Perugia e il vetro: due secoli di arte al femminile

lo studio Moretti-Caselli è alla quinta generazione di artigiani: nel 1860 il fondatore Francesco Moretti riprese la tecnica della pittura a fuoco, abbandonata dal Medioevo
Anna Matilde Falsettini: «E' un lavoro fisicamente pesante. Nonostante questo la bottega è stata portata avanti da sole donne nell'ultimo secolo e ne siamo orgogliose»

«Un metro quadro di vetro colorato oggi può costare anche 400 euro, è proibitivo: la guerra ha fatto schizzare i prezzi». A dirlo è Anna Matilde Falsettini, che conosce i segreti del vetro da quando era bambina e ormai si muove a memoria tra le stanze dello studio Moretti-Caselli. «La vetreria è stata fondata nel 1860 da Francesco Moretti, aiutato dal nipote Ludovico Caselli». A insegnarle il mestiere del vetraio sono state le zie, Rosa e Cecilia e lei a sua volta lo ha insegnato alla figlia Maddalena, quinta generazione di mastri vetrai.

Museo-laboratorio – Ai piedi della Rocca Paolina c’è un edifico del XV secolo. Solo un cartello indica l’ingresso dello studio, ora museo aperto alle visite e non più laboratorio attivo. «Tutto funziona perfettamente, ma con il lockdown prima, i prezzi di energia e materie prime ora, non conviene accendere i forni», racconta Anna Matilde. Cinque stanze zeppe di oggetti: «Nella biblioteca si racconta la vita di Francesco Moretti e dei suoi discendenti». La stanza dei colori è colma di boccette che contengono «i pigmenti in polvere usati per realizzare le vetrate». La porta successiva si apre sulla sala di rappresentanza con pareti riccamente decorate, un grande camino e oggetti di vita quotidiana. Poi si arriva alla stanza dei gessi e dei disegni preparatori per le vetrate e salendo un paio di gradini ecco il laboratorio, un tempo cuore dello studio.

Pittura a fuoco – Siamo a metà ‘800. Francesco Moretti nasce pittore, resta affascinato dall’arte vetraia. Con il nipote studia antichi testi medievali e riscopre la tecnica della pittura a fuoco su vetro, che prevede l’utilizzo di particolari colori e passaggi molto delicati. Si fondono le polveri per avere il cosiddetto “fondente” che, mescolato con i colori, fa sì che una volta cotti e stesi sul vetro diventino indelebili. Moretti perfeziona la sua tecnica con il restauro di una vetrata del 1411, alta 23 metri e larga più di otto per la chiesa di San Domenico a Perugia. Negli anni, il nipote Ludovico Caselli continua la sua opera, abbellendo le chiese di Torino, S. Maria degli Angeli ad Assisi e la basilica di Loreto e formando due delle sue figlie perché prendano le redini della bottega.

La regina Margherita – Il suo capolavoro è il ritratto della regina degli italiani, del 1881, che la raffigura a grandezza naturale nel giorno dell’incoronazione. La vetrata per Margherita di Savoia è singolare per l’uso di due diversi toni del bianco: uno per i brillanti e uno per le perle. «La cosa veramente difficile è stata saldare i punti della struttura di piombo – spiega Falsettini – non si devono vedere, altrimenti si spezza l’armonia del “quadro”». L’immagine della vetrata è divisa infatti in 17 lastre e il cartone preparatorio è particolare: è stata completata solo la parte del volto della Regina, mentre tutto il resto è appena abbozzato. «Il lavoro del mastro vetraio è fisicamente pesante. Nonostante questo la bottega è stata portata avanti da sole donne negli ultimi decenni – dice Falsettini – e ne siamo orgogliose».

Autore

Greta Dircetti

Nata a Padova nel 1995. Laureata in Governo delle amministrazioni all'università di Padova e in Mass media e Politica all'università di Bologna. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.