La vendita di droga online non è un fenomeno nuovo, anche se fino a poco tempo fa era limitata al dark web, la parte di internet “nascosta” ai motori di ricerca tradizionali. Di recente, i black market online, ma anche le piazze di strada, stanno lasciando il posto alle chat dei social network. Il motivo principale è uno: la crittografia, vera o presunta. In pratica, certe conversazioni su queste piattaforme sono visibili solo dai due interlocutori e protette da qualunque occhio indiscreto: un vero e proprio strumento anti-intercettazione.
Telegram è un’app nota per la tutela della privacy dei suoi utenti. La sua riservatezza permette a chi vi crea e gestisce un canale (gli amministratori) di conservare l’anonimato. In questo modo chiunque – l’organizzazione criminale ma anche il “coltivatore diretto” – può potenzialmente spacciare online, rendendo il suo canale una vera e propria vetrina virtuale di ciò che vende. Si possono trovare hashish, marijuana e droghe più pesanti, ma anche documenti falsi e banconote contraffatte, con tanto di foto e listino prezzi. Il pagamento può avvenire in bitcoin, oltre che tramite ricarica e bonifico bancario, e si svolge in una chat privata con il venditore. Si ordina, si paga e si riceve il pacco dove si desidera. La maggior parte dei canali hanno anche una parte dedicata all’utente, che di solito si trova nella descrizione e funziona come garanzia per chi acquista: una sorta di “diffidate delle imitazioni”, meccanismo già adottato dai black market del dark web per acquisire credibilità.
In questo canale Telegram si vendono hashish, marijuana, monete false e, per i più golosi, cibo e liquidi per la sigaretta elettronica con thc. Ogni cosa proviene dal Regno Unito, dalla Spagna o dall’Italia, e ha una sua descrizione. Le monete false, si legge, sono di «qualità paragonabile alle reali, scambiabili facilmente ma – si specifica – non vengono accettate dai distributori», e l’erba e il fumo sono di «qualità coffee shop»; i gusti dei liquidi svapabili fanno invece riferimento alle varie qualità di marijuana. Il tutto è accompagnato da prezzi e foto.
Nella chat, l’amministratore ha fissato anche una serie di messaggi “di servizio”. Vengono denunciate pagine fake o fatte comunicazioni importanti. Ci sono anche gli auguri di buon Natale. Il canale ha anche la sua “area clienti”, nella descrizione, dove ci sono ad esempio i link alle pagine dei feedback e delle domande più frequenti, che inevitabilmente riguardano rimborsi e pagamenti. Pagamenti che avvengono in privato con il venditore – definito nei feedback “minuzioso” – che resta poi a disposizione per eventuali chiarimenti. La spedizione è tracciabile (pagando un sovrapprezzo) e il canale appare tutto sommato affidabile.

Lo spaccio via social network è aumentato soprattutto durante la pandemia, quando il covid ha reso meno sicure le piazze in strada sia per i pusher sia per i consumatori. Serviva uno strumento che potesse raggiungere tutti, e Telegram viene prediletto anche per questo dai criminali: non ha limitazioni d’età per i minorenni, che si traduce in più clientela. Si sono però spostate su internet anche le indagini delle forze dell’ordine, come testimonia la recente chiusura del network @Teledark_net, ad opera della Guardia di Finanza. Sul canale si potevano acquistare cocaina, eroina, MDMA e altre droghe, oltre a patenti e documenti falsi. Il tutto è stato oscurato, ma gli amministratori di quelle pagine sono rimasti impuniti: possono riaprire la loro chat di spaccio, sotto un altro nome, e ricominciare come se non fosse successo nulla.