Lockdown e internet: i giovani nel tunnel del gioco d’azzardo

Ammanchi in casa, prelievi con la carta di credito e cambiamenti del carattere i primi segnali d'allarme. La situazione è peggiorata con la pandemia
La psicoterapeuta Lucantoni: «Come per gli alcolisti, anche la dipendenza del gioco è legalizzata: bisogna vietarne la pubblicità»

Un gratta e vinci, una moneta inserita nella slot, una scommessa online. Gesti all’apparenza banali, ma che possono rappresentare il primo passo verso l’abisso. La dipendenza dal gioco d’azzardo è subdola; non ha gli effetti visibili di alcol e droga, ma causa conseguenze altrettanto devastanti per chi ne è succube e per le persone vicine.

I dati – I giovani sono la categoria più a rischio e nei mesi di lockdown la situazione è peggiorata. Lo scorso anno 35 persone si sono rivolte all’Usl Umbria 1 per dipendenza dal gioco. Di queste, 5 hanno tra i 15 e i 30 anni. In 4 casi su 5 a cadere nel vizio sono gli uomini.

I numeri sono peggiorati nel quest’anno: nei primi 4 mesi del 2021, le 10 richieste provengono da under 35. Segno di come l’abilità dei ragazzi con il web sia un elemento fondamentale. «L’offerta su internet è aumentata in maniera esponenziale a seguito della riduzione del gioco d’azzardo legale» spiega il dottor Luciano Bondi, responsabile per il perugino della consulenza psicologica offerta dall’azienda ospedaliera. «Durante il lockdown del 2020 – prosegue Bondi – la chiusura di sale slot e tabaccherie è stata in molti casi terapeutica per i pazienti. Questo discorso vale meno per i giovani, più abituati alle nuove tecnologie e a giocare online».

I dati – I giovani sono la categoria più a rischio e nei mesi di lockdown la situazione è peggiorata. Lo scorso anno 35 persone si sono rivolte all’Usl Umbria 1 per dipendenza dal gioco. Di queste, 5 hanno tra i 15 e i 30 anni. In 4 casi su 5 a cadere nel vizio sono gli uomini. I numeri sono peggiorati nel nuovo anno: nei primi 4 mesi del 2021, le 10 richieste provengono da under 35. Segno di come l’abilità dei ragazzi con il web sia un elemento fondamentale. «L’offerta su internet è aumentata in maniera esponenziale a seguito della riduzione del gioco d’azzardo legale» spiega il dottor Luciano Bondi, responsabile per il perugino della consulenza psicologica offerta dall’azienda ospedaliera. «Durante il lockdown del 2020 – prosegue Bondi – la chiusura di sale slot e tabaccherie è stata in molti casi terapeutica per i pazienti. Questo discorso vale meno per i giovani, più abituati alle nuove tecnologie e a giocare online».

I segnali da cogliere – Gli indizi che hanno indotto alcuni genitori a rivolgersi al centro sono gli ammanchi in casa, i prelievi sospetti con la carta di credito e i cambiamenti del carattere. «Le assenze da scuola erano un altro segnale classico, ma con la didattica a distanza questo indizio non esiste più» conferma Bondi. E stare ore al computer non ha giovato ai soggetti a rischio . Già prima della pandemia i dati preoccupavano: dai questionari diffusi nelle scuole di secondo grado quasi il 10% degli studenti ha ammesso comportamenti problematici. «Si comincia con la falsa impressione che più si gioca e più aumentino le probabilità di vincita. Chi gioca perde i suoi altri interessi, peggiora i voti scolastici e aumentano i fenomeni di isolamento» sottolinea Bondi.

Ricadute e rimedi – Ripiombare nel vizio è possibile, come racconta Antonella Lucantoni, psicoterapeuta dell’Usl Umbria 1: «Tra il 20 e il 30% dei pazienti ci casca di nuovo, in una forma di solito più tenue di quella originaria». Le tentazioni sono dappertutto, ormai: «Come per gli alcolisti, anche la dipendenza del gioco è legalizzata – precisa la dottoressa Lucantoni. E i loro spacciatori, perché di questo si tratta, sono ovunque: dal tabaccaio che telefona al cliente per proporgli di tornare a comprare i gratta e vinci ai tavoli di poker online, dove ci sono figure che hanno il compito di attirare nella trappola nuovi clienti, soprattutto i giovani». Le scuole sono la prima trincea per dissuadere i ragazzi dal gioco d’azzardo, ma in questo periodo di pandemia hanno conosciuto una battuta d’arresto. «Ci impegniamo affinché gli studenti abbiano una maggior autostima – conferma la dottoressa Lucantoni. Se i ragazzi crescono con la convinzione che possono farcela da soli, riescono a stare lontani da queste lusinghe».

Il ruolo della società – A prevenire tali problematiche devono essere anche le istituzioni: «È fondamentale vietare la pubblicità dei giochi», propone la dottoressa Lucantoni. Bisogna controllare in maniera seria che nelle sale giochi non entrino i minori e che i tabaccai non gli vendano gratta e vinci: «Le leggi ci sono – conclude – serve più attenzione per farle rispettare. Meno possibilità ci sono, meno la gente gioca».

Autore

Alberto Vigonesi

Nato a Vicenza il 01/10/1990. Laureato in Politica Internazionale e Diplomazia all'Università degli Studi di Padova. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.