«Sentivo di dover fare la mia parte». Michelangelo Ciurleo, 63 anni, risponde dall’ospedale di Mirandola, dove si trova per aiutare i suoi colleghi nel reparto Covid-19. Cardiologo in pensione e sindaco di Botricello, in Calabria, è stato tra i primi a rispondere alla chiamata della Protezione Civile per comporre una task force di medici e infermieri da inviare nelle regioni maggiormente colpite.
Dottor Ciurleo, perché?
«Ho sentito la notizia in televisione, durante un servizio del telegiornale. Nei giorni precedenti ero stato particolarmente colpito dalle immagini di Bergamo dove una colonna di mezzi dell’esercito portava via le bare. Nella vita ne ho viste tante, potete immaginare: per 35 anni ho lavorato come cardiologo ospedaliero. Ma quelle scene mi hanno scosso profondamente e ho sentito di dover aiutare i miei colleghi, medici e infermieri stremati che non hanno un attimo di riposo. Ho compilato il modulo e ho mandato la domanda».
In un giorno sono arrivate quasi ottomila candidature. Si aspettava di essere selezionato?
«Sì, non è stata una sorpresa. All’inizio la paura c’era, è normale. Ma la paura è un sentimento importante perché ti fa stare all’erta e ti fa prendere coscienza dei pericoli. Non bisogna fare calare la tensione».
Anche la sua famiglia l’ha presa con questa filosofia?
«No…Hanno provato a fermarmi in tutti i modi. Ma io sono un ribelle, se mi metto una cosa in testa è difficile tornare indietro. Si sono preoccupati, ma dopo mi hanno sostenuto e dato coraggio».
Il video con cui il Sindaco ha annunciato ai cittadini la sua partenza:
Dove l’hanno spedita?
«Sono stato destinato alla Ausl di Modena, che a sua volta mi ha mandato all’ospedale Covid di Mirandola. Ho trovato strutture e un sistema all’altezza della situazione. Al Nord la sanità è economicamente florida: non mancano né macchinari, né dispositivi di protezione individuale. Ho fatto turni come un giovane medico alle prime armi, per provare a dare respiro ai colleghi, a farli riposare. Sono stato in reparto il giorno di Pasqua, a pasquetta, tutte le domeniche. Del resto…qui è come se fossi agli arresti domiciliari: trascorro 7-8 ore in ospedale e poi dritto in un hotel desolato, dove anche gli albergatori hanno paura ad avvicinarsi».
Cos’ha trovato dentro i reparti Covid-19?
«I pazienti che hanno contratto il virus ti colpiscono subito. Ti guardano con l’espressione di chi chiede aiuto. In gran parte anziani, sono soli, senza un familiare che li possa assistere. Hanno paura anche quando gli prescrivi l’ossigeno, paura di morire. Qui oltre a fare i medici dobbiamo fare gli psicologi: parte del nostro compito è rassicurare queste persone, farle sentire a proprio agio. In reparto organizziamo video-chiamate con i parenti ma può immaginare…non è la stessa cosa che avere una persona cara al tuo fianco in un momento di malattia».
Una volta tornato a Botricello e indossata la fascia da sindaco, l’attenderanno altre sfide…
«Altroché. Botricello vive soprattutto di turismo. Quando tornerò dovrò affrontare la crisi più dura per i miei concittadini, quella economica. Le persone sono e saranno davvero in difficoltà. Se politicamente si continua a navigare a vista, i guai saranno seri. E io, visto il ruolo che ricopro, sento una fortissima responsabilità…».