Trasimeno, il lago fragile e la lotta alle microplastiche

È uno dei cinque laghi di Life Blue Lakes, progetto promosso dall’Unione Europea, che integra attività di governance, monitoraggio e informazione
Tappa fondamentale del percorso è la Carta del Lago: istituzioni, associazioni e imprese firmeranno a giugno il documento per la difesa dell’ecosistema

In una timida mattina primaverile Seabin inizia il suo lavoro quotidiano nelle acque del Trasimeno. Presentato e finanziato da Coop, è un cestino capace di recuperare autonomamente fino a 500 chilogrammi di rifiuti galleggianti, comprese plastiche e microplastiche. Secondo gli ultimi dati di Legambiente, le particelle di plastica di dimensione inferiore a 5 millimetri sono triplicate in soli due anni. «Un aumento – spiega la direttrice regionale di Legambiente Brigida Stanziola – dovuto all’attività antropica: circa l’80% di queste particelle deriva da rifiuti plastici abbandonati dall’uomo». E il dispositivo Seabin non è l’unico progetto in campo nella battaglia all’inquinamento del lago.

Life Blue Lakes – Tutelare le acque dolci dalle microplastiche è l’obiettivo condiviso da tre laghi italiani e due tedeschi. Il Trasimeno è uno dei cinque siti pilota del progetto Life Blue Lakes, realizzato con il contributo della Commissione Europea e cofinanziato da PlasticsEurope, l’Associazione dei produttori di materie plastiche. Quindi chi produce plastica si preoccupa dell’inquinamento? «PlasicsEurope – spiega Stanziola – ha voluto esserci per prendere parte alla ricerca ed elaborare strumenti utili, per contribuire ad una fase di cambiamento. L’Associazione si impegna a modificare gli standard di qualità del mercato in quanto a consumo, utilizzo errato e smaltimento dei rifiuti». Di questi tempi molte aziende investono in progetti ecologici per ripulire la propria immagine – il cosiddetto greenwashing: non è questo il caso, assicura Stanziola.

Carta del Lago – L’azione B.1 del progetto Life Blue Lakes, coordinato da Legambiente, prevede la creazione della Carta del Lago, un impegno nero su bianco che verrà firmato da stakeholder pubblici e privati che operano nelle aree lacustri. Uno strumento tangibile per intraprendere misure normative ma anche campagne di monitoraggio e formazione. Unione dei Comuni, club velici, Cooperativa dei pescatori, aziende agricole, strutture ricettive: tutti uniti per migliorare gli standard qualitativi della fruizione del territorio. Il 31 marzo è terminata la consultazione partecipata aperta a tutti i cittadini sulla piattaforma online del progetto. Poi a giugno ci saranno i workshop dedicati alle tre aree degli stakeholder: il sette toccherà alle istituzioni, l’otto alle attività turistiche ed economiche e il dieci sarà il turno delle associazioni . Il 28 giugno il workshop finale con la presentazione della Carta. Un programma ridotto agli eventi online a causa della pandemia, che però non rinuncia a stimolare la partecipazione collettiva. 

Un ecosistema fragile – La Carta del Lago può essere un primo passo di unione e coordinamento degli attori in campo. Le azioni per migliorare la qualità ambientale restano tante. «Il Trasimeno – spiega Raffaele Mascia di Arpa Umbria – per le sue qualità idrogeologiche è sempre stato una realtà fragile e molto dipendente dalla caratteristiche meteoclimatiche del periodo». In seguito ai campionamenti svolti nel periodo 2015-2017, l’Arpa ha definito «sufficiente» lo stato ecologico del lago. Ma gli indici stabiliti dal quadro legislativo spesso non bastano a cogliere le sfumature di un ecosistema complesso. I segnali sono contrastanti. L’indice di balneabilità analizzato da Arpa risulta da anni «eccellente», ma in parallelo ci sono i rilevamenti di Legambiente della scorsa estate, che in località Le Pedate hanno riscontrato forti criticità dovute a falle nel sistema di depurazione degli scarichi civili. Il lago Trasimeno è un sistema chiuso alimentato solo dalle precipitazioni. Un caso unico che necessita tutela.

Autore

Luca Ferrero

Nato a Pescara il 20/05/1991. Laureato in Lettere Moderne e Scienze Storiche all'Università di Bologna. Exchange Student presso il Department of History del King's College di Londra. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.