2020, ritorno al Trasimeno: i giovani scelgono la pesca

Ristoranti pieni la scorsa estate e consegne nel periodo natalizio hanno salvato il settore. I 30 pescatori del lago: l'ultimo anno? E' andato benissimo
Dagli anni 80 fino alla crisi del 2008 sempre meno pescatori, poi è cambiato tutto. Simone ha iniziato a 19 anni: "Fare il pescatore è più sicuro che lavorare nel turismo e io volevo stabilità"

Aurelio ha 60 anni e pesca da quando ne aveva 20. Simone ha iniziato nel 2015 alla stessa età. Sono due dei trenta pescatori che vivono grazie al lago e amano «la libertà che ti dà, perché stare in mezzo alla natura è la fortuna più grande». In un anno così buio per l’economia i pescatori hanno resistito e durante l’estate il turismo è esploso.

Il presidente- «La cooperativa dei pescatori del Trasimeno è nata nel 1928 ed è una delle più vecchie d’Italia» spiega orgoglioso il presidente, Aurelio Cocchini. I soci oggi sono una trentina e hanno in media quarant’anni, «temo proprio di essere il più vecchio – scherza Aurelio – e per fortuna. Nel 2014 abbiamo avuto un grosso ricambio generazionale». Sulle sponde del lago in passato tutti erano figli di pescatori, ma già dagli anni ‘80 molte persone decisero di non seguire le orme dei genitori «perché non c’erano sicurezze, era un’avventura precaria». Oggi invece le nuove leve non mancano e i ragazzi si affacciano curiosi a questa professione. Il Trasimeno è luogo di incontro tra diverse generazioni, dilata il tempo e fa sentire i pescatori in pace, come dice Aurelio, «uscire sul lago la mattina presto ti mette in una condizione di libertà, c’è molta anima in tutto ciò». Nel 2020 segnato dal Covid, questa oasi felice resiste. «Quest’anno, al netto della pandemia – racconta – abbiamo passato una stagione bellissima. Pesce di qualità: persico, carpa… era quasi troppo difficile gestirlo e si pescava ovunque». I due mesi della stagione estiva hanno da soli compensato quelli di chiusura. Tra la gioia e lo stupore dei pescatori, i turisti sono tornati a godersi il lago, il paesaggio e a mangiare del buon pesce. «I ristoranti erano pieni e la stessa cosa è successa a Natale, la gente ha chiesto moltissimo asporto», dice il presidente.

Pesca e Covid- Nel 2020 segnato dal Covid, questa oasi felice resiste. «Quest’anno, al netto della pandemia – racconta – abbiamo passato una stagione bellissima. Pesce di qualità: persico, carpa… era quasi troppo difficile gestirlo e si pescava ovunque». I due mesi della stagione estiva hanno da soli compensato quelli di chiusura. Tra la gioia e lo stupore dei pescatori, i turisti sono tornati a godersi il lago, il paesaggio e a mangiare del buon pesce. «I ristoranti erano pieni e la stessa cosa è successa a Natale, la gente ha chiesto moltissimo asporto», dice il presidente. La pesca sul Trasimeno rispetta ritmi e tecniche antiche, a cambiare sono stati solo i materiali. La particolarità di questo lavoro, racconta Aurelio, è che «tutto dipende dall’ambiente, tutto si trasforma: cambiano il fondale, le alghe e anche il pesce. Noi stendiamo la rete e aspettiamo. Il resto lo fanno le correnti, il meteo, la riproduzione e se il pesce ha fame o no, altrimenti mica si muove». Qualcosa del lago in verità è cambiato: «quando ero ragazzo la stagionalità era diversa, le stagioni erano più corte. Ora gli eventi atmosferici sono forti, con tanta pioggia e temperature più alte. Da un anno all’altro cambia tutto e noi dobbiamo stare attenti perché si creano situazioni pericolose».

Il giovane pescatore – Nonostante le difficoltà, un’altra generazione si è affacciata sul Trasimeno e ha deciso di gettarvi le reti per costruire qui il proprio futuro. Dopo la crisi del 2008 c’è stato il ritorno dei giovani, che hanno visto nella pesca una grande un’opportunità. Quella che veniva considerata un’occupazione incerta ora è più sicura del turismo o della ristorazione e chissà se sarà lo stesso dopo questo 2020. Simone Cappelloni è uno dei ragazzi che ha scelto la via del lago: «Ho iniziato perché il lavoro non c’era – racconta – ho provato con un amico e poi mi sono affezionato. È quello che spero di fare per tutta la vita, non sarei mai andato a lavorare in fabbrica».

La scelta- Simone ha un passato alla scuola alberghiera, un futuro sull’acqua e ama vivere in mezzo alla natura perché, dice, «mi permette di organizzare la giornata in libertà». «Non ho pescatori in famiglia – sottolinea Simone – e all’inizio è stata dura perché serve l’attrezzatura e devi imparare i ritmi. I pescatori però mi hanno accolto benissimo. Mi hanno insegnato molto, ci sono pericoli che solo con l’esperienza puoi conoscere». I suoi genitori non l’hanno mai ostacolato nella sua scelta di fare il pescatore, anche se delle volte si preoccupano perché, come ripete spesso Simone, «sei sempre sull’acqua che è più insidiosa della terra». La sua stagione preferita è l’inverno. La pesca è più intensa e si usa il giacchio, una rete circolare che viene lanciata e si apre ad ombrello per catturare il pesce quando è piccolo.

Il futuro – I 30 pescatori sperano in un’estate come quella passata, con molti turisti ad affollare il Trasimeno. «Vogliamo educare le persone alla bellezza del lago – racconta Aurelio – mostrare come peschiamo e rispettiamo l’ambiente che ci circonda». I progetti futuri e, non mancano e con l’entusiasmo delle nuove generazioni, realizzarli non sarà poi così difficile.

Autore

Greta Dircetti

Nata a Padova nel 1995. Laureata in Governo delle amministrazioni all'università di Padova e in Mass media e Politica all'università di Bologna. Giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.