburante di Confcommercio – sono già una ventina i benzinai che hanno subito perdite del 50% dalla chiusura del viadotto. Ma a segnalare preoccupazioni e una netta diminuzione di clienti sono anche i ristoratori della zona.