Immuni, l’app contro il coronavirus

Ricostruirà i contatti avuti dai contagiati attraverso il bluetooth e in modo anonimo
Il Governo: «Download facoltativo». Restano dubbi: perché sia efficace, dovrebbe usarla almeno il 60% della popolazione

Scongiurare una nuova epidemia nella cosiddetta Fase 2: è l’obiettivo di Immuni, l’applicazione sviluppata dall’azienda milanese Bending Spoons. Scelta dal Governo – al quale la società ha concesso la licenza d’uso gratuita e perpetua – per contrastare nuovi focolai di coronavirus, l’app verrà sperimentata in alcune regioni e il suo uso sarà poi esteso su tutto il territorio.

Come funziona – Immuni è un’applicazione di tracciamento che farà emettere un codice identificativo anonimo al sistema bluetooth di ogni smartphone. Quando due cellulari su cui è installata l’app si avvicinano di qualche metro, il segnale viene captato e registrato sui telefonini. Se nei giorni successivi un utente risulta positivo al coronavirus, Immuni invierà una notifica alle persone con cui è entrato in contatto per segnalare il potenziale contagio. Finora quest’operazione di tracciamento è stata compiuta in modo “artigianale”, chiedendo ai malati di coronavirus di indicare chi hanno incontrato nelle settimane precedenti. Una procedura limitata sia da eventuali dimenticanze, sia dall’impossibilità di ricostruire i contatti avuti con persone sconosciute.

Il diario – Un’altra funzione di Immuni è il diario clinico: contiene le informazioni della persona su: sesso, età, malattie pregresse e assunzione di farmaci. L’utente dovrebbe aggiornarlo tutti i giorni, indicando eventuali sintomi da coronavirus.

Nodo privacy – Il Governo ha scelto quest’applicazione perché l’ha considerata compatibile con la normativa sulla privacy: gli utenti non vengono geolocalizzati e i dati trasmessi sono anonimi. Il nodo da risolvere riguarda però la gestione delle informazioni, che potrebbe essere di due tipi: centralizzata, attraverso un sistema pubblico di server, oppure decentralizzata (i dati rimarrebbero sugli smartphone). In ogni caso il premier Giuseppe Conte promette che il download sarà facoltativo, ma Palazzo Chigi sta studiando delle agevolazioni sanitarie e alcune facilitazioni agli spostamenti per incentivarne l’uso.

Immunità di gregge – Finito il lockdown, non sarà facile tornare alla normalità, perché il rischio che la crisi si protragga nel tempo è concreto. Immuni dovrebbe agevolare il ritorno alle nostre vecchie vite, ma perché risulti efficace, dovrebbe essere utilizzata almeno dal 60% della popolazione. Una soluzione simile a quella italiana è stata adottata da altri paesi, come Cina e Corea del Sud. A Singapore la relativa app è stata scaricata da meno di un milione di abitanti su sei: solo la metà di questi ha attivato l’applicazione. Numeri lontani dal 60%. Dubbi sull’efficacia di Immuni sono stati espressi anche da Matteo Falcone, esperto di privacy dell’università di Perugia: «L’app Immuni si basa sulla volontarietà dell’interessato, ma con un decreto-legge che specificasse tempi e modi del trattamento, il Governo avrebbe potuto renderla obbligatoria».

Autore

Riccardo Ciriaco

Nato a Lamezia Terme (CZ) il 24/11/1992. Laureato in giurisprudenza all'università Roma Tre. Giornalista praticante del XIV biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia.