Il coronavirus contagia la letteratura d’autore

In testa alle classifiche “La peste” di Camus e “Cecità” di Saramago. La psicologa: «L’uomo si vuole riconoscere, più che conoscere». Più libri, ma soprattutto online
Cosa leggono gli italiani in quarantena? Tutti pazzi per il pandemic porn: romanzi, saggi e profezie sulle epidemie

Restare chiuso in casa è il sogno di ogni lettore, che si ritrova a non aver mai abbastanza tempo per esaurire la pila di libri che lo attende sul comodino. Purtroppo, con l’emergenza sanitaria e i divieti di lasciare la propria dimora, nelle ultime settimane la realtà ha superato la fantasia.

In molti si sono dedicati alla lettura, come confermano le vendite online. Il dato curioso però sta nei titoli che gli italiani hanno scelto come compagni di quarantena: tanti i volumi che trattano temi inerenti malattie ed epidemie. In particolare sono tornati in auge due celebri romanzi: “La peste” di Albert Camus, che a settant’anni dalla sua pubblicazione è oggi nella top ten dei più venduti, così come il più recente “Cecità” di José Saramago. Oltre a loro c’è un rinnovato interesse anche per “L’amore ai tempi del colera” di Gabriel Garcìa Marquez, il “Decameron” di Boccaccio e i “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni.

La classifica dei libri più venduti nel mese di marzo 2020
Fonte: Ibs.it

Un altro libro in ascesa? “Spillover” di David Quammen. Il titolo indica il passaggio degli agenti patogeni dagli animali all’uomo, proprio come nel caso della COVID-19. A metà fra il saggio di medicina e il reportage, nel testo del 2012 l’autore racconta le vicende di scienziati e sopravvissuti alle epidemie in Africa, Asia e Australia, alla ricerca dell’origine delle malattie virali. «Non vengono da un altro pianeta e non nascono dal nulla – recita un passo del libro –  I responsabili della prossima pandemia sono già tra noi, sono virus che oggi colpiscono gli animali ma che potrebbero da un momento all’altro fare un salto di specie – uno spillover in gergo tecnico – e colpire anche gli esseri umani».


La copertina di “Spillover” di David Quammen, aggiornata con i commenti
sul Coronavirus che l’autore ha rilasciato il mese scorso al New York Times

Coincidenze o profezie? – È però un thriller, scritto quarant’anni fa, a
“prevedere” il Coronavirus, a partire dalla sua provenienza. Dean Koontz, in “The Eyes of Darkness”, ipotizzava che in un laboratorio in Cina fosse stato creato un virus mortale. «Wuhan-400 è un’arma perfetta», un virus letale «che colpisce solo gli esseri umani».

In particolare, a pagina 333 l’autore descrive le origini del virus: «Uno scienziato cinese di nome Li Chen fuggì negli Stati Uniti, portando una copia su dischetto dell’arma biologica cinese più importante e pericolosa del decennio. La chiamano “Wuhan-400” perché è stata sviluppata nei loro laboratori di RDNA vicino alla città di Wuhan ed era il quattrocentesimo ceppo vitale di microorganismi creato presso quel centro di ricerca». Poco più avanti si legge: «Wuhan-400 è un’arma letale […] in grado di resistere a tutte le cure conosciute».
Similitudini e suggestioni stupefacenti alla luce dei fatti di questi mesi.


Negli anni ’80 Dean Koontz non sapeva che il suo immaginario virus “Wuhan 400”
sarebbe uscito dalle pagine di “The Eyes of Darkness” per diventare tragicamente reale

Non solo romanzi, ma anche inquietanti premonizioni. Nel 2012, la sensitiva statunitense Sylvia Browne pubblicò “Profezie”, prevedendo una pandemia identica all’attuale Coronavirus: «Entro il 2020 gireremo con mascherine e guanti per via di un’epidemia di polmonite. Dopo un inverno di panico assoluto, quasi in maniera più sconcertante della malattia stessa, improvvisamente svanirà con la stessa velocità con cui è arrivata. Tornerà all’attacco nuovamente dopo dieci anni, e poi scomparirà completamente».

Il passo di “Profezie” di Sylvia Browne, in cui sarebbe stato preannunciato l’arrivo della pandemia di Covid-19
Fonte: Open.online

Il parere della psicologa – Come mai, invece di “svagare la mente”, ci si infila fra le pagine di un’altra epidemia? La dottoressa Susanna Cirone spiega che la reazione è comprensibile e legittima: «Non c’è da meravigliarsi. L’essere umano  preferisce riconoscere piuttosto che conoscere. Individuare eventi del passato che presentano le stesse peculiarità del presente è estremamente rassicurante».
Anzi, la psicologa sostiene che affidarsi a queste letture sia utile per affrontare la situazione attuale: «La letteratura è un potente contenitore di emozioni in cui rispecchiarsi, identificarsi e rifugiarsi, è un eccellente strumento terapeutico».

Il mercato letterario – Vista questa tendenza, c’è chi, come il magazine Esquire, si diverte a dare consigli “a tema”: così ecco spuntare i classici horror, con “La maschera della morte rossa e altri racconti” di Edgar Allan Poe; la fantascienza e i morbi alieni di “Andromeda” di Micheal Crichton; i romanzi storici, come “Storia della colonna infame” di Alessandro Manzoni e “Diario dell’anno della peste” di Daniel Defoe.

https://www.esquire.com/it/cultura/libri/a31401310/migliori-romanzi-epidemie-virus/

Ma il fenomeno del “pandemicporn” – come qualcuno l’ha soprannominato sui social, ma che non ha nulla a che fare con l’eros – è una novità per il panorama letterario o il mercato era già avvezzo a ripercussioni simili?
La promotrice editoriale Laura Checchi, che si occupa della distribuzione per Mondadori, racconta che «succede sempre davanti a eventi del genere. In passato si leggeva più saggistica. È come quando nel 2001 ci fu l’attacco dell’11 settembre alle Torri gemelle: ci fu un interesse sull’Islam e la pubblicazione di tantissimi libri sul tema, da qualsiasi punto di vista. Ora addentrarsi nella saggistica che parla di virus è un po’ difficoltoso. Allora meglio qualche romanzo».

In questo periodo, i dati inerenti le vendite fotografano soprattutto il commercio online: con i negozi fisici chiusi per effetto dei decreti del Consiglio dei Ministri e le nuove uscite in stand-by, il già delicato ecosistema delle librerie indipendenti ha particolarmente sofferto la serrata, tanto che il Governo ha optato di far riaprire i librai appena possibile, il 14 aprile. Non senza polemiche e soprattutto non senza danni. «Vedremo chi riapre» ha chiosato la promotrice.

E le librerie? – In questo periodo chi ha potuto si è affidato alle vendite sul web, pur di mantenere il contatto col pubblico. «Le spese di spedizione ce le siamo accollate noi. E considerando che sui libri non ci sono grandi ricavi, così ci stiamo rimettendo – racconta mestamente Riccardo Sassaroli,  venditore della Libreria Grande, di Ponte San Giovanni, Perugia – Facciamo questo servizio perché abbiamo a cuore i clienti, ma per noi non c’è stato nessun guadagno, siamo in completa perdita».
Poter rialzare la saracinesca ha avuto più che un valore simbolico, ha significato soprattutto poter sperare in un ritorno al lavoro di sempre, che non preveda licenziamenti o cassa integrazione.
Una voglia di normalità che si riflette anche nelle scelte dei perugini in merito alle letture in cui indugiare durante il lockdown.
«Qui a Perugia l’unico testo che parli di epidemie di cui sono aumentate le vendite è “Profezie” della Browne – spiega Sassaroli – La maggior parte degli ordini riguarda libri che aiutino a sopportare la quarantena in modo più pratico: libri per bambini, ricettari di cucina, saggi di vario genere. Evidentemente qui si preferisce pensare ad altro».

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Autore

Valentina Celi

Nata a Catanzaro il 01/06/1989. Laureata in Relazioni Internazionali presso La Sapienza di Roma. Giornalista praticante del XIV Biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia.