Ex FCU, è l’ora di uscire dal binario morto

Ancora in corso i lavori per l'elettrificazione della linea iniziati nel 2006: si va avanti tra bus sostitutivi e treni diesel. Paccavia (Cisl): tra 3/4 anni rischiano di fermarsi
Tra passaggi societari e il caos dei treni Minuetto, si punta al Recovery Plan e ai progetti regionali per ripartire

L’Umbria è una regione piccola, ma spaccata in due. Fino al 2010, l’intera rete ferroviaria era gestita dalla Ferrovia Centrale Umbra (FCU). Dopo varie vicissitudini societarie, FCU è confluita con altre imprese in Umbria Mobilità, che però non ha ereditato tutta la gestione precedente, ma solo la direttrice nord-sud (da San Sepolcro a Terni). Qui il trasporto è stato poi affidato a Busitalia, per questo oggi si viaggia in gran parte su gomma. La tratta Terni, Spoleto, Foligno, Terontola (che da sud va a est e poi taglia a ovest) è invece passata a Rete Ferroviaria Italiana (RFI) e Trenitalia.
«Questa viabilità mista (tra bus e rotaie) è il risultato di un disinteresse della Regione» denuncia Antonello Paccavia, coordinatore Cisl per l’Alto Tevere Eugubino Gualdese. «Non è stata fatta la manutenzione sulla linea – aggiunge Paccavia – per cui la velocità del treno è stata portata prima a 50 km/h, poi a 30 e alla fine si è passati alla gomma».

Mappa delle reti ferroviarie in Umbria

Il caso dei Minuetto – Acquistati per 16 milioni di euro nel 2008, i Minuetto dovevano essere il fiore all’occhiello della nuova mobilità regionale. Dopo qualche apparizione, si rivelarono però inadatti per il traffico ferroviario locale. «Sono treni da 160 km/h, che una volta partiti devono fare 20/30 km, mentre da noi le tratte sono da 3/4 km in media», sottolinea Paccavia che aggiunge: «Le cose peggiorarono poi a causa della mancata manutenzione». I Minuetto furono quindi accantonati e da anni giacciono inutilizzati nel deposito di Umbertide. Ma non è tutto. Il caso è finito alla Corte dei Conti, mentre sia la Regione, sia Umbria Mobilità, negano di esserne proprietari.
«Per rimetterli in funzione servono circa 4 milioni di euro» ci dice Francesca Peppucci, consigliere regionale della Lega, che aggiunge: «Stiamo facendo tutte le valutazioni del caso». Mentre i lavori di elettrificazione non sono ancora finiti, la rete ferroviaria viaggia ancora su vecchi diesel. Paccavia guarda con preoccupazione al futuro: «Sono treni di 30/40 anni fa. Entro 3/4 anni rischiano di fermarsi, ma non si tratta di mezzi che vai e compri dal concessionario».

I progetti per il futuro – Oltre a tutto questo, è ancora sul tavolo una questione, in teoria, più agevole da risolvere: la creazione di un orario unico umbro, coordinando Busitalia e RFI. Michele Bettarelli, consigliere regionale del Partito Democratico denuncia: «A volte basterebbe spostare di qualche minuto un treno per evitare un’ora di attesa». Sul punto, Peppucci ammette: «C’è necessità di un riallineamento. Con il Covid sono cambiati alcuni orari ed è certamente complesso, ma la volontà c’è. Anzi abbiamo più tempo per lavorarci».

Speranza Recovery Fund – Una svolta per la rete ferroviaria potrebbe arrivare con il Recovery Fund. L’opposizione lamenta però una mancanza di coinvolgimento: «L’assessore parla di un progetto strutturato» dice Bettarelli. «Come consiglieri di minoranza abbiamo chiesto di saperne di più, ma ad oggi informazioni certe non ne abbiamo». In merito a questo, Peppucci risponde: «Proprio dalle opposizioni è nata la proposta di fare uno studio sul Recovery Fund ed è stata programmata una seduta, poi purtroppo saltata per le restrizioni da Covid».

I progetti – Ma non ci sono solo i fondi europei. La Regione ha infatti lanciato il progetto «Vivere l’Umbria», che prevede il recupero di una quindicina di stazioni ferroviarie da convertire in abitazioni. Bettarelli qui promuove la giunta Tesei: «Devo dire che in questo caso si è mossa bene, grazie anche ad Ater e SviluppUmbria. Dagli atti che abbiamo visto, sembra un piano interessante, sulla falsariga di un progetto della precedente amministrazione, che coinvolge le associazioni del territorio». Fondi europei e regionali, interessando le realtà locali. La rinascita della rete ferroviaria umbra passa da questi binari. Sperando di arrivare a destinazione.

Autore

Gianluca Carini

Nato a Palermo il 13/12/1992. Laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Milano. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.