Sovraffollamento e disturbi mentali: le “malattie” delle carceri umbre

Celle, medici e posti di lavoro non bastano. E mancano strutture per chi è incapace di intendere e di volere
Soluzioni? «Aumentare le alternative alla detenzione»

Dieci persone condividono una cella con un solo bagno. È un esempio che fotografa la situazione delle quattro carceri umbre (Perugia, Terni, Orvieto e Spoleto). Il sovraffollamento è un problema nazionale che non risparmia la regione: secondo il ministero della Giustizia (dati aggiornati al 31 maggio 2020) sono 1.370 i detenuti per una capienza massima di 1.322. Si salva solo Spoleto, perché ospita la categoria meno numerosa di condannati: quelli in via definitiva.

Non solo abitabilità – Il sovraffollamento è il problema che i carcerati denunciano più spesso a Stefano Anastasia, Garante dei detenuti dell’Umbria. Non è solo una questione di spazio: i medici in servizio non bastano per visitare i carcerati che ne hanno bisogno e lo stesso vale per i posti di lavoro: «Le opportunità lavorative sono rivolte a una platea ristretta di detenuti. Più aumentano – spiega Anastasia – meno saranno i beneficiari». In alternativa? «Possono fare più turni, ma chi ha lavorato per un mese dovrà aspettare anche un anno prima di lavorare di nuovo. Significa non avere alcuna disponibilità economica».

Soluzioni edilizie? No, grazie – Secondo Anastasia, la strada migliore per superare il problema è «il potenziamento delle misure alternative alla detenzione, a cui è sempre più difficile accedere. Da anni – dice – registriamo un aumento del numero di pene, anche brevi, che vengono scontate in carcere». Il Garante mostra invece scetticismo sulla costruzione di nuove carceri o sull’ampliamento di quelle già esistenti «perché l’esperienza insegna che se la capienza viene aumentata, viene raggiunta e superata».

Rems, queste sconosciute – Dalla Toscana all’Umbria e viceversa. Nel 2015 è stato previsto l’accorpamento dei provveditorati delle due Regioni e «l’Umbria è diventata luogo di scarico delle criticità toscane – denuncia Anastasia –. I detenuti di difficile gestione, spesso con disturbi mentali, vengono trasferiti qui», dove non ci sono strutture adatte a ospitarli. Mancano le apposite Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) e la più vicina è a Volterra (in provincia di Pisa), che accoglie anche gli incapaci di intendere e di volere dell’Umbria. Non proprio dietro l’angolo per i familiari che vogliono fare una visita.

Autore

Riccardo Ciriaco

Nato a Lamezia Terme (CZ) il 24/11/1992. Laureato in giurisprudenza all'università Roma Tre. Giornalista praticante del XIV biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.