Frutta secca, mon amour – Mandorle, pistacchi, pinoli, noci e ovviamente loro, le nocciole. Si tratta di prodotti sempre più richiesti sul mercato mondiale. I frutti dell’albero del nocciolo nutrono la filiera alimentare e in parte minore anche quella cosmetica. Pasticceria, industria del cioccolato, produzione di gelato o di creme. Il settanta per cento di tutte le nocciole del mondo arriva dalla Turchia. Al secondo posto c’è l’Italia dove negli ultimi anni sempre più regioni stanno convertendo le loro colture in questa direzione. Perché?
Oro…marrone – Anche in Umbria, recentemente, molti agricoltori hanno deciso di abbandonare la coltivazione di cereali o di tabacco per passare a quella delle nocciole. Negli ultimi cinque anni, gli ettari di terreno dedicati ai noccioleti sono passati da 50 a 1400. La ragione è principalmente economica: si guadagna molto di più. Un altro vantaggio è che si tratta di una coltura meccanizzabile e che richiede poca manodopera. Ma non è tutto.
Acquirente certo – In Umbria, agricoltori e produttori si sono organizzati in tre filiere che fanno capo alle grandi multinazionali del settore dolciario: Ferrero, Nestlé e Loacker. Le industrie vogliono certezze rispetto ad approvvigionamento e prezzi. Una stabilità che la Turchia, ma anche la Georgia – terzo produttore mondiale – possono garantire sempre meno. Sia per la geopolitica e le forti oscillazioni dell’economia, sia per questioni climatiche come gelate tardive o la presenza di aflatossine (sostanze tossiche prodotte da funghi). I colossi di cioccolatini e creme spalmabili, dunque, prediligono sempre di più l’Italia e per gli agricoltori umbri questo si traduce in un acquirente certo e in una continuità economica.
Habitat – L’Umbria presenta caratteristiche ambientali e climatiche che incentivano la corilicoltura. Le temperature devono essere miti: in inverno non eccessivamente fredde e in estate non troppo calde. Inoltre, il nocciolo ha bisogno di molta acqua: fatta eccezione per l’ultimo periodo, la regione è sempre stata piovosa. Ci sono anche altri due elementi favorevoli: nei terreni umbri si registra poco calcare attivo e il ph non è elevato.
Problematiche – Come sempre, un uso eccessivo e non regolato di fitofarmaci e concimi azotati nelle colture intensive può causare gravi danni all’ecosistema. Un caso che ha fatto molto discutere è quello del Lago di Vico, nel viterbese, principale area di produzione in Italia. Nella vicina Umbria, probabilmente anche per via dell’inferiore numero di noccioli, non c’è stata la necessità di utilizzare sostanze chimiche e concimazioni particolarmente invadenti. Quello che succederà con l’aumento della produzione è tutto da vedere.