Un’emergenza che ha cambiato la quotidianità del Paese: il coronavirus ha completamente stravolto le abitudini di tutti, comprese quelle della scuola. La sospensione delle lezioni, iniziata il 5 marzo, proseguirà ancora. L’Umbria non ha fatto eccezione: tante scuole si sono dovute attrezzare in poco tempo per garantire ai propri alunni il prosieguo dell’anno scolastico. «La comunicazione è arrivata in serata – ha dichiarato il professor Sergio Guarente, dirigente scolastico del Liceo ‘Jacopone da Todi’ – e ne ho subito percepito la portata storica: bisognava dare fiducia e tranquillità, rassicurando sia gli studenti e le loro famiglie che i docenti, poi trovare delle soluzioni immediate». Un nuovo modo di impostare la didattica, insomma: «Già da tempo è in uso il registro elettronico, che ci permette anche di caricare file di approfondimento per le lezioni. Partendo da questo strumento – prosegue Guarente – è stato possibile adottare una serie di misure che vanno dal download del materiale didattico e dei compiti fino alla grande novità delle videolezioni»
A due velocità – Nonostante quello di una scuola che viaggia sul web sia un esperimento finora ben riuscito, i limiti ci sono. Uno di questi è il problema della connessione internet: in Umbria il digital divide, ovvero la differenza di velocità di connessione da comune a comune, crea dei problemi a molti degli studenti che devono seguire le lezioni. Molti dei paesi reduci dal sisma del 2016, ad esempio, non hanno la connessione via fibra ottica, che permette di navigare a quasi 1Gb al secondo. Ma questo non è l’unico problema.
Povertà ed esclusione – Stando a quanto denunciato nei giorni scorsi dalle reti Investing in the children e Alleanza per l’infanzia, la chiusura delle scuole ha portato i figli delle famiglie che vivono in povertà assoluta o relativa ad una sempre più totale esclusione dal contesto didattico. «Sarà compito del governo – si legge nel comunicato redatto dalle due associazioni – assicurare a tutti i bambini la possibilità di completare i propri studi con gli strumenti adatti». Si tratta di un problema che l’Umbria conosce molto bene: secondo i dati Istat relativi al 2018, gli ultimi disponibili, il 14.3% delle famiglie in regione vive in condizioni di povertà relativa, il dato peggiore del centro Italia. Questa situazione rischia di danneggiarle ulteriormente.