Una primavera irriconoscibile: il silenzio più assordante è quello dei borghi umbri, privati quest’anno dei loro canti, delle note medioevali, dei balli popolari, dei colori e dei profumi della tradizione che si respira nel chiasso delle processioni e nelle risate per le strade addobbate a festa.
A Gubbio i tre ceri non vedranno la luce –Resteranno «con immenso dolore» nella loro “dimora”: la navata laterale della basilica di Sant’Ubaldo. «Questa situazione fa male dentro – racconta Pietro Menichetti, della famiglia dei Santubaldari, che l’anno scorso ha guidato la tradizionale corsa dei ceri con l’inconfondibile casacca gialla che contraddistingue la casata, sfidando gli “azzurri” Sangiorgiari e i “neri” Santantoniari – Ceraioli si rimane tutta la vita, non pensavo che avremmo mai vissuto questo giorno». La corsa dei Ceri ha una storia di devozione plurisecolare che si ricorda dal 1161, tanto da essere celebrata nello stemma di una regione, come l’Umbria, che di tradizioni ne ha da vendere. Incredulo è anche Ubaldo Minelli, presidente della stessa famiglia dei Santubaldari: «È una ferita per tutta la città. Mai avrei pensato di passare alla storia come testimone di questo tempo». Gubbio è tuttavia decisa a fare i conti con la pandemia e a rispondere con tutte le iniziative “compatibili” con le restrizioni per non rinunciare alla sua storia: luminarie, fiaccole e bandiere faranno la loro comparsa sui davanzali del centro. La fortuna, se così si può chiamare, sta nella “gratuità” della festa che si basa su lavoro dei volontari e non ha visto evaporare impegnativi investimenti già intrapresi. Nonostante ciò, 50 mila persone per un giro d’affari incalcolabile saranno assenti quest’anno: «Un danno inestimabile per la cittadina umbra – spiega Minelli – una mazzata». Certamente un atto dovuto, ha sottolineato il primo cittadino di Gubbio Filippo Maria Stirati, eppure una scelta «dolorosa e struggente»: l’unica possibile.
Le Gaite di Bevagna gettano la spugna –«Non si monteranno scenografie, non si allestiranno mestieri, né musica, né voci, né profumi di spezie» si legge sul sito ufficiale del mercato delle Gaite di Bevagna, la tradizionale rievocazione medioevale prevista, come ogni anno, per il prossimo giugno. Annullato per la prima volta. «Persino nel 1948 si riuscì ad organizzare l’evento, nonostante i segni del sisma dell’anno precedente» ricorda Claudio Cecconi, “podestà” dell’associazione Mercato delle Gaite. Rinviare sine die: è stata questa la decisione dell’ente «per dare un segnale di speranza, anche se – aggiunge con rammarico Cecconi – a fine estate non sarà lo stesso mercato delle Gaite che conosciamo». Il tasto più dolente saranno le spese fisse a fronte delle quali non ci sarà alcun incasso: si parla di 10 mila euro a Gaita, 40/50 mila euro in totale. «Ci sono dei costi incomprimibili già sostenuti – spiega Cecconi – vorremmo rivolgerci all’amministrazione regionale per un intervento straordinario che tamponi, almeno in parte, questa circostanza. Non nascondo – conclude – che per noi come per altre manifestazioni sarà un colpo basso, durissimo da poter ammortizzare, che non tutti hanno le risorse per fronteggiare».
Le Parti di Assisi “competono” dai balconi –Prima volta anche per Assisi e il suo Calendimaggio, che mai era stato annullato a partire dalla sua prima edizione nel 1954. «Non ci saranno edizioni in tono minore»: è la decisione netta presa all’unanimità dalle parti. Certamente una ferita, ma «il Calendimaggio non si snatura – spiega perentorio il presidente dell’Ente Calendimaggio Giorgio Bonamente – abbiamo deciso di non trascorrere ogni giorno in attesa di un via libera, ci siamo detti “Coraggio!”». E così sul sito dell’evento già troneggiano le date 2021. Appalti, assicurazioni, restauri annuali: «Stiamo limitando i danni – ammette Bonamente – ahimè, difficili da quantificare». Il presidente parla di circa 250 mila euro che si “muovono” per la manifestazione, senza considerare tutto ciò che riguarda ristorazione e strutture ricettive per quattro giorni in cui «la città trabocca di persone». Senza il turismo, anche qui «si sta col fiato sospeso» dice Bonamente. Intanto, da più di un mese dai balconi della città sventolano le tradizionali bandiere dei “Partaioli” che sfoggiano l’appartenenza alla “Magnifica parte de sotto” o alla “Nobilissima Parte de sopra”. «E le bandiere si moltiplicheranno – promette Bonamente – la città sarà vestita a festa». Nei giorni del Calendimaggio, d’altronde, il “tifo” è tanto sentito da «far disconoscere anche i legami famigliari – scherza il presidente – si partecipa per vincere e chi perde piange davvero». Ma la “macchina umana” non si ferma: il presidente annuncia che l’Ente è già all’opera per una programmazione «alternativa al silenzio al quale siamo stati costretti». Un’edizione tutta per il web, che darà fondo al cospicuo archivio di filmati che l’organizzazione vanta. Come annuncia Bonamente: «Sarà il nostro modo di stare vicini».
A Foligno la Giostra è pronta –Rinviata a data da destinarsi la Giostra della Quintana: «Non farla significherebbe perdere oltre un milione di euro che abbiamo già speso” ha annunciato Domenico Metelli, presidente dell’Ente Giostra, tra gli ultimi eventi ad “arrendersi” ad un inevitabile rinvio. «Abbiamo aspettato fino all’ultimo – spiega Alessio Castellano, “magistrato” dell’Ente – e sperato fino alla fine». Una tradizione estremamente radicata: «Fa parte del nostro Dna – spiega Castellano senza troppi giri di parole – è di certo la festa più importante qui a Foligno». Annullata soltanto tre volte in passato, tutte a causa di calamità naturali, come il sisma del 1997: «Persino nel 1946 (anno inaugurale della festa) – ricorda Castellano – la Quintana si celebrò tra le macerie, con le truppe inglesi che giravano per la città». Castellano stima circa 100 mila persone nel corteo della festa: «un affare da 3,5 milioni di euro» sottolinea Metelli. L’intenzione dell’Ente è quella di recuperare la Giostra di giugno tra luglio e settembre: «Noi siamo pronti – avvisa Castellano – in qualsiasi momento il governo deciderà che è possibile procedere». Intanto, come per tutto il resto, anche i festeggiamenti di Foligno troveranno spazio in una nuova dimensione, quella del web: «A giugno – assicura il presidente Metelli – proporremo qualcosa sui nostri canali social, sui media e su Youtube».