Ottobre caldo in Umbria

Tante le vertenze aperte nella nostra regione. Centinaia di operai rischiano di rimanere senza lavoro
Il 30 novembre ricorre l'anniversario dei 110 anni dalla fondazione della Perugina. Studiato il piano sociale per i 340 dipendenti che rischiano di non poter più mettere piede in azienda

L’Umbria arranca e tarda a risollevarsi dalla crisi economica. Il Pil regionale non cresce, ma arretra (-2.1 % in media all’anno dal 2007 al 2015, fonte Regione Umbria). Le grandi aziende si sgretolano. A pagarne il prezzo più alto sono la classe operaia e i giovani che si vedono costretti a un esodo di massa. Sono i giorni dell’autunno caldo e delle proteste in piazza. Perugina, ex-Novelli, Colussi: un elenco che non finisce, ma che anzi si allunga, perché nelle vertenze aperte in Umbria rientrano anche ex-Merloni, Present System ed Ex Pozzi. Terni, con le sue acciaierie –  le stesse che visitò Papa Giovanni Paolo II – non è più il motore industriale di questa regione, ma un problema da risolvere tra tavoli aperti e accordi sindacali.

 

Vertenze – Ed eccolo qui il comparto agroalimentare umbro. Eccolo in ginocchio mentre chiede alle sigle sindacali di trovare una soluzione per le centinaia di persone che rischiano di non mettere più piede nell’azienda in cui hanno lavorato per anni. Dalla Colussi, la produttrice della Gran Turchese, sono state inviate 125 lettere di licenziamento, mentre Perugina, fondata da Luisa Spagnoli e poi ceduta a Nestlè, potrebbe spedire a casa 364 lavoratori. Per la Ex-Novelli la situazione è ben più differente, dopo che il tribunale di Castrovillari ha bloccato l’acquisto dell’azienda da parte di Greco, fornitrice di McDonald’s. Lo scorso 23 ottobre si è aperto un nuovo tavolo al Mise. Per adesso rischiano il posto di lavoro sette operai. Una crisi, quella della Ex Novelli, nata a seguito di investimenti sbagliati.

Perugina – Dal Bacio alle caramelle Rossana. La Perugina ha superato la prima e la seconda guerra mondiale, ma la crisi economica potrebbe decretare la sua fine. Il comparto delle caramelle Rossana è stato chiuso da un anno, mettendo fine a un sogno nato quasi per caso dal genio di Luisa Spagnoli. Mentre si tenta di spedire i Baci Perugina in ogni parte del globo, 364 operai guardano inermi il loro futuro. L’azienda ha studiato un piano sociale: 60mila euro come liquidazione a chi accetta di andarsene; 30mila all’azienda Decathlon per ogni operaio assunto e infine lo spostamento a Benevento per chi volesse accettare. Un piano, quello sociale, che però si scontra con le sigle sindacali che si dicono mal disposte ad accettare la “svendita del lavoro”.

 

Autore

Pietro Adami

Nato a Padova l'1 novembre 1991, ho conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza presso l'Università di Bologna. Ho fatto l'Erasmus all'Universidad Pablo Olavide de Sevilla. Dal 2016 sono giornalista praticante della Scuola di Giornalismo di Perugia.