Nell’anno della pandemia, dati ancora ufficiosi, l’Università degli Studi di Perugia ha mantenuto il trend positivo del numero di iscritti degli ultimi anni. Il virus ha però spinto la maggior parte degli studenti a rimandare il proprio arrivo in città, sfruttando la didattica a distanza e svolgendo gli esami in teleconferenza.
Crollo degli affitti – «Sono tanti gli studenti che non hanno nemmeno prenotato casa. È comprensibile – racconta Patrizia Miccio dell’agenzia immobiliare “Student Living Perugia” – non ha senso prendere casa per seguire le lezioni online». Alcuni coraggiosi avevano però scelto di arrivare in città a settembre, nonostante tutto, purtroppo le loro speranze di una “normale” vita universitaria sono state stroncate dal ritorno al 100% di lezioni online a gennaio. «L’Università per Stranieri faceva lezioni in presenza – prosegue Patrizia – per questo a inizio anno avevamo comunque diverse case prenotate. Molti hanno disdetto più tardi, quando si è tornati alla DAD per tutte le lezioni»
Tirocinanti e partecipanti ai laboratori – Fino a Pasqua niente lezioni in presenza, come comunicato dal rettore, Maurizio Oliviero, nel consiglio degli studenti del 15 gennaio. Una decisione che ha convinto un’ulteriore fetta della popolazione studentesca ad abbandonare la città. «Gli studenti rimasti sono principalmente i ragazzi che seguono tirocini o laboratori – racconta Angela De Nicola, coordinatrice del sindacato studentesco UdU – con la possibilità di lavorare in presenza. Conosco però anche ragazzi che hanno scelto di restare, nonostante tutto. Sono pochi, ma ci sono. Dopotutto fuori sede si è più liberi».
Chi parte e chi resta – L’obbligo in presenza di tirocini e laboratori ha costretto una parte degli studenti a restare. È il caso di Francesco, pugliese, studente di Medicina. «A novembre ho iniziato il mio tirocinio – racconta – non nego di temere il virus, ma sono felice di poter lavorare e continuare il mio percorso». Francesco presto potrà prenotare il vaccino grazie all’accordo raggiunto tra l’Ateneo e la Regione Umbria. Giulia invece, al contrario di Francesco, ha scelto di tornare nelle Marche dopo lo stop totale alle lezioni in presenza: «Ho sempre seguito le lezioni solo a distanza, ma ero tornata ugualmente a inizio anno – dice – ora però con questa situazione non me la sento di restare e ho preferito tornare a casa. Ormai è da dicembre che non torno a Perugia».
Effetti sulle attività – A sperare nella riapertura delle aule universitarie non sono però i soli studenti. Il ritorno in classe porterebbe a un ripopolamento delle zone del centro come piazza Danti, piazza IV novembre e piazza Fortebraccio, una vera boccata d’ossigeno per le attività della zona. «Prima qui si facevano gli aperitivi. I ragazzi venivano a bere una birra o a prendere uno spritz. Ora invece abbiamo chiuso più di metà dello stabile – ha affermato mestamente Evelynn di Caffè Fortebraccio – Non riesco ad immaginare come si possa tornare alla normalità in tempi brevi». Più speranzoso invece il commento di Agnese, studentessa e barista di un locale di Piazza Danti: «Ormai è un anno che non vedo studenti in giro, mi auguro possano tornare presto».