Terrorismo neonazista, le ragioni di un dramma ancora attuale

Correctiv è una piattaforma tedesca di giornalismo investigativo impegnata nella denuncia della violenza di estrema destra
L’editore David Schraven: «187 gli omicidi dal ‘90 ad oggi in Germania. Un fenomeno in crescita anche a livello europeo»

Sono 187 le persone uccise in Germania dal terrorismo neonazista tra il 1990 e il 2020. Queste organizzazioni «non sono il braccio armato di Alternative für Deutschland e del Partito Nazionaldemocratico (i due principali movimenti di estrema destra in Germania, Ndr), ma di certo questi formano il terreno di discussione fertile per una radicalizzazione» ci dice David Schraven, editore della piattaforma di giornalismo investigativo Correctiv. Lo abbiamo intervistato al Festival del giornalismo di Perugia a margine dell’evento intitolato “Reti di giornalismo locale: le persone nel mirino del terrorismo di estrema destra”. Correctiv è una piattaforma di giornalismo investigativo che, tra le altre cose, organizza incontri pubblici sulle storie di queste vittime, gestisce un enorme database sulla violenza neonazista e collabora con una decina di giornali locali tedeschi.

La mappa degli omicidi per mano neonazista in Germania tra il 1990 e il 2020

Schraven spiega che questo fenomeno riguarda sia associazioni strutturate, sia isolati “cani sciolti”. Il giornalista cita ad esempio la NSU (Nationalsozialistischer Untergrund), cellula terroristica di 4 persone, responsabile di una decina di omicidi per motivi xenofobi tra il 1997 e il 2011. «Altre volte invece si tratta di lupi solitari, che tra l’altro spesso non agiscono nemmeno per un disegno politico, come facevano al contrario le Brigate Rosse in Italia. Lo scopo è quello di provocare paura nella società per aumentare le divisioni». Una strategia adottata, ad esempio, è quella di colpire i cittadini di origine turca, così da fomentarne una reazione violenta che generi una catena d’odio.

Dalla caduta del muro di Berlino sono passati più di 30 anni. La Germania è oggi probabilmente l’economia più solida dell’Eurozona. Eppure l’ondata neonazi non sembra diminuire con la crescita del benessere, anzi. La pandemia – tra le altre cose – ha contribuito ad aumentare diseguaglianze e rabbia sociale, ma la prospettiva deve essere essere più ampia. «Viviamo in un mondo con sempre meno confini, più interconesso, e molte persone si trovano spiazzate, si domandano chi sono rispetto a questi cambiamenti così veloci, come per esempio la discussione sul gender, che molti vedono come un attacco a se stessi». In questo senso, ideologie come quelle neonaziste costituiscono una facile risposta.

A Schraven chiediamo infine se si possa parlare di una rete europea. «Sì, pensiamo ai concerti che si tengono ogni tanto dove si radunano neonazisti italiani, tedeschi, francesi, polacchi» a volte poi con scontri tra di loro. Quello che oggi dobbiamo temere non è tanto la nascita di nuovi partiti o movimenti, ma la radicalizzazione attraverso internet. «Girano Manifesti (lo pronuncia in italiano, ndr) che vengono ripresi da terroristi anche non connessi tra loro, come nel caso della strage compiuta da Breivik in Norvegia (69 morti nel 2011) e di quella in Nuova Zelanda (oltre 50 morti nel 2019)».

Autore

Gianluca Carini

Nato a Palermo il 13/12/1992. Laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Milano. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.