Il 15 febbraio 2022 la Corte Costituzionale si pronuncerà sull’ammissibilità del referendum sulla cannabis. Dopo il deposito delle firme in Cassazione, avvenuto lo scorso ottobre, l’esame della Consulta sarà l’ultimo passaggio prima della chiamata al voto dei cittadini, che avverrà forse già nella prossima primavera. Il quesito propone di depenalizzare il reato di coltivazione, di rimuovere le pene detentive per qualsiasi condotta legata all’erba e di cancellare la sanzione amministrativa del ritiro della patente per chi coltiva la cannabis.

Boom di firme anche in Umbria – La raccolta delle sottoscrizioni per il referendum costituzionale sulla cannabis legale ha avuto un successo senza precedenti: il traguardo delle 500mila firme, necessarie per il raggiungimento del quorum, è stato raggiunto in soli 7 giorni. Ma un piccolo boom si è registrato stato anche nella nostra regione: secondo i dati diffusi dall’Associazione Luca Coscioni, nella sola Perugia sono state raccolte 2.154 sottoscrizioni valide e certificate, pari all’1,67% della popolazione maggiorenne residente.

“Legalize!” – Tra i promotori del referendum nel capoluogo umbro ci sono i “Radicali italiani”. Abbiamo incontrato il segretario della sezione perugina, Michele Guaitini. «A Perugia la raccolta delle sottoscrizioni è andata molto bene, merito anche della modalità online», spiega. I “Radicali italiani” perugini hanno condotto la loro raccolta anche tra i detenuti del carcere di Perugia. «Bisogna legalizzare la cannabis perché le politiche proibizioniste hanno fallito», afferma. Secondo il segretario, è una battaglia in nome anche della sicurezza per i più giovani: «Con la legalizzazione – spiega – togliamo una importante fetta alle mafie, che col narcotraffico vivono. Legalizzazione, però, non significa liberalizzazione o incentivo all’uso».
L’erba dei vicini – Guaitini guarda anche all’esperienza di altri Paesi, che già da diverso tempo hanno sperimentato la legalizzazione. «Da anni negli Stati Uniti e in Canada la cannabis è legale. Le stime parlano di un mercato più controllato e di un non-aumento dell’uso di droghe. Inoltre, si è registrata una diminuzione di fenomeni di microcriminalità». Secondo il segretario dei Radicali italiani, inoltre, la legalizzazione porterebbe anche a un beneficio alle casse dello Stato. «Un’imposizione tributaria simile, in Italia, potrebbe portare a un introito pari a 5,5 miliardi di euro per l’erario», sostiene Guaitini.

C’è chi dice no – Lorenzo Stramaccioni ha solo 22 anni, ma già è molto determinato. Perugino, studente di Economia nell’Ateneo della sua città, è coordinatore regionale di Azione Universitaria, gruppo giovanile di destra. Lorenzo fa parte dei giovani di Fratelli d’Italia e l’amore per la politica lo accompagna ormai da tempo. «La mia passione nasce quando avevo 15 anni. All’epoca ero rappresentante d’istituto nel mio liceo», ricorda. Lorenzo è un convinto sostenitore del no alla legalizzazione della cannabis: «Il mio punto di vista non è cambiato. In Italia, ad oggi, la cannabis è considerata una droga e noi siamo contrari a tutti gli utilizzi di droga» dice il giovane coordinatore, che precisa: «Non siamo, però, contrari all’uso terapeutico».
«Il mercato nero continuerebbe» – «Con questa proposta, viene legalizzata la vendita di cannabis ai maggiorenni. L’uso della cannabis riguarda soprattutto ragazzi di un’età inferiore ai 18 anni: già dalle scuole medie si inizia a fumare»: secondo Stramaccioni, i ragazzi continuerebbero per questo a rivolgersi al mercato nero. «La cannabis legale avrà sempre un costo più alto rispetto a quella venduta “sottobanco”. E molti preferiranno comunque acquistarla in questo ultimo modo», spiega Stramaccioni.
Parlare la lingua dei ragazzi – Quello dell’uso di sostanze tra i giovanissimi è un problema che sembra essere aumentato nel periodo del lockdown. «Con la nostra associazione, ci occupiamo proprio di sensibilizzare i più giovani: è compito anche della scuola e dei genitori cercare di tenerli lontani dalle droghe». Secondo Stramaccioni, le istituzioni devono cercare di parlare il linguaggio dei ragazzi. «Ho 22 anni e mio fratello ne ha 6 meno di me: già avverto che lui parla una lingua diversa da quello che io parlavo alla sua età. La scuola deve costantemente “stare al passo” ed essere più vicina ai ragazzi», conclude.
Chi coltiverà cannabis per sé non andrà in carcere – Cosa succederà, dunque, se dovesse vincere il sì al referendum? Il delitto di coltivazione illecita, previsto dall’art. 73 del Testo Unico sulla Droga, verrebbe eliminato. Chi coltiva cannabis in casa per soli fini personali non potrà essere punito. Tuttavia, rimane in ogni caso reato coltivare la marijuana a fini di spaccio. Viene, inoltre, eliminata la sanzione amministrativa accessoria della sospensione e del ritiro della patente per chi coltiva cannabis, sanzione che resta per chi si mette alla guida sotto gli effetti di sostanze stupefacenti.